Marchi contraffatti. Griffe imitate, quindi solo spettacolari falsi degli originali. Vuitton, Fendi, Armani, Yves Saint Laurent. Borse, scarpe, cinture, di tutto un po’: un milione di euro il valore della merce contraffatta. E il maxi sequestro, quarantasette persone indagate. Firenze, Empoli e Prato le centrali del falso.

La contraffazione spesso ad opera degli stessi fornitori delle griffe. Accessori di qualità molto elevata, che solo un occhio esperto avrebbe potuto riconoscere come falsi. Cominciate a febbraio 2016, le indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziario delle Fiamme gialle hanno preso le mosse dall’ispezione di un capannone di Lastra a Signa, Firenze. La sede della ditta individuale di un imprenditore cinese. Qui i militari rinvengono rotoli di tessuto in pelle marchiati Gaucci e Prada. Oltre a uno stock di cerniere e parti metalliche usate per realizzare borse griffate anch’esse.

Ma la piccola azienda di Lastra a Signa è solo un anello della catena. Borse e quant’altro marchiate con i loghi delle case più famose della moda italiana. I brand originali rivenduti a grossisti compiacenti in tutto il mondo. Anche attraverso il web. La Guardia di Finanza di Firenze ha portato a termine una delle operazioni più imponenti degli ultimi anni. Nove le misure cautelari emesse dal gip per associazione a delinquere internazionale. Quarantasette persone iscritte sul registro degli indagati.

Sequestri di articoli di pelletteria per circa un milione di euro. Il falso passa sempre più spesso dal distretto tessile fiorentino. Semilavorati di alta qualità, al punto tale che per decretare se si tratti o meno di falso, il materiale deve essere prima esaminato dal personale delle fabbriche di Gucci e Prada. A capo della compagnia di falsari un gruppo di italiani con precedenti specifici. Gestivano le fasi della produzione dall’approvvigionamento della materia prima alla vendita, servendosi di decine di intermediari in Toscana. I prodotti finiti venivano esportati in Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Canada. La vendita sul web proposta a prezzi dimezzati rispetto a quelli originali.

Secondo gli inquirenti, a capo della filiera del falso un napoletano di cinquantacinque anni, Pasquale Peloso, residente a Lastra a Signa, e il suo braccio destro Silvano Bartoli, cinquantuno anni, di Poggio a Caiano. I due e altre sette persone sono ora sottoposti a misure cautelari su richiesta dei gip Giuseppe Ledda e Claudio Monferini. Obbligo di dimora per tre; gli altri sei sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Incastrato l’abile gruppo Il gruppo di falsari esperti nella contraffazione dei marchi. Per tutti e nove l’accusa di associazione a delinquere internazionale finalizzata alla produzione e ricettazione di pelletteria contraffatta.

I finanzieri guidati dal colonnello Massimo Serino hanno effettuato una ventina di sequestri in tre anni. Il giro d’affari stimato dalla Guardia di Finanza si aggira attorno ai cinque milioni di euro. Borse e portafogli simili in tutto e per tutto a quelli di Luis Vuitton, Armani, Fendi, Celine, Yves Saint Laurent. E altri marchi del lusso. In molti casi l’assemblaggio veniva eseguito dai terzisti stessi e dai fornitori delle griffe. Solo italiani? No, anche cinesi. Abili operatori nella condizione di poter sfruttare le competenze acquisite, e in grado di far lievitare sensibilmente i propri guadagni. Lo smantellamento della rete di falsari ha comportato, da parte delle Fiamme Gialle, un’attività lunga e complessa. Questione di anni, non di mesi.

Le produzioni, particolarmente mirate, avvenivano solo su ordinazione. Mai gli stock venivano lasciati nei magazzini, oggetti di eventuali ispezioni. La filiera rappresenta una sorta di nuova frontiera del falso, finora inesplorata. Meccanismi che gli inquirenti hanno scoperto e potuto valutare solo durante le lunghe indagini. I falsari del lusso hanno scelto e seguito la strada di "produzioni più piccole, ma di alta qualità". Una filiera, questa, a cui è soggetto il territorio di Firenze. La ragione di tutto ciò è facilmente identificabile. Come dire, elementare Watson. Il territorio si distingue per l’alta concentrazione di aziende tessili che lavorano per i grandi marchi. La vasta zona, di conseguenza, è sempre più esposta alla falsificazione degli oggetti di pelletteria delle più importanti griffe del lusso.

di FRANCO ESPOSITO