Settanta casi accertati, ma si teme sia la solo la punta dell’iceberg. L’incubo del maxi contagio da Covid-19 nel Mantovano. Al centro dell’attenzione e dell’allarme i salumifici della Bassa. Scatta il rosso tra i macelli, preoccupati dal precedente tedesco: 1200 infetti nei mattatoi del Nord Reno-Vestfalia. Adesso è il Mantovano il cuore del Covid. Pochi chilometri che puzzano di maiali e altro qua e là tra i campanili dei paesi della Bassa. Sotto il sole asfissiante della Padania, insopportabile in questi giorni. Qui il virus ha risistemato le radici. Si è riaccasato minaccioso, seminando nuove paure. In dieci giorni, mille tamponi e sessantotto contagi fra i lavoratori di due salumifici e tre mattatoi. Dipendenti diretti e chi altri?

Alcuni operatori reclutati da cooperative, molti dei quali extracomunitari. Come in Germania, dove all’improvviso il virus ha attaccato fra gli uomini che lavorano i maiali. Quasi tutti emigrati dall’Est europeo rientrati al lavoro dopo la quarantena, senza averne osservato le rigide disposizioni che dovrebbero riguardare tutti i Paesi del mondo. Anche se le autorità sanitarie fanno sapere che in tutti i luoghi colpiti "i protocolli sarebbero stati regolarmente rispettati". Nel Mantovano la preoccupazione circola in maniera diffusa e a velocità strepitosa. Tutto sarebbe cominciato al salumificio Gardiani di Viadana, sulla riva sinistra del Po, le gaggie a sfiorare il fiume. Undici contagiati. Immediatamente dopo il secondo focolaio, ancora a Viadana, al salumificio Marcello Ghinzelli. Quarantuno positivi su 450 dipendenti. Poi, cinque contagi da Marcello Martelli a Dosolo; altri cinque al Salumificio Rosa, sempre a Viadana. Infine, sabato: cinque contagi al macello dei fratelli Montagnini, anche questa una sentenza ineludibile.

Le prime quattro strutture continuano a funzionare regolarmente; solo il mattatoio ha chiuso l’attività a scopo precauzionale. Ma conta di riaprire al più presto. Tre punti di contagio, quasi attaccati fra loro, sono nella zona industriale di Gerbolina. Uno dietro l’altro, capannoni della produzione intensiva, precisa immagine di un’attività che non si ferma mai. Come il coronavirus, del resto. Le autorità hanno deciso hanno disposto di estendere lo screening a tutti i mattatoi della zona. Altri mille tamponi sono stati effettuati ieri. Se le verifiche delle autorità sanitarie certificheranno che le cinque strutture sono a norma di legge, molto probabilmente si potrà affermare con notevole certezza che i responsabili dell’ondata di contagi sono i lavoratori stranieri. Proprio come in Germania. La ragione di base sarebbe presente in questa considerazione: non possiamo illuderci che il mondo dei maiali oggi sia quello di George Orwell e Napoleone Bonaparte. Le fattorie degli animali, nella Bassa come altrove, qui in particolare, presentano box sporchi e sovraffollati e maialini in sofferenza, strappati alle madri. Le scrofe vengono allontanate a calci e spintoni e spinte nei recinti. Gli animali vanno nei macelli per morire. Nessuno avrà mai pietà di loro.

Chi ha frequentato occasionalmente quei luoghi, anche per una sola volta dove vengono ammazzati i maiali, porterà con sé per sempre tutta la crudeltà di posti costruiti per la morte. I lavoratori castrano i maialini di un mese senza anestesia e senza somministrare alcun analgesico. Poi li marchiano afferrandoli per le orecchie con le dita che gli schiacciano gli occhi fino a farli sanguinare. Gli orifizi anali vengono chiusi con una spilla da balia. Code e testicoli mutilati vengono dati in pasto alle scrofe. I piccoli suini vengono gettati nei box come vecchie scarpe, scaraventati via brutalmente. Le celle frigorifere si riempiono di animali che non sopravvivono al dolore. Barbare regole del gioco, ora un boomerang per i mattatoi del Mantovano. I maiali continuano a morire così, anche al tempo del Covid 19. Ma nessuno si è preoccupato o si è ricordato del team investigativo della Lav, che aveva richiesto alla Regione Lombardia l’immediata chiusura delle strutture in cui si macellano i maiali e gli animali in genere. Sottovalutati clamorosamente i rischi, i salumifici della Bassa si ritrovano ora alle prese con l’incubo del maxi-contagio.

Il coranavirus torna a far paura, potrebbe colpire pesantemente anche in estate. In largo anticipo sulle previsioni spesso contraddittorie dei professori virologi. Che finiscono per rivelarsi qua e là fuorvianti. E di conseguenza vengono assunte talvolta come fuorvianti dai comuni cittadini italiani pieni di dubbi.

Franco Esposito