Barcellona '92, le olimpiadi catalane. Piscina Piccornel, 9 agosto, ore 15, finale per l'oro della pallanuoto Spagna-Italia. C'è re Juan Carlos in tribuna. E c'è anche Giulio Andreotti, presidente del Consiglio.

Un cubano ed un olandese gli arbitri che ne combinano di tutti i colori. Espulsi Silipo e Fiorillo, due dei sei napoletani in acqua. Quattro tempi regolamentari non decidono: parità. Dopo tre supplementari decide il napoletano Nando Gandolfi, su assist del siciliano Sandro Campagna, a 32 secondi dalla fine, un tempo infinito, che non passa mai. Fra botte e colpi proibiti, il risultato non cambia. L'oro va al Settebello guidato da Ratko Rudic. Terzo oro olimpico azzurro nella pallanuoto dopo Londra '48 e Roma '60.

Sono passati 28 anni, ma quella finale resta una pagina tra le più emozionanti e sublimi della storia dello sport italiano, una specie di Italia-Germania della piscina, con la differenza che la sfida di Barcellona portò all'Italia un oro olimpico.
Ma non è tutto. Perché quell'oro e gli uomini che ne furono protagonisti hanno lasciato un segno nella storia della pallanuoto italiana, una scia che continua e ancora oggi, dopo ventotto anni, fa sentire il suo peso.

Perché alcuni di quei protagonisti oggi occupano ruoli di rilievo nel pano- rama di questa disciplina che ha dato tanto allo sport italiano, ma che nell'ottica del Palazzo resta sempre la "sorella povera" del nuoto (Fritz Dennerlein si batté per farne una federazione a parte, ma non ebbe il tempo). A Sandro Campagna, inserito a buon diritto nella "Hall of fame" delle piscine, Franco Esposito ha dedicato la sua ultima fatica editoriale (la diciannovesima). "Alessandro, l'imperatore delle piscine", il titolo del libro in libreria da qual- che settimana per Absoluletly Free. Quasi trecento pagine , (15 euro) che raccontano la vita del "Signor Settebello", campione olimpico e mondiale, da giocatore e da allenatore.

Strappato al calcio (lo sport di papà Carlo, buon giocatore in serie B) per caso – andò in piscina per irrobustirsi e non ne è più uscito – tre grandi maestri lo hanno accompagnato nella carriera agonistica. Romolo Parodi, ex-centroboa della nazionale, ne intravide subito il precoce talento e gli promise la nazionale per rubarlo al calcio.

Con Parodi, racconta Sandro, ha fatto le scuole medie della palla- nuoto, al liceo ha avuto come ma- estro il grande Fritz Dennerlein e all'università ha seguito gli impegnativi corsi di Ratko Rudic, autentico scienziato del bordo vasca. Ma non è tutto. Perché Sandro Campagna, al di là del grande talento, di giocatore e di allenatore, è un uomo che è vissuto tre volte, perché due volte è stato ai confini della vita: salvo quasi per miracolo. La prima volta nell' 84. Aveva già preso posto nella nazionale di Fritz Dennerlein, cinque colpi di pistola a distanza ravvicinata, sparati per uccidere, poco fuori la piscina dell'Ortigia Siracusa, dal padre di una ragazza con cui aveva avuto una breve storia. Forse un malinteso.

Cinque giorni fra la vita e la morte: intestino perforato, sfiorato il midollo spinale, ginocchio e femore devastati. Fritz Dennerlein andò a trovarlo in ospedale: "Guarisci con calma, prendi tutto il tempo che vuoi, il posto è tuo". Guarì, certo, improponibile però la partecipazione alle olimpiadi di Los Angeles. Fritz lo portò egualmente in California, da turista al seguito. Pochi mesi dopo di nuovo sotto i ferri: peritonite acuta, sopravvissuto anche stavolta. E poi l'itterizia, tre mesi fermo. Per non parlare , alla ripresa, di una frattura scomposta del pollice destro. Ma questo, per un pallanotista, può considerarsi anche un doloroso incidente professionale. E poi, e poi.... una serie di medaglie col Sette- bello, da autentico leader, Olimpiadi, Mondiali, Europei, prima con Dennerlein, l'argento di Madrid '86, e dal '91 con Rudic al timone, un approccio tutt'altro che facile, a rischio divorzio immediato con la squadra, fino al compromesso vincente. Determinante l'inter- vento della psicologa Bruna Rossi. In acqua fino al 2000, quando esce dalla vasca con un solo rimpianto: tanti trofei, manca solo lo scudetto, sfiorato con la Roma nel '95, soffiatogli in extremis dal Posillipo di Paolo De Crescenzo.

E passa alla panchina, prima con l'Italia, poi con la Grecia (bronzo mondiale 2005), quindi di nuovo in azzurro, richiamato dal presidente federale Paolo Barelli. Date, città, risultati, emozioni, si susseguono ad un ritmo incalzante, rievocando fatti e personaggi, non solo della pallanuoto, non solo sportivi, ma inquadrati negli avvenimenti politico-sociali dell'epoca.

Due ori mondiali col Settebello, 2011 e 2019, e un argento olimpico a Londra 2012 i trofei più prestigio- si di un tecnico che ora già guarda a Tokio 2021.

La storia di Sandro Campagna alla guida del Settebello, insomma, non finisce qua. Non a caso il libro titola "L'imperatore delle piscine".

Il racconto di Franco Esposito è una lunga, ricca intervista-confessione, ricca di pathos, di emozioni rivissute, rievocate dal profondo, in cui Campagna si apre e rivive conquiste e delusioni, trionfi ed amarezze, tattiche, espedienti e sotterfugi, in armonia con Bruna Rossi, il suo assistente Amedeo Pomilio (ex-compagno di squadra in nazionale), il dietologo Giovanni Mechiorri. Un racconto vivo, come se tutto si fosse svolto ieri, lasciando naturalmente la porta aperta al futuro prossimo venturo, e quindi ad altre imprese, a cominciare appunto da Tokio 2021.

In chiusura, la sensibilità dell'antico cronista di pallanuoto dedica un omaggio alla memoria di tre grandi napoletani della pallanuoto scomparsi prematuramente: Fritz Dennerlein, Enzo D'Angelo, Paolo De Crescenzo, ai quali ci permettiamo di aggiungere Mario Scotti Galletta, che ci ha lasciato solo pochi giorni fa.

Adriano Cisternino