Tutto in 24 ore. Come in un film o in un romanzo giallo. Il primo colpo di scena, ma questo era nell'aria dopo l'uscita dalla Champions per opera del Lione, è stato l'esonero di Maurizio Sarri, il tecnico mai amato nonostante abbia portato la Juventus al nono scudetto consecutivo dopo una stagione tormentata e resa ancor più complicata dal lockdown. Ma la vera notizia, quella che scuote tutto il mondo del calcio, riguarda Andrea Pirlo, grande e indimenticabile regista della nazionale campione del mondo 2006 ma anche talento indiscusso con le maglie di Inter, Brescia, Milan e naturalmente Juventus con la quale ha giocato 164 partite conquistando 7 trofei dal 2011 al 2015. Ebbene Andrea Pirlo, poche ore dopo il licenziamento di Sarri (esonerato nonostante un contratto biennale di circa 20 milioni lordi), è stato nominato nuovo allenatore della Juventus fino al 2022 per 2 milioni all'anno. Un salto incredibile per l'ex regista della nazionale che, solo una decina di giorni fa, era stato incaricato proprio da Andrea Agnelli di guidare l'Under 23 bianconera. Ma qualcosa, forse il fatto di non riuscire a trovare una valida alternativa a Sarri (scartati come impraticabili Simone Inzaghi e Maurice Pochettino) ha fatto cambiare rapidamente idea alla dirigenza bianconera che ha deciso di puntare su una scelta fatta in casa - in stile Guardiola al Barcellona - nonostante un handicap non proprio banale: e cioè che Pirlo sia alla sua prima esperienza da allenatore di serie A. Un debuttante di talento, certo, ma sempre debuttante su una panchina che ha mandato in corto circuito allenatori come Conte, Allegri e lo stesso Sarri. Una panchina piena di spine su cui dovrà sedersi un allenatore che ha smesso di giocare come calciatore nel 2017 (dopo 3 stagioni a New York) e che nel 2018 ha preso il patentino da tecnico. Ma che per allenare in serie A avrà bisogno di un tutor. Un curriculum enorme come giocatore, ma inesistente come allenatore. Un problema ritenuto non fondamentale dalla club bianconero: "Oggi inizia un nuovo capitolo della sua carriera nel mondo del calcio", scrive la Juve sul proprio sito. "Da Maestro a Mister. Da oggi per il popolo juventino sarà Il Mister, poiché la società ha deciso di affidargli la guida tecnica della prima squadra, dopo averlo già selezionato per la Juventus Under 23. Questa scelta si basa sulla convinzione che Pirlo abbia le carte in regola per guidare, fin dal suo esordio sulla panchina, una rosa esperta e di talento per inseguire nuovi successi". Questa la cornice, poi il quadro è più complesso. Un quadro che in un giorno frenetico sembrava minacciare anche Fabio Paratici, il capo dell'area sportiva che poi, a pericolo passato, ha parlato di Pirlo come di "un predestinato" e di come "questa scelta non sia maturata in un giorno ma dopo una intera stagione". Un quadro che infine riguarda anche il tormentato rapporto con Sarri, formalmente riconfermato subito dopo la conquista del nono scudetto. Una conferma che però era solo solo formale perchè tutti avevano capito, Sarri per primo, che lo scoglio della Champions era un passaggio ineludibile. Si poteva sopportare, nonostante i mugugni della maggioranza dei tifosi, l'assenza dell'oggetto del desiderio, quel famoso "bel gioco" da tutti agognato ma sempre svaporato in nome di un pragmatismo che, alla luce dei fatti, non aveva neppure dato quei risultati tanto ambiti dalla società. Il problema che, oltre al gioco mai arrivato, non è arrivato (scudetto a parte, ma a Torino è il minimo sindacale) nient'altro. Niente Coppa Italia, niente Supercoppa, niente Champions, per giunta svanita a metà strada. Troppo per la Juventus, troppo per Andrea Agnelli, troppo per un ambiente che da tempo non ha avversario interno (l'Inter pur seconda, non è mai stata all'altezza dei bianconeri) con cui misurare veramente le proprie ambizioni. Così già nel post partita con il Lione Andrea Agnelli aveva fatto capire che le cose si mettevano male per Sarri: "Il bilancio è agrodolce. È stata una stagione difficilissima, abbiamo ottenuto un grande risultato con il nono scudetto consecutivo, ma in Champions è deludente. Perché se prima avevamo un sogno oggi abbiamo un obiettivo e uscire ci deve lasciare delusi. Ci prenderemo qualche giorno per valutare la stagione e fare le riflessioni per avere un'analisi completa".

LA GRANDE SCOMMESSA Invece bastato un giorno per uscire dall'equivoco. E soprattutto per uscire da un impasse di progettualità. Probabilmente quello di Pirlo era un piano B già preparato prima del crac. In effetti passare da "un sogno" a un banale obiettivo non è da Juventus. E soprattutto non è possibile quando la massa dei tifosi, e di tutto l'ambiente bianconero, preme per avere un colpevole su cui far ricadere la Grande Frustrazione per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Basta fare un giro sui social per rendersi conto del lacerante psicodramma juventino. Con tutti quegli sfottò, che ormai fanno parte del lessico comune, che gettano sale sulla piaga di un dominio mai completo: voi vincete in Italia perchè siete favoriti dal Grande Potere, ma quando poi andate in Europa, dove si deve veramente dimostrare di che pasta si è fatti, ogni volta finite travolti. E via con gli sfottò che sono un ovvio segno di sudditanza, ma che ben riflettono la situazione del calcio italiano, privo al momento di veri antagonisti alla "dittatura" bianconera. Ecco perchè arriva Pirlo. Perchè è giovane, ma carismatico. Perché porta fiducia e autostima. Perchè da grande talento può parlare il linguaggio dei grandi talenti. Quello che non è riuscito a Sarri, buon allenatore, ma non così grande da portarsi dietro una squadra con diamanti purissimi come Ronaldo e Dybala. Non si sa se Pirlo riuscirà a farlo, ma con lui arriva una svolta che offre all'istante una nuova Grande Idea a un ambiente ormai troppo inacidito. Impigrito e disilluso. E che, nonostante tanti successi, è corroso da un incubo che dura da un quarto di secolo, quello dell'incapacità di essere primi anche in Europa. Un chiodo sempre più arrugginito che ferisce i tifosi e deprime anche i vertici bianconeri finora incapaci di uscire da una croce sempre più stretto e opprimente. In questo senso la scelta di Pirlo, pur visionaria, è una scelta coraggiosa di un club importante che sperimenta una strada nuova rischiando parecchio. Una sfida al rialzo, il cui esisto non è scontato. Altri squadre nobili - il Barcellona con Guardiola, il Real Madrid con Zidane - lo hanno già fatto. Ma non è detto che tutto fili liscio. Che Pirlo abbia tutte queste qualità, che la società bianconera sia così forte da reggere la pressione delle critiche, dei processi, dei rancori, dei lamenti per un grande avvenire che deve sempre avvenire. Non è facile reggere tutte queste pressioni. Soprattutto nel calcio italiano. Ma per saperlo c'è solo un modo: provarci.

DARIO CECCARELLI