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Coronavirus, crescono i casi a Montevideo: preoccupazione per i focolai negli ospedali

Dopo un lungo periodo di ottimismo, in Uruguay adesso il coronavirus è tornato a far paura. A preoccupare sono i focolai che si stanno espandendo da oltre una settimana negli ospedali di Montevideo e che rappresentano un passo indietro nel contrasto al Covid 19 dopo quattro mesi e mezzo di relativa stabilità che avevano suscitato elogi a livello internazionale. Dopo i focolai nel dipartimento di Rivera e poi in quello di Treinta y Tres, adesso è la volta della capitale che è tornata sotto le luci dei riflettori.

Il tutto è partito una settimana fa, all’interno di una struttura sanitaria privata, che ha fatto innalzare vertiginosamente i numeri raccolti dal Sistema Nacional de Emergencias (Sinae): attualmente i positivi sono 134 (di cui 38 all’interno del personale sanitario) e i morti 33. Su un totale di oltre 92mila test realizzati, il numero di casi positivi accumulati in questi mesi è di 1.096. Con 90 casi attivi, Montevideo è tornato al primo posto tra i dipartimenti del paese seguito da Canelones con 15 e poi Cerro Largo, Treinta y Tres e Rivera con 8 positivi ciascuno. A completare l’elenco ci sono: Maldonado, Artigas, Rocha, Tacuarembó, San José e Paysandú.

Solo nella giornata di martedì si sono registrati 32 nuovi casi che rappresentano il terzo maggior incremento giornaliero dal 13 marzo, giorno in cui venne dichiarata l’emergenza sanitaria. Molto diverso rispetto ai precedenti focolai, questa volta il coronavirus si sta espandendo nell’unica grande città dell’Uruguay e per di più attraverso gli ospedali. Dalla Medica Uruguaya in pochi giorni sono stati colpiti altri ospedali facendo crescere i numeri. Martedì sera durante la conferenza stampa del governo sono state annunciate due nuove misure per contrastare la diffusione del virus.

La prima riguarda l’obbligo di effettuare i tamponi a ogni paziente ricoverato nelle strutture di Montevideo e Canelones. La seconda misura, che era stata già anticipata alcuni giorni fa, prevede un visto speciale per gli stranieri che arrivano nel paese e che devono certificare l’esito negativo del test, condizione indispensabile per poter viaggiare. "Nessuno si può permettere di cantare vittoria perché siamo ancora molto lontani dalla fine di questa partita" ha affermato il presidente Luis Lacalle Pou avvertendo che "Con la riapertura dell’economia sorgeranno inevitabilmente altri focolai".

MATTEO FORCINITI

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