5Stelle confusi e (in parte) felici. La svolta a sinistra del M5S scatena il confronto tra quanti strizzano l'occhio all'asse col Pd e quanti, all'opposto, sono nostalgici del fiero isolazionismo del tempo che fu. Insomma: il sì espresso, nei giorni scorsi, sulla piattaforma Rousseau, alla possibilità di fare alleanze anche con i cosiddetti partiti tradizionali storicamente nemici (come, appunto, è stato il Pd), oltre alla possibilità di superare il vincolo dei due mandati per i consiglieri comunali, apre una nuova stagione che, come ha scritto ieri su Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi (dem), "senza troppa enfasi e senza nascondersi le difficoltà" promette di trasformare l'esperienza giallorossa di palazzo Chigi da stato necessità a stato di vera e propria "alleanza strategica tra diversi, alternativa alla destra a livello nazionale e, se esistono le condizioni, anche a livello locale". "Ci sono ora le condizioni per avviare un confronto sui programmi e le prospettive per un'alleanza che sia alternativa nei territori al centro destra a trazione leghista" gli ha dato man forte il capogruppo alla Camera di Leu, Federico Fornaro. Insomma, da sinistra sono in tanti a strizzare l'occhio alla rivoluzione pentastellata, convinti che la riproposizione dell'esperimento giallorosso di governo, possa risultare, alla lunga, vincente nell'ottica della sfida elettorale alla coalizione di centrodestra. Tuttavia è sulle "cose da fare" che le distanze permangono intatte. C'è ad esempio il discorso referendum che ancora tiene banco, con il Pd che prima di decidere se tagliare o meno le poltrone dei parlamentari, vorrebbe quantomeno capire con quale legge elettorale recarsi poi alle urne. E poi c'è la madre di tutte le battaglie: il ricorso al Mes. La prospettiva di utilizzare i fondi del meccanismo europeo di stabilità per provare a risollevare lo Stato dai morsi della crisi sanitaria scatenata dal coronavirus, piace, infatti, tantissimo ai dem (ma anche a Fi) ma non ai 5S (ed a Lega e FdI). Ergo, in caso di future "alleanze strategiche" con Zingaretti e co., come la metterebbero i grillini?

STEFANO GHIONNI