L'America sconvolta dalle proteste per la morte di George Floyd deve fare i conti anche con la "guerra delle statue". A fare le spese della nuova presa di coscienza del popolo a "stelle e strisce", è anche un simbolo della scoperta del Continente Americano: Cristoforo Colombo. Statue del celebre navigatore genovese sono state demolite, decapitate o vandalizzate a Saint Paul in Minnesota, ma anche a Richmond, in Virginia. E poi a Boston, a Miami e a Minneapolis. Gli attivisti dei nativi americani hanno a lungo obiettato sui festeggiamenti dedicati al famoso esploratore italiano, dicendo che le sue spedizioni verso il Nuovo Mondo, nel 1492, nel 1493 e nel 1498, portarono alla colonizzazione e quindi al genocidio dei loro antenati. Interessante capire cosa accadrà, a questo punto, al Columbus Day.Da italiani, è davvero difficile pensare al grande navigatore ligure come un uomo razzista. In fondo, se volessimo ragionare con lo stesso metro di giudizio utilizzato per il nostro Cristoforo, allora tanto varrebbe cancellare anche il ricordo dei padri pellegrini del Mayflower: in fondo senza di loro non ci sarebbero mai stati gli States e quindi quelle "giacche azzurre" immortalate in decine e decine di film western che pure hanno contribuito a sterminare gli indiani delle praterie del Nord America!! Insomma, tornando ai fatti di casa nostra, quanto sta accadendo in questi giorni, è un vero e proprio affronto nei confronti di uno dei personaggi più importanti dell'era moderna. Colombo, infatti, non può essere considerato solo come uno degli uomini chiave del BelPaese (cosa che pure è). Egli ha scritto la storia del mondo e dunque il suo valore oltrepassa i confini nazionali (non a caso gli spagnoli ne rivendicano da anni la nazionalità). Chissà, il povero ammiraglio si starà rivoltando nella tomba! E ora sarebbe cosa buona e giusta che sull'argomento intervenisse il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a tutela di un simbolo assoluto del tricolore. A chiederlo è stato anche Federico Mollicone di Fratelli d'Italia, componente dell'Unione Interparlamentare Italia-Stati Uniti. "Più volte siamo intervenuti chiedendo il rispetto per Colombo e il contrasto a questa iconoclastia che nulla ha a che vedere con i diritti dei nativi o delle altre minoranze, ma che è sempre stato simbolo di unione fra le comunità italo-americane e fra la nazione italiana e quella americana" ha detto l'esponente del partito della Meloni. Ma al momento dall'ex leader grillino, nessuna presa di posizione è ancora giunta su un argomento che pure sta interessando sempre di più. Chissà, forse l'ex vicepremier pensa che il Colombo infangato negli States sia l'effige del celebre detective italo-americano interpretato da Peter Falk in una serie cult televisiva di qualche anno fa. Dovrebbe sapere, Di Maio, chi è stato realmente Cristoforo Colombo: uno dei più grandi italiani di tutti i tempi. E perché quanto sta accadendo nei suoi confronti è qualcosa di intollerabile. Dovrebbe fare la voce grossa, il pentastellato, e difendere un vanto tutto del BelPaese che ha cambiato la storia del mondo. Stiamo parlando di un uomo, Colombo, che tutto il pianeta ci invidia per quanto fatto, al pari di personalità come Caravaggio o Dante, Leonardo da Vinci o Giuseppe Verdi, oppure Galileo Galilei tanto per citare qualche nome altrettanto illustre. Assurdo davvero che un ministro degli Esteri non sia intervenuto immediatamente a salvaguardia di un sì grande patrimonio italiano. Di certo però Colombo e Di Maio una cosa in comune ce l'hanno: l'arte dell’avventura. Ma il primo era un esploratore, il secondo un politico che dovrebbe rappresentare in questo momento gli italiani all'estero.