C’è molta preoccupazione all’interno del Comites sulla possibile chiusura dei corsi di italiano nelle scuole in Uruguay come denunciato mercoledì da Gente d’Italia. Per il prossimo anno scolastico il Ministero degli Esteri ha imposto nuovi requisiti agli enti gestori dei corsi per poter accedere ai finanziamenti pubblici: si deve presentare un progetto cofinanziato per lo meno al 20% con risorse proprie e, inoltre, le spese amministrative non possono superare il 15% del finanziamento pubblico. Requisiti che oggigiorno il Casiu (Centro Assistenza Scolastica Italia Uruguay) non è in grado di soddisfare e che quindi rischiano seriamente di far perdere per il 2021 i corsi nelle scuole uruguaiane. I consiglieri del Comites sono coscienti del pericolo perché conoscono bene la situazione e in passato avevano anche cercato di coinvolgere il Casiu in nuove attività mai però concretizzate.

"Sarà molto difficile per come funziona il Casiu attualmente poter sostenere le condizioni imposte dal Ministero" dice Josè Mendez, responsabile della commissione del Comites che si occupa della diffusione della lingua e della cultura. Secondo lui l’unica possibilità di salvaguardare il finanziamento pubblico sarebbe quella di "un intervento diretto dell’Ambasciata" per assicurare un’eccezione alla regola che appare però abbastanza difficile da realizzare. "Se l’Ambasciata vuole continuare a rinnovare la convenzione stabilita con le autorità uruguaiane per i corsi allora deve garantire le risorse al Casiu che mette in pratica il progetto altrimenti non potrà più essere eseguito. Dobbiamo distinguere su questo punto perché una cosa sono i progetti che si possono e si devono organizzare e un’altra è far eseguire la convenzione. Al Casiu è stata data questa seconda funzione e nient’altro". Il riferimento è alla convenzione stabilita tra l’Ambasciata e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che viene rinnovata ogni anno: questo accordo indica il Casiu come l’ente gestore per portare avanti l’accordo con la collaborazione dell’ANEP (Administración Nacional de Educación Pública).

Nonostante un panorama estremamente complicato Mendez mantiene l’ottimismo: "Da parte del Comites c’è la massima collaborazione per poter organizzare progetti in comune come si è cercato di fare in passato. Siamo coscienti che i finanziamenti da Roma saranno sempre minori e per questo dobbiamo cercare risorse proprie per diffondere la lingua e la cultura italiana, obiettivo che oggi, a essere sinceri, non riusciamo a soddisfare. Basta guardare come esempio le associazioni in tutto il paese, sono poche quelle che organizzano dei corsi. Il periodo che stiamo vivendo ci impone ingegno e creatività. Io sono convinto che la parola crisi può significare anche opportunità", sostiene il consigliere del Comites che da questo punto di vista vede di buon occhio il nuovo requisito della Farnesina sui progetti finanziati per lo meno al 20% con risorse proprie. "Dato che il Casiu è sempre vincolato dalla convenzione allora sarà fondamentale chiarire questo punto per sapere che fine faranno i corsi".

Anche Filomena Narducci insiste sulla necessità di capire quale futuro avrà l’accordo tra l’Ambasciata e il CEIP. "Credo che sia giusto chiedere all’ente che riceve i finanziamenti pubblici di essere più dinamico organizzando progetti in parte con proventi locali. In Uruguay non esiste più la Dante e adesso è rimasto solo il Casiu che però deve sempre sottostare a questa convenzione e credo che non potrebbe soddisfare i nuovi requisiti. Altri enti non ce ne sono, costituirne uno nuovo al momento lo vedo difficile perché servono anni". Il presidente del Comites Alessandro Maggi esprime un commento analogo: "Abbiamo ricevuto questa informazione dall’Ambasciata e siamo tutti molto preoccupati per la sopravvivenza dei corsi di italiano. Bisognerà anche capire se la convenzione continuerà".

Renato Palermo, membro del Comites e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), scommette come altri sulla collaborazione tra le diverse istituzioni per difendere la lingua: "L’unica strada è quella della collaborazione tra il Comites e il Casiu per non perdere questi finanziamenti". "Non credo" -conclude Palermo- "che le nostre associazioni che promuovono la lingua possano usufruire dei contributi per via della prassi burocratica alla quale dovrebbero sottomettersi. Quello che conviene è lavorare insieme per un obiettivo comune".

Matteo Forciniti