Gente d'Italia

L’Uruguay è il nemico numero 1 del Coronavirus

Dopo oltre 100 giorni di pandemia in Uruguay, il paese si avvia all’eliminazione del virus. I numeri parlano chiaro e il governo, soprattutto con questa situazione, fattura consensi a tutti i livelli della popolazione.Ma perché sta accadendo ciò? Gli scientifici di tutto il mondo si domandano perché l’Uruguay con una serie di misure restrittive ma non obbligatorie, sta riuscendo a controllare i contagi. I fattori, in linea generale, possiamo riassumerli così:

DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE
In Uruguay vivono circa 3.5 milioni di persone su una superficie di 180.000 Kmq. La densità è bassa e così la forma di interagire delle persone, non è una caratteristica che prevede grandi agglomerazioni. La struttura e l’urbanistica di tutte le città, specialmente quelle dell’interno del paese, non prevedono troppo avvicinamento personale. Le case abitazioni sono molto più ampie di quelle dei paesi con alta densità e questo significa un aspetto molto sfavorevole per la moltiplicazione dei contagi.

IL VENTO
Quando una quarantina di anni fa ingegneri come Juan Grompone iniziavano i primi studi per attivare l’energia eolica nel paese, questi evidenziavano che, per le caratteristiche del proprio territorio, l’Uruguay è ideale per questo tipo di energia. La montagna più alta ha poco più di 500 metri e la circolazione del vento favorisce una certa "pulizia" di ogni angolo spazzando via miliardi di virus nell’aria.

LA COSCIENZA NAZIONALE
Il governo del Presidente Lacalle Pou, fin dal principio, ha deciso di appoggiarsi fortemente sui propri scientifici, specialisti e sociologi per combattere la pandemia, consapevole di contare con la popolazione più "democratica" del continente, un patrimonio strategico per com- battere qualsiasi problema. In molti paesi con diverse caratteristiche socioeconomiche, anche come l’Italia, dove la densità è molto più elevata, sono state adottate misure drastiche e compulsive. I risultati positivi han- no tardato molto tempo ad arrivare, mentre in Uruguay, dove esiste un grado di com- promesso sociale molto elevato, la gente ha capito subito che doveva restare a casa il massimo possibile, utilizzare le mascherine, rispettare le distanze e contemplare ogni minimo dettaglio per non far esplodere i contagi. Da subito i cittadini hanno cominciato a salutarsi con i gomiti, a non riempire i supermercati, a rispettare le persone più anziane, a tapparsi bene la bocca per uno starnuto ecc.

Questi 3 elementi stanno significando e provando una strategia vincente. Da ormai qualche giorno, in Uruguay, non ci sono casi e la OMS conferma che, se in 28 giorni un paese non ha nuovi casi, può essere considerato liberato dal COVID19.

Stefano Casini

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