Zingaretti, leader del Pd, vuole che prima del referendum di settembre sul taglio dei parlamentari si trovi un accordo sulla legge elettorale. "Avanti con chi ci sta", tuona. Ed è l'intero sistema a tremare. I distinguo sono parecchi. Renzi apre al proporzionale. Ha paura di Berlusconi. Che potrebbe dare al suo posto un aiuto al governo. Ma sono gli stessi intellettuali di sinistra ad avere dubbi e perplessità.
"Morire per Di Maio?", esclama Pier Luigi Castagnetti. "Proprio no". Gli fa eco Asor Rosa: "Ne vale la pena?". In caso di vittoria il referendum avrebbe un solo padre: i 5Stelle. L'elenco dei no si allunga e allora interviene pure Graziano Del Rio, capogruppo alla Camera dei Dem: "In futuro si possono creare maggioranze che mettono in pericolo la Carta". Insomma è una guerra aperta, perché non si riesce a trovare un accordo. E' da più di un anno che le due forze politiche di maggioranza avevano trovato la quadra. Ok, sembrava andare tutto liscio. Invece, dopo oltre dodici mesi, le acque sono sempre più agitate. Tanto che il segretario del Pd ha dovuto lanciare un vero e proprio grido di allarme. Perché ha tanta importanza questa riforma? Per il semplice motivo che se si dovesse votare con il maggioritario alle politiche del 2022, gli equilibri potrebbero cambiare di sana pianta. La destra, stando agli ultimi sondaggi, sarebbe favorita e il Colle non potrebbe avere tentennamenti a chi affidare la guida del Paese. Al contrario, con il proporzionale, gli inciuci e i patti sottobanco potrebbero favorire anche chi non ha avuto dal popolo le preferenze necessarie. L'esecutivo sorgerebbe nelle segrete stanze dei Palazzi a discapito di quanti italiani hanno votato diversamente. Si può comprendere dunque l’SOS di Zingaretti.
Il Pd ha paura che la legge elettorale non si cambi e corre ai ripari. Trova sul suo cammino il no di diversi esponenti del partito che sono contrari a questa riforma e allora i guai aumentano e non si sa più a che santo votarsi.
"E’ una priorità assoluta", scrivono alcuni giornali. Insieme con un altro problema che giorno dopo giorno fa traballare il governo: quello dei migranti. "Conte galleggia senza avere i numeri", si dice da più parti. E' vero o è solo la presa di posizione dell’opposizione e di quanti non vedono di buon occhio l’attuale assetto? Il premier non vuole esser preso in contropiede da questa corrente negativista. Con la sua diplomazia respinge gli attacchi al mittente. Ad esempio, quello del ministro Spadafora che aveva annunciato le dimissioni perché gli stessi Grillini non volevano la riforma dello sport da lui auspicata.
Il premier è intervenuto, lo ha costretto a fare marcia indietro ed ha salvato il salvabile.
"Un rimpasto sia pure parziale in queste condizioni potrebbe essere pericoloso", svela ai suoi più stretti collaboratori. Non può sottrarsi invece alle accuse della destra su quanto è avvenuto sui servizi segreti. Il Presidente del Consiglio ha cambiato lo statuto sulle nomine dei vertici ricadendo ancora una vola sul "vizio" dell’uomo solo al comando. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia insorgono e parlano nuovamente di regime. Si chiedono all’unisono: "Mattarella che fa?"Non è solo la destra a protestare con violenza. Pure una certa parte del Pd rimane perplesso e attende da Palazzo Chigi un nuovo orientamento che chiarisca la situazione. Infine, ma non per questo l'ultimo dei problemi, la questione della scuola dove si continua a navigare a vista a poco più di un mese dalla riapertura delle lezioni. Una docente scrive una lettera a Lucia Azzolina: "Caro ministro, ogni notte faccio un sogno ricorrente: vado a scuola e trovo che nulla è cambiato. Tutto è come una volta e traggo un respiro di sollievo". Si potrà tornare al passato? A volte indietreggiare vuol dire progredire.

dalla REDAZIONE CENTRALE