La pagina più nera della nostra storia è ancora coperta dal segreto militare a distanza di quasi 160 anni dagli avvenimenti. Nonostante il Risorgimento stia lentamente subendo un processo di rivisitazione in chiave neoborbonica, grazie all’impegno di alcuni storici coraggiosi, che lavorano in contrasto all’ortodossia accademica, a Roma, presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, si conservano, inaccessibili agli studiosi, 150.000 pagine che contengono la verità sull’insurrezione meridionale contro i piemontesi: quel controverso periodo capziosamente definito brigantaggio.

I documenti che potrebbero finalmente fare luce sulla distruzione di interi paesi, sulla deportazione dei suoi abitanti e sulla fucilazione di migliaia di meridionali subiscono ancora “Il complesso La Marmora”, dal nome del generale che diresse per anni la repressione nel Mezzogiorno, prima di divenire capo del governo. Negli archivi militari americani si può tranquillamente conoscere ogni dettaglio del genocidio degli indiani, in quelli francesi indagare sugli aspetti più oscuri del colonialismo, in quelli tedeschi sapere tutto sul nazismo.

Da noi nel 1967, dopo i prescritti 50 anni di segretezza, abbiamo potuto meditare sulla dolorosa disfatta di Caporetto, ma sulla ”conquista” del Sud da parte del Nord vige ancora un silenzio assordante e una vergognosa chiusura degli archivi pubblici alla consultazione!