Come si è arrivati al lockdown, cosa chiedeva il Comitato tecnico scientifico nelle "ore calde" dell'emergenza e cosa invece scelse di fare il governo. La risposta è nelle oltre 200 pagine, di verbali, rapporti, cartine sulla diffusione del contagio in Italia e sulle misure da adottare per trattare i pazienti più fragili (come quelli oncologici o le partorienti), firmate dal Cts della Protezione civile, istituito lo scorso 3 febbraio, per monitorare l'andamento della pandemia e consigliare l'esecutivo nelle fasi cruciali della crisi. Atti che, per la verità, da giorni le opposizioni, ed anche il Copasir, chiedevano di rendere pubblici. E che da ieri sono stati, finalmente, desecretati dalla Presidenza del Consiglio e quindi pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi. Ma non sono tutte: mancano, ad esempio, le riunioni dei primi giorni di marzo, quelle sulla mancata "zona rossa" ad Alzano e Nembro, in Val Seriana. In ogni caso è un primo passo per conoscere a fondo il "dietro le quinte" della pandemia. "La trasparenza è stata una regola che sin dall'inizio ci siamo dati, un valore al quale non intendiamo assolutamente rinunciare" ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. Tra le righe dei verbali appare una vera e propria "fotografia" del contagio, dalle primissime fasi ben rappresentate nel verbale del 28 febbraio, nel quale si consiglia di mantenere le "zone rosse" per i 10 comuni del Lodigiano e per Vo' Euganeo. Solo il 7 marzo, però, ed è questa la novità di maggiore rilievo che emerge dalla lettura dei verbali, il Comitato consigliò di "adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si era osservata la maggiore diffusione del virus, l'altro sul territorio nazionale". Nello specifico: misure più rigorose venivano suggerite in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti. Due giorni dopo, però, il premier Conte, con il Dpcm del 9 marzo, diede il via al lockdown estendendo le stesse misure a tutta la nazione senza distinzioni e senza citare a giustificazione del provvedimento alcun atto del Comitato.