Caro Direttore,
nell'articolo "Nell’Uruguay che sta riaprendo tutto, o quasi, solo l’Ambasciata italiana va ancora a rilento" il giornale ha riportato le comprensibili sensibilità di esponenti della collettività in merito ai tempi della ripresa nei servizi consolari. È necessario, per completezza, fornire elementi circa le norme cui l’Ambasciata si sta attenendo in un regime che rimane di emergenza sanitaria, anche in Uruguay. Benché sia in parte applicabile anche la normativa italiana, teniamo presente in particolare il Protocollo per la Pubblica Amministrazione del Ministero della Sanità uruguaiano che è più permissivo. Esso chiede il mantenimento di un distanziamento tra tutte le persone: sia tra gli utenti, che si rivolgono ai servizi consolari, che tra gli impiegati. Le attuali aperture sono quindi regolate dalla necessità di evitare affollamenti negli spazi, comunque piccoli, della Cancelleria consolare. Non tutte le postazioni di lavoro possono essere occupate e parte del persona- le per questo rimane in 'lavoro agile'. Per rimediare a ciò è stato prolunga- to l'orario di apertura che prevede la chiusura alle 18:30 e, oltre all’ordinario, si trattano ovviamente tutti i casi di cui è comprovata l’urgenza. Lo sportello informativo di Av. Brasil all'inizio di giugno è stato aperto due giorni a settimana, poi ridotti a uno per la scarsità (che continua) di pubblico. Salvo imprevisti, in un mese tutti gli appuntamenti sospesi (non cancellati, ma ricollocati) saranno smaltiti e ci auguriamo che, tutelando sempre la salute dell’utenza e del personale, sarà possibile riprendere la normale attenzione ai connazionali e le prenotazioni sul sito. Quindi, malgrado le limitazioni sanitarie, due mesi e mezzo di blocco saranno recuperati in un tempo uguale. La ringrazio per pubblicare integralmente quanto precede che, nello stile della corretta informazione avrebbe potuto essere considerato nell’artico- lo stesso - evitando un’informazione frammentata - se solo fossimo stati consultati in anticipo.
Distinti saluto
Giovanni Iannuzzi

Egregio Ambasciatore,
non abbiamo fatto altro che il nostro lavoro, ossia registrare alcune lamentele di esponenti della collettività presenti a Montevideo, come lei stesso ha scritto. Il nostro compito è questo: ascoltare l’una e l’altra campana. Al lettore, il nostro unico interlocutore (questo è sempre bene precisarlo, abbiamo la fortuna di essere liberi) il compito di farsi un’idea. Le assicuriamo che la nostra è stata un’informazione corretta, limpida e trasparente. Probabilmente c’è stato un difetto di comunicazione da parte dell’Ambasciata se sono state registrate queste criticità riportate dal nostro quotidiano. Non le pare?

Pubblichiamo volentieri la sua risposta, che però sembra voler essere una pezza più che altro. Diciamo che spesso e volentieri dai suoi uffici partono mail in risposta a nostri articoli, difficile invece che arrivino mail di altro tenore. Ma non ci stupiamo più di tanto: probabilmente lei, a differenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non ci considera granché. Basti pensare che il bando per la costruzione della nuova area consolare è stata ‘sponsorizzata’, giustamente, dal più grande quotidiano dell’Uruguay, ‘El Pais’.

Perchè non è stato inviato anche a noi il bando in lingua italiana? Che avremmo regolarmente pubblicato, come tutte le informazioni e i comunicati che ci vengono inviati da sempre...Siamo convinti che si è trattato di un equivoco perchè questo giornale, ‘La Gente d’Italia’, è un punto di riferimento per i nostri connazionali e forse avrebbe meritato più considerazione. Sa per quale motivo? Per una corretta informazione, evitando un’in- formazione frammentata, se solo fossimo stati presi in considerazione in anticipo.
Cordiali saluti
Domenico Porpiglia