Siena piange, lacrimoni sparsi su piazza del Campo ora senza il tufo. Si dispera Siena, privata del Palio, della sua festa, di una tradizione millenaria. Non si corre, niente cavalli, cancellata la carrera di oggi, in occasione della celebrazione della Madonna di Provenzano, e niente palio dell’Assunta, il sedici agosto. Storia e tradizione di Siena cancellate dal coronavirus. Non succedeva dal ’44, il Palio annullato nel 1940 e nel 1944, causa esplosione e intera durata della seconda Guerra Mondiale. O Grande Guerra, che se non è zuppa sta a significare pan bagnato. Il salto del Palio in corrispondenza diretta. Furono le tre guerre d’indipendenza a cancellare l’effettuazione del Palio, nella seconda metà dell’800. Decisero le contrade stesse. Nel 1866 lo stop.

Un danno clamoroso, per Siena, la non effettuazione della spettacolare corsa dei cavalli mezzosangue montati a pelo. Le presenze turistiche incidono per il ventisei per cento sull’economia di Siena, nei giorni del Palio. Il settanta per cento del popolo del web che segue la corsa non raggiunge i trent’anni. In questi mesi di grande vuoto in piazza del Campo è cresciuta la verbena. Nell’anno del non Palio, i senesi hanno dovuto riscrivere il loro calendario. Sparita la curiosità di assistere all’alba alle prime prove; non ci sarà traccia dell’emozione all’assegnazione del cavallo. Siena è un altro mondo, in questi giorni. E altrettanto sarà a metà agosto, quando non avvertirà la sensazione che "l’inverno inizia subito dopo il Palio dell’Assunta e il giubilo in Duomo, dove accorrono quando vincono anche gli atei come", belle parole pregne di sentimento dello storico Duccio Balestracci.

Siena col magone oggi ricorre al passaparola. Si ritrova in piazza alle diciannove, le contrade faranno festa lo stesso. Altre città non possono capire, perché Siena è unica nel suo sano diffuso, storico, antico, fanatismo da Palio. Mezzosangue bianco-grigia, già tre volte vincitrice in piazza del Campo, Fedora Saura sarà portata al passo al centro della Piazza. Prigioniere di commozione infinita, le contrade riaprono. Potranno fare cene e cenine i contradaioli. Siena non intende smarrire la storia, privarsi di tutto questo, che è suo da millenni. Chiamata alla moderazione, Siena ha messo comunque "i cavalli al prato". Chiamati "assassini", i fantini hanno riprodotto negli allevamenti quel pezzo di Piazza e la curva batticuore di San Martino. E imprecano, sperando che anche questa volta possa esserci un Palio straordinario, più avanti. E già accaduto in passato. "Ma a porte chiuse, non esiste, meglio non farlo".

La ragione è chiara, il Palio è "corposità e sudore, il punto finale di una liturgia, ci si abbraccia e si piange quando si vince e quando si perde". Il Palio è identitario, senza pubblico perde di significato. Siena è polemica di natura. Litiga con se stessa. Ma sul Palio cancellato non c’è stata una sola voce dissonante. Città di studenti svuotata dalla pandemia, è già impegnata nel riaprirsi. Biblioteche e tirocini hanno ripreso a funzionare. Attivi il giardino di Fieravecchia e il Chiostro alla scuola di economia, a ottobre riprenderanno le lezioni in aula. Città d’arte, già riaccoglie i primi turisti post Covid-19. Una nuova era. Un punto di approdo per lo scrittore Hisham Matar, innamorato della pittura di Duccio di Boninsegna. Per lui, Piazza del Campo è "un posto che tutto vede e in cui tutto si vede". E solo i senesi sanno che c’è un punto da cui è possibile seguire tutta la corsa. "Un minuto e tredici secondi che durano un anno".

I senesi orfani della loro festa. Siena senza il Palio. Oggi può percorrere non con infinita tristezza Piazza del Campo. Senza tristezza, ma si può? Siena risponde sì, certo che si può: le contrade e i cavalli ci sono, si ritrovano, affilano i nerbi e sussurrano raccomandazioni ai fantini. Il rito è salvo in parte. Manca infatti il boato, oggi ridotto a un fruscio. "Un refolo di vita appena sotto traccia". Giratela come volete, Siena è squieta, silenziosa, con poca voglia di parlare. Il Palio cancellato ne ha ridotto la voce. Il Magistrato delle Contrade ha vietato l’esposizione delle bandiere nei rioni. Solo i negozi di souvenir possono, e le vendono. Ma a chi? Ai turisti di ritorno, non tanti come nei giorni del Palio, ma in discreto numero. Che non fa cassetta e tantomeno porta ricchezza. Comunque, duemila persone nello scorso week-end. "Cinquecento al giorno, non ci speravamo, ma siamo al dieci per cento rispetto a luglio dell’anno scorso".

Sotto questo aspetto, Siena si propone in versione insolitamente filosofica. "Questa è linfa che dà forza per dodici mesi, cerchiamo di creare eventi alternativi al Palio, per dimenticare che ci manca". Siena deve riaprire, altrimenti diventa perdente. Molti hotel sono tuttora chiusi. Ma resiste la ristorazione e nessun locale ha chiuso. La cassa integrazione ha aiutato. "Il Palio è un fatto nostro, attira turisti. Siena è patrimonio dell’Unesco, abbiamo il dovere di trovare una strada". Colazione e cena nei rioni, che sono diciassette. Poi, le contrade, la cavalla simbolo e i fantini oggi in piazza del Campo. Non si corre, non si può, l’epidemia ha azzerato il Palio in onore della Madonna di Provenzano. "Ma se ci ritroviamo insieme, significa che abbiamo recuperato l’amata socialità". Identificabile come "senesità". Quel sentirsi comunità, aiuto reciproco, amore per il paesaggio. La corsa dei cavalli a funzionare da secolare collante.

Franco Esposito