Grande attenzione, da sempre, verso quel particolare flusso di turismo definito, fino a qualche tempo fa, "di ritorno", che vede coinvolti gli italiani all’estero che per le loro vacanze privilegiano l’Italia, i luoghi in cui hanno lasciato case, affetti, interessi. Da qualche anno, si parla sempre più spesso di "turismo delle radici" e a conferma di quanto interesse ruoti intorno al tema, citiamo solo gli ultimi due interventi in sede parlamentare: quello dell’onorevole Francesca La Marca, che ha proposto un ordine del giorno, sottoscritto anche dalle onorevoli Angela Schirò e Lia Quartapelle, proprio in riferimento al turismo generato dai nostri connazionali all’estero. Secondo La Marca, in questo momento di grande crisi dovuta alla pandemia e che vede penalizzato in particolare il turismo, è di estrema urgenza attivare agevolazioni a cominciare dai viaggi aerei, nonché la creazione di un fondo di cofinanziamento di progetti che coinvolga le Regioni, in modo che gli iscritti all’Aire (circa 6 milioni) accanto ai milioni di oriundi, possano contribuire a dare un significativo impulso al settore. Il Governo ha accolto l’odg e l’onorevole ha comunicato che continuerà il suo impegno "poiché mi propongo di porre in ogni sede opportuna questa necessità finché non ci saranno risultati tangibili e significativi di una ripresa del settore turistico quanto mai necessaria per l’Italia." Anche l’onorevole Simone Billi ha presentato un ordine del giorno al Decreto Rilancio (sottoscritto dall’onorevole Andreuzza e approvato), in cui si richiedono incentivi per gli italiani all’estero che pensano di tornare in Italia per le vacanze. "Sono particolarmente soddisfatto perché in questo modo si aiuteranno gli italiani all’estero che vogliono passare le vacanze nel nostro Paese - dichiara Billi – ed anche perché il turismo di ritorno rappresenta un importante volano economico soprattutto per molti paesi del Sud d’Italia." Un’attenzione che da tempo vanno concretizzando anche studiosi del mondo dell’emigrazione, come Giuseppe Sommario, membro dell’Osservatorio permanente delle Radici Italiane (ORI) istituito dall’Associazione AsSud su proposta dello stesso Sommario, Delfina Licata, Marina Gabrielli e Riccardo Giumelli. Tra i vari progetti, la ricerca "Scoprirsi Italiani: i viaggi delle radici in Italia." In questi giorni, attraverso vari canali, stanno inviando alle comunità all’estero un questionario per "definire il profilo del turista delle radici. Siamo attualmente in fase di studio, quindi non c’è ancora un vero e proprio identikit – spiega Giuseppe Sommario - abbiamo quindi sollecitato, pensato, progettato una ricerca perché manca, di fatto, un quadro, un’indagine quantitativa su vasta scala capace di esplorare quella che è la figura, o le figure, del viaggiatore delle radici o di ritorno. Sicuramente possiamo dire che si tratta di italo-discendenti che provengono, per la maggior parte di casi, dall’altra parte dell’Oceano, sono le prime informazioni da confermare e arricchire dopo la raccolta dei dati del questionario. Per ora possiamo affermare che il feno meno coinvolge, in prevalenza, italo-discendenti di terza e quarta generazione che, soprattutto per quanto riguarda la seconda generazione che ha vissuto un rapporto piuttosto conflittuale con le proprie origini, ora torna a riscoprirle, come a rispondere all’esigenza di riannodare i fili di un discorso interrotto quando genitori, nonni e bisnonni sono partiti lasciando l’Italia. Devo dire che il viaggiatore delle radici, ritornando nei luoghi dove tutto è nato, riscopre e in qualche modo sembra dare compimento al mito del ritorno, perché tutti coloro che partono, gli spartiti di un tempo come quelli di oggi, vanno via con il mito del ritorno, l’illusione mitologica di poter un giorno ritornare nei luoghi che li ha visti nascere. In qualche modo il viaggiatore delle radici, è come se compisse quello che era in realtà il progetto originario dei propri padri che partirono con l’illusione, il mito del ritorno. Del resto siamo tutti figli di Dante, perché anche Dante nel XXV Canto del Paradiso, lamenta, spera che la sua patria possa un giorno tornare ad accoglierlo per poter rivedere dove è stato battezzato, il battistero di San Giovanni della sua Firenze (il ‘bell’ovile ov’io dormi’ agnello’). Anche in questo, ripeto, siamo figli di Dante, che solo dopo un ritorno potrebbe scrivere della sua Patria. I figli degli emigranti in fondo non fanno altro che ripetere costantemente quello che è il desiderio profondo, tragico, se vogliamo, di Dante: ovvero la speranza di un ritorno". Insieme a Giuseppe Sommario, altri studiosi/ricercatori collaboreranno per definire, appunto, un ritratto del turista che sceglie l’Italia non solo per le bellezze artistiche, per il paesaggio, per la storia, i musei, ma anche perché, accanto a tutto questo, può scoprire qualcosa in più del proprio passato, toccare con mano, e anche con il cuore, le storie, i sapori, gli odori che hanno sentito raccontare per anni da chi ha dovuto farne a meno. "Per quel che riguarda il mio contributo – spiega Sommario – analizzerò soprattutto l’aspetto delle radici, l’aspetto antropologico, dell’uomo, perché il viaggiatore delle radici è essenzialmente legato a un bene che chiamiamo ‘bene immateriale’, qualcosa che ha a che fare con le ragioni del cuore, del sentimento. Il voler ritornare non ha certamente a che fare solo con una vacanza, ma soprattutto con il bisogno di ricercare una parte profonda di se stesso, della propria famiglia, della propria storia, riscoprire, forse capire quei valori che sono stati inculcati e assimilati magari in maniera inconsapevole e che reiteriamo, capita anche a me quando sono in giro per il mondo, senza capire quale sia l’origine. Da questi viaggi, in qualche modo scatta la ricerca delle origini, di alcuni valori della propria vita, la riscoperta della propria storia, di una parte del proprio sé." Un fenomeno, quello del turismo delle radici, ampiamente analizzato anche nelle varie edizioni del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. "Quello che con forza traspare in quindici anni – conferma Delfina Licata, curatrice del Rapporto nonché proprio uno degli studiosi-ricercatori dell’Osservatorio - è la necessità di guardare al fenomeno nella sua complessità e contemporaneità. Intendo dire che vanno osservate, e bisogna entrare in relazione con tutte le generazioni presenti in mobilità ma modificando noi per primi il nostro atteggiamento, ovvero ponendo lo sguardo sull’oggi e non sul passato. In questo modo le quarte e quinte generazioni, gli oriundi, coloro che sono nati all’estero e che hanno la cittadinanza italiana, assumono tratti distintivi ben determinati e nuovi significati che li fanno essere presenti e operanti in relazioni attive con l’Italia e le regioni dalle quali la loro storia personale e familiare è iniziata. Spesso si sente dire che chi è nato all’estero e non parla la lingua italiana pur avendo la cittadinanza, non ha alcun legame con l’Italia. Chi, come me, ha esperienza di italiani all’estero sa che non è così o, meglio, che non si può generalizzare. C’è tanto amore e tanta riconoscenza. Ci sono legami inspiegabili e così forti che forse per noi ‘italiani d’Italia’ è difficile da capire perché alla nostra ‘bella Italia’ non vogliamo così bene e non la consideriamo così tanto. Ci risulta quindi difficile pensare che questo affetto e questo valore provengano da chi non ha un rapporto costante e diretto con il Belpaese. E invece l’animo umano ci stupisce e il turismo delle radici si immette proprio in questo rapporto che è sicuramente molto personale, molto intimistico, molto sentimentale (e per questo esige rispetto), ma può tramutarsi in una leva importante di aiuto e sostegno al nostro Paese così bisognoso di ripresa economica e di occupazione giovanile. Per far questo, però, non ci si può inventare dalla sera alla mattina operatori turistici, anche perché non si tratta del turismo consueto. Proprio perché si ha a che fare con i sentimenti delle persone, con la memoria e la storia umana, personale e familiare, il turismo delle radici esige preparazione e costante aggiornamento e approfondimento". Qual è il suo ruolo all’interno dell'Osservatorio? Quali i temi, gli aspetti di cui si occuperà in maniera prioritaria? "Sono una dei quattro ricercatori chiamati dall’Associazione AsSud a pensare al fenomeno, a cercare di mettere ordine nelle tante cose che sono state dette e si continuano a dire, mi hanno chiesto di partecipare proprio in virtù della storia di analisi che fa parte del mio background grazie al Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Il turismo delle radici è qualcosa che fa parte della mobilità italiana da sempre e che nel tempo è cambiato con le trasformazioni che hanno inerito gli spostamenti degli italiani. Le tracce le riscontriamo da sempre ma oggi con il tempo che viviamo diventa, allo stesso tempo, esigenza antropologica, occasione di incontro, chiave di volta economica, strategia di valorizzazione, mezzo per non recidere i legami. La lettura, la comprensione e la restituzione di questa carrellata di elementi diventa la mia priorità sulla scorta dei dati del questionario che abbiamo costruito con i colleghi dell’ORI tenendo presente la complessità del mondo migratorio italiano del passato e del presente." A Riccardo Giumelli, altro componente dell’Osservatorio, abbiamo chiesto come è strutturato il questionario della ricerca Scoprirsi italiani: il viaggio delle radici in Italia e quali sono i canali di divulgazione: "Il questionario è telematico. Innanzitutto, visto che la ricerca è in collaborazione con il MAECI, il Ministero ha provveduto a darne comunicazione alle ambasciate, sedi consolari e Istituti di cultura. Noi lo stiamo inserendo nei vari gruppi di italiani nel mondo presenti nei differenti social, oltre a mandarlo via mail a tutti i nostri contatti ai quali chiediamo di divulgarlo. Il nostro obiettivo è raggiungere un numero congruo di questionari compilati e che sia ben stratificato soprattutto per quanto riguarda le zone geografiche, in modo che siano rappresentate le varie comunità italiche presenti nei diversi Paesi. Con il questionario, intendiamo fare luce sul fenomeno del turismo delle radici attraverso una ricerca completa e approfondita. Si parla molto di turismo delle radici, ma ancora non se sappiamo abbastanza, crediamo sia necessario poter dar risposte a domande come ‘chi sono i turisti delle radici? Quali motivazioni li spingono a viaggiare in Italia? Cosa vorrebbero realmente fare?’. E soprattutto, comprendere quanto potrebbe incidere, anche economicamente, una domanda di turismo delle radici. Noi, come Osservatorio delle Radici, proveremo a rispondere a queste domande perché pensiamo che sia un fenomeno importante Il questionario da compilare on-line che va compreso meglio." Marina Gabrieli è già da tempo attenta a questo fenomeno tanto da ideare Raiz Italiana, una realtà "che si occupa di aiutare i discendenti italiani residenti all’estero a scoprire le proprie origini attraverso ricerche storico-familiari e l’accompagnamento nell’organizzazione del viaggio in Italia, nei luoghi da cui sono partiti gli antenati. Inoltre, promuove il turismo delle radici sia in Italia sia all’estero e collabora con le istituzioni nella creazione di un prodotto turistico rivolto a questo target". A distanza di tre anni dalla sua fondazione, Raiz Italiana può vantare un bilancio decisamente positivo anche grazie alla visibilità arrecata da attività di promozione organizzate con il supporto delle istituzioni locali, nazionali e internazionali. "Tra le azioni più importanti – ricorda Marina Gabrieli – l’organizzazione di alcuni viaggi delle radici di due attori italo-argentini realizzati con la collaborazione e il sostegno di Enit Buenos Aires e le regioni Puglia ed Emilia-Romagna". Da ricordare anche la pubblicazione della "Guida alle radici italiane: un viaggio sulle tracce dei tuoi antenati" realizzata grazie al sostegno della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del MAECI (può essere scaricata al seguente link: https://www.raizitaliana. it/guida-alle-radici-italiane/?lang=it). Tra le altre iniziative da segnalare, anche la presenza, lo scorso anno, in diversi Paesi del Sud America, per partecipare ad importanti eventi legati al turismo, sempre con l’obiettivo di promuovere il binomio "radici-emigrazione". "La missione – ricorda Marina Gabrieli - ha coinvolto le comunità italiane di Argentina, Brasile, Uruguay, Colombia e Paraguay ed è stata organizzata sempre grazie al sostegno della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del MAECI con le Ambasciate dei rispettivi Paesi, ENIT Buenos Aires e le regioni Puglia e Basilicata. L’interesse riscontrato da parte dei nostri connazionali all’estero nei confronti dei viaggi delle radici è altissimo. Per molti di loro rappresenta un sogno da realizzare prima o poi nella vita e le richieste di supporto che arrivano alla nostra associazione sono davvero tante. Inoltre, molti di loro hanno apprezzato l’impegno delle istituzioni a fornire degli strumenti utili alla scoperta delle loro origini". Intanto il questionario ha iniziato il suo "viaggio" verso le nostre comunità all’estero, e il limite che l’Osservatorio si è posto, come spiega Riccardo Giumelli "è quantitativo più che temporale. Poiché alla ricerca seguirà una pubblicazione che riassume i risultati ottenuti, dobbiamo tuttavia raggiungere questo limite prima possibile per poi buttarci nell’analisi dei dati e nella scrittura. In ogni caso per tutta l’estate il questionario sarà sicuramente attivo. Intanto speriamo che coloro che hanno in mente di fare un viaggio in Italia alla scoperta delle proprie radici, o che magari lo hanno già fatto, possano darci una mano nella compilazione".

Per gli interessati, segnaliamo il link dove è possibile visionare e rispondere al questionario: http://turismo-delle-radici.typeform.com/to/XPgnLR

 

di GIOVANNA CHIARILLI