Separati al voto. Altro che rivoluzione d'agosto. In barba al voto espresso dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau, dove la base pentastellata si è schierata a favore delle "alleanze strategiche", tra Pd e 5Stelle la fatidica scintilla non è scoppiata. In Campania, ma anche nelle Puglie e nelle Marche il candidato governatore dei 5Stelle non ne ha voluto sapere di fare squadra con i dem. Ognuno correrà per sé. Sono dunque caduti nel vuoto gli appelli all'unità lanciati dal partito del Nazareno, ma anche dall'ex reggente pentastellato Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, il quale ha insistito non poco sulla replica del patto di governo anche a livello territoriale. A spuntarla, è stato Vito Crimi il quale, pur non bocciando sul nascere l'eventuale ipotesi di alleanza strategica, ha sempre lasciato intendere, fin dal primo momento, che l'intesa si sarebbe sì stipulata, ma solo nel caso in cui "ci fossero state le condizioni". Una posizione, la sua, che è risultata poi anche la stessa di Casaleggio. Insomma: i due big del Movimento si stanno quasi marcando a distanza in attesa di una resa dei conti che probabilmente potrà giungere solo il 20 e 21 settembre dal verdetto dell'urna. Da Roma, infine, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ne approfitta per togliersi il sassolino dalla scarpa. I 5S non vogliono allearsi con il partito del Nazareno alle regionali? Bene. E lui scarica la ricandidata sindaca grillina al Campidoglio: "Virgilia Raggi? E' il principale problema della città. Serve una vera svolta" il commento laconico del leader dem.