Gente d'Italia

Il governo ha paura del voto all’estero?

Una situazione davvero ingarbugliata. Di certo, a tre settimane dalla scadenza, con un’organizzazione, a dir poco, non ottimale e con molti punti oscuri. Stiamo parlando del referendum sul taglio dei parlamentari previsto per il 20 e 21 settembre. La sensazione che si ha è che il governo, in pratica, preferisca quasi impedire agli italiani all’estero di andare alle urne temendo il loro responso propenso verso il no alla casella elettorale rispetto al sì che vuole l’esecutivo. "Probabilmente – spiega Giovanbattista Fazzolari, responsabile nazionale del programma di Fratelli d’Italia - perché spaventato da come si esprimerebbero".

A 20 giorni dalle preferenze, per esempio in Sud-America, e quindi anche in Uruguay, sembra esserci un vuoto di informazione: nessuno sa niente, i plichi devono ancora essere consegnati. Insomma, regna l’incertezza, sembra di vivere in una sorta di oblio informativo sull’argomento. Della serie, meno si sa meglio è. Addirittura c’è stata una lettera appello da parte di grandi personalità del mondo dell’emigrazione, di ex parlamentari e di consiglieri del Cgie e del Comites che hanno scritto una lettera appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché faccia rinviare il referendum tra i connazionali all’estero: ci sono troppi problemi.

Come risaputo, il referendum è fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle che già in passato, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha avuto problemi con gli italiani all’estero. Come non ricordare l’ex leader grillino dare quasi degli untori ai connazionali che vivono fuori dal BelPaese, creando non pochi grattacapi per il rientro degli stessi. Il Pd di Nicola Zingaretti è ambivalente, lavora sottotraccia anche se sembra guardare con la puzza sotto il naso i residenti all’estero.

Sull’argomento c’è tornato prepotentemente Fratelli d’Italia: "Affinché anche gli italiani iscritti all’Aire possano votare per il referendum, infatti, in base al DL n. 76/2020, le schede votate dovrebbero pervenire presso i consolati non più tardi del 15 settembre prossimo, tuttavia, nonostante manchino solo 14 giorni al termine massimo di consegna, al momento non si ha notizia di dove si trovino i plichi contenenti le schede destinate agli elettori", la denuncia di Fazzolari. E difatti non risultano pervenuti i plichi né nelle circoscrizioni europee né nel resto del mondo e ormai mancano i tempi tecnici affinché in base alla normativa si possa immaginare che a tutti gli elettori arrivino in tempo utile le schede per il voto.

Di certo la riduzione dei parlamentari sarebbe davvero un grave pericolo: già adesso il numero attuale degli eletti all’estero appare inadeguato rispetto all'importanza delle nostre comunità nel mondo. Diminuendo altre unità, troveremmo poche persone a dover gestire territori immensi. Con tutte le problematiche ovviamente del caso. Secondo Fratelli d’Italia il governo sta penalizzando chi vive all’estero e per questo motivo gli iscritti all’Aire potrebbero votare no al referendum, in pratica andando contro il volere dell’esecutivo di Giuseppe Conte. E dunque, spiega Fazzolari, lo stesso governo "che ci ha già abituato a continue forzature democratiche, ha evidentemente deciso di risolvere il problema silenziando chi potrebbe essere non allineato alla volontà governativa".

E per questo motivo il partito di Giorgia Meloni depositerà appena consentito dall'apertura del Senato un'interrogazione parlamentare urgente per chiedere conto al governo "di questa inaccettabile compressione del diritto di voto, anche in considerazione del fatto che l’Aire conta 4 milioni di elettori, ben l'8 per cento del corpo elettorale, che in un sistema genuinamente democratico non può essere messo a tacere con mezzi degni di un regime autoritario". Un referendum che ha tutti i connotati dell’anticostituzionalità. Un referendum che sembra prendere sempre più le sembianze di una farsa.

STEFANO GHIONNI

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