Le macchine gettano l’asfalto sul ponte del miracolo, quello del "modello Genova". Si sta preparando una inaugurazione attesa come la consacrazione di un Evento storico per la fine di luglio. Intorno la rete autostradale è praticamente paralizzata. Nell’ultima settimana la Liguria si è come bloccata. È un caos senza precedenti su tutte le autostrade che convergono verso la città. La A7, che scende da Milano, la A26 che arriva dal profondo della pianura padana, la A12 che collega Livorno alla costa genovese. La società Autostrade ha improvvisamente chiuso tratti di rete, deviato percorsi, imposto passaggi di corsie. Provocando un caos continuo e devastante per i traffici, non solo quello automobilistico. Ma anche quello commerciale con migliaia di Tir diretti ai porti di Genova, Savona, La Spezia e Vado bloccati in code di ore e ore. E’ successo che più o meno improvvisamente, a lockdown appena concluso, la società abbia "scoperto" il grave stato di manutenzione di almeno 40 gallerie tra le 250 della rete ligure. Rischi tanto gravi e urgenti da sollecitare interventi drastici. Centinaia di mezzi e di uomini sono stati spediti in Liguria con la conseguenza di paralizzare tutto. Le chiusure annunciate, ma poi protratte per ore e ore, hanno precipitato nel caos non solo la circolazione autostradale, ma anche quella urbana, sulla quale tutti i mezzi cercavano scampo a impossibili trasferimenti. Perfino il Consiglio regionale ligure, per la prima volta riunito "in presenza", dopo il lock down, è saltato perché la maggior parte dei consiglieri era in coda a Levante o a Ponente. Se a questo caos, che dura da una settimana, si aggiunge il precario stato dei collegamenti ferroviari e aerei della Liguria con il resto del Paese si conclude che la Liguria sta asfissiando. In un isolamento che ha precedenti solo ai tempi nei quali si viaggiava per mare o in carrozza. Per raggiungere Roma per via aerea c’è solo un volo alle 11 di mattina, senza ritorno in giornata. Le linee ferroviarie sono nello stallo che dura da sempre. Milano è raggiungibile con sempre meno treni in non meno di un’ora e quaranta. Roma è distante cinque ore e solo per pietà Trenitalia ha appena annunciato che farà finalmente arrivare un Freccia Rossa (il primo che tocca la Liguria) per la stagione estiva, per collegare Roma a Milano, raggiungendo le stazioni turistiche del Levante Ligure, dalle Cinque Terre a Rapallo e Santa Margherita, ma con tempi di percorrenza non certo da alta velocità. L’emergenza riguarda anche la galleria Coronata, quella che da Ponente "piomberà" sul nuovo Ponte. Proprio l’ultimo rapporto delle Autostrade rivela, tra lo sconcerto generale, che "sono state trovate situazioni di estrema pericolosità sulla volta della galleria, che impongono interventi immediati." Come dire che il ponte sarà pronto, ma la galleria che lo collega al resto della rete verso Ponente non si sa. Una beffa clamorosa. Non potevano pensarci prima? I lavori fervevano e, pezzo dopo pezzo, il grande viadotto sostitutivo del maledetto Ponte Morandi si costruiva in questi ultimi 18 mesi, con ogni situazione atmosferica e soprattutto durante i drammatici mesi del lockdown e dell’isolamento di tutto e di tutti. La galleria Coronata era ferma al 14 agosto 2018, giorno del crollo. Probabilmente l’unico movimento al suo interno era la corsa di qualche topo. Così al "modello Genova" si è contrapposto il "modello Autostrade". Che in Liguria significa paralisi e caos con la conseguenza di danni incalcolabili per il turismo innanzitutto. Alla vigilia di una difficile ripresa dopo l’epidemia dell’isolamento e per i traffici portuali, che denunciano già una perdita del 45 per cento. Quali armatori possono pensare di far partire o arrivare la merce per e da porti che sono praticamente irraggiungibili? Non è la sola grana che si frappone all’inaugurazione del nuovo ponte. Evento tanto atteso come riscatto. Ma anche in memoria e risarcimento per la tragica morte di 43 viaggiatori. Caduti sul Morandi spezzato come un grissino sotto le ruote delle loro automobili. Non c’è alcuna certezza su "a chi" il nuovo ponte verrà consegnato dopo essere stato ultimato, concluso, inaugurato, benedetto con l’acqua santa e gli auguri di una intera città. In teoria i destinatari dovrebbero essere la Società Autostrade, gestrice della rete. Ma il rapporto tra il commissario del ponte, il Governo e questa società, è intricato e complicato. Non è stato compiuto ancora un passo da parte della società Atlantia, la finanziaria che possiede Autostrade, per prepararsi a questo delicato passaggio del collegamento. Collegare il ponte alla rete non è un passaggio automatico. Non significa solo un certo giorno, rideviare il traffico sul percorso del nuovo ponte. E a poco più di un mese dalla data prevista per l’inaugurazione, sulla quale il commissario sindaco Marco Bucci sta picchiando come un martello, non esiste segnale di questo trasferimento. Non solo, c’è anche un altro elemento che tutti ignorano e che è destinato a "tracciare" i rapporti delicatissimi tra Genova, il Governo italiano e le Autostrade. La Corte Costituzionale ha anticipato all’8 luglio la discussione del ricorso che la stessa Autostrade ha fatto contro le decisione prese con il Decreto Genova e con le quali si "tagliava" fuori la società dei Benetton dalla ricostruzione del ponte. Così la suprema decisione della Corte potrà incidere pesantemente su molti aspetti di questa vicenda: cosa succederà, per esempio, se fosse data ragione all’Autostrada nella sua rivendicazione per l’esclusione? E quali ricadute politiche ci saranno per il Governo, che tiene in salamoia la revoca della concessione stessa? Insomma un bell’ingorgo, che si aggiunge al caos delle strade in Liguria. Mentre il ponte nuovo va avanti inesorabilmente. E rischia di spiazzare tutti. La ricostruzione, i suoi collegamenti, la posizione della politica nei confronti della concessione a Autostrade. E il pacchetto finanziario di tutta l’operazione, con la stessa società che sta pagando, rata dopo rata, molto puntualmente, il prezzo dei lavori per la grande opera di Renzo Piano