DI STEFANO GHIONNI

 

I grillini, quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, potrebbero essere ‘vittime’ del loro blaterare, delle loro promesse come direbbe il compianto allenatore prof. Franco Scoglio “ad minchiam”.​

Come vi ricorderete, quando i duri e puri del MoVimento 5 Stelle erano all’opposizione erano soliti dire “non si può vivere di politica”. Il senso era: chi governa non deve avere la possibilità di stare al potere per troppo tempo. Insomma, la politica dai pentastellati era vista come un’attività a termine. Da qui la trovata del vincolo dei due mandati che impone agli eletti del partito di non ricandidarsi al termine del secondo incarico di una qualunque carica elettiva. In pratica, chi si trova in queste condizioni deve dire addio appunto ai posti di comando. E ora ci sarà da ridere. Perché? Facciamo un esempio semplice semplice con Luigi Di Maio. L’ex leader dei duri e puri (ricordiamo che ora il reggente del MoVimento è tale Vito Crimi) è stato, nell’esecutivo con la Lega, ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri nel Governo Conte I (anche questo fa molto sorridere a dire il vero) e attualmente è ministro degli Esteri. Dunque, alla fine di questo secondo mandato (o se il governo dovesse cadere prima) dovrebbe tirare i remi in barca e magari tornare a quello che faceva prima: niente. O meglio, steward allo stadio San Paolo di Napoli dove una volta accoglieva i vip (ha negato di essere stato invece un bibitaro e noi gli crediamo perché oggettivamente c’era più da lavorare). Già in passato si era parlato di una possibile deroga, ma Di Maio e il comico Beppe Grillo (deus ex machina del M5S) in maniera chiara e categorica avevano detto che non ci sarebbero mai state deroghe su questo punto. Giustamente, loro sono duri e puri, anche se a fasi alterne e in base alla convenienza. Ma voi davvero credete che Di Maio uscirà dalla politica, o come lui le sindache di Roma e Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino, che si trovano nelle stesse condizioni? Davvero pensate che lo stesso Crimi torni a fare l’impiegato o anche la vice-presidente del Senato Paola Taverna torni a esercitare presso un ambulatorio di analisi cliniche? Negli ultimi anni hanno assaporato la gioia del potere, ricchissime prebende, agi concessi ai politicanti: rinunceranno a tutto questo? All’interno del MoVimento c’è una spaccatura su questo fronte, con Davide Casaleggio, oramai in rotta con Di Maio, che ripete come una mantra che la regola del doppio mandatO non va neanche lontanamente discussa. E Grillo? Beh, non dimentichiamoci la sua origine di giullare ed è anche pronto anche a rivedere la propria posizione, rimangiandosi la promessa fatta tempo fa, quando per accaparrarsi consensi era pronto a proclami eclatanti come questo del secondo mandato. Disse: “Una delle regole fondanti è quella dei due mandati elettivi a qualunque livello. Questa regola non si cambia né esisteranno mai deroghe ad essa. Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli” diceva Gianroberto Casaleggio”. Non è un caso che la Raggi (che probabilmente non ha voglia di tornare nello studio di avvocati dove si narra fosse favolosa nell’effettuare delicatissime fotocopie) voglia incontrarlo affinché in qualche modo possa continuare a fare politica con la sua benedizione, magari candidandosi nuovamente a prima cittadina della Capitale (nel caso, chi sta in questo momento scrivendo, ivi residente, è pronto a caricarsi moglie e gatta al seguito, destinazione il più lontano possibile da Roma). Vediamo, insomma, se i duri e puri saranno di parola su uno dei punti più importanti del proprio codice etico. Ricordiamo anche un post di Di Maio: “La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Né quest'anno, né il prossimo, né mai. Questo è certo come l'alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti, come oggi, continueranno a mentire scrivendo il contrario”. Certo, sono sempre parole uscite di bocca da quello che disse “mai con il Pd”, ma che pur di restare attaccato alla poltrona ha poi accettato di stare con Bersani e company oppure in un video sponsorizzò l’uscita dall’euro per poi, sempre con lo stesso mezzo, smentirsi clamorosamente dicendo che mai aveva detto una cosa del genere. Cosa succedera? Queste le possibilità: uno, che si toglierà il vincolo del secondo mandato (sputtanandosi alla grande); due, che questi personaggi continueranno a fare i mestieranti della politica fuori dal M5S (sputtanandosi alla stragrande); tre, che torneranno alle grame vite precedenti. Ma non contateci troppo su questa opzione. Come diceva lo scrittore colombiano Nicolas Gomez Davila, “quando tutti vogliono essere qualcosa, l’unica scelta dignitosa è non esser nulla”.