Chi te lo fa fare? Me lo chiesero quando, meno di tre anni fa, accettai la mia prima candidatura; tornano a chiedermelo ora che sono con altri impegnato per il No al taglio della rappresentanza parlamentare. Quando Silvio Berlusconi mi prospettò l’elezione in Senato ero un uomo realizzato. Dirigevo un giornale e lo facevo con passione. Persino con qualche risultato. La mia prima risposta fu «no, grazie». Poi ci ripensai: se tutti quelli che ne hanno l’opportunità si defilano, con chi possiamo prendercela se lo Stato declina?

Accettai. La voce si diffuse in un baleno, ricevetti decine di telefonate. Vecchi amici, colleghi giornalisti, uomini della finanza, della politica e persino delle Istituzioni mi dissero tutti la stessa cosa: «Ma chi te lo fa fare a screditarti così?». Analoga domanda mi è stata rivolta quando, inorridito dal livello del dibattito alla Camera sul taglio della rappresentanza parlamentare, assieme ai colleghi Pagano e Nannicini iniziai a raccogliere le firme tra i senatori affinché si potesse svolgere il relativo referendum costituzionale.

Ieri come oggi, la motivazione è la stessa: servire la collettività difendendo il prestigio e la funzione della Politica e delle Istituzioni. Parole che infatti mi vien da scrivere con la maiuscola. Difenderle "con dignità e onore" da un’ondata demagogica che dopo averle delegittimate le polverizzerà, consegnandone le spoglie ad una qualche élite, non mi sembra neanche una scelta, ma un dovere civile. A maggior ragione in previsione di una possibile sconfitta. Anche per questo #IoVotoNo.

ANDREA CANGINI

GIORNALISTA, SENATORE DI FORZA ITALIA