Cosa hanno in comune il prolungamento dello stato d’emergenza che affida poteri straordinari al Governo, le immagini diffuse dai media delle notti brave al "Billionaire" e le scene di guerriglia urbana dei teppisti rossi che a Cava de’ Tirreni hanno lanciato sedie e bottiglie per impedire a Matteo Salvini di tenere il suo comizio elettorale? Non perdetevi in ragionamenti complicati, sveliamo noi l’arcano. La risposta è: la sincope della democrazia. I fatti menzionati sono scansioni di un’opera di progressivo annichilimento della libertà democratica per mano non di una fantomatica Spectre ma di una matrice a noi ben nota: la sinistra italiana. Il cosiddetto campo progressista non riesce a conquistare il consenso maggioritario degli italiani. Per restare incollata al potere la sinistra deve ricorrere ai trasformismi parlamentari.

Finora le è andata bene. Dai ribaltoni di mastelliana memoria degli anni Novanta all’ultima clamorosa capriola dei Cinque Stelle, in un modo o nell’altro è riuscita a tenere il bastone del comando. Tuttavia, i "compagni" preferirebbero uno stato di fatto che rendesse permanente la loro inamovibilità dalla guida del Paese. Da qui il manifestarsi di una crescente insofferenza per le forme costitutive della democrazia, dove persone, idee, storie politiche sono costrette a sottoporsi al giudizio degli elettori. Non potendo formalmente abrogare le urne, l’astuzia degli epigoni dell’ibrido cattocomunista ha concepito rimedi che si sono rivelati egualmente efficaci. C’è una pandemia che minaccia la salute dei cittadini? Quale migliore occasione per il Governo che farsi dare i pieni poteri da una maggioranza parlamentare compiacente.

Nellaa realtà non c’è alcuna emergenza grave da fronteggiare, ma non conta perché l’esercizio virtuoso della verità non è richiesto nella prassi del Governo autoritario. Come è scritto nel manuale del perfetto tiranno, l’opera di mistificazione del reale si completa con la sistematica demolizione dell’immagine del nemico. Per il compimento di questa parte del lavoro il tiranno si avvale del più subdolo dei suoi cortigiani: il circuito dei media di regime. Così, per demonizzare il combattivo manager/imprenditore Flavio Briatore che non si piega al canone della verità unica autorizzata dal Governo si mandano in onda le foto della notte da sballo di qualche centinaio di giovani ripresi a danzare nel suo locale notturno in Costa Smeralda privi delle prescritte mascherine anti-Covid, con un vile sottinteso: "Cari italiani, ecco l’epicentro del contagio. Se starete male dopo essere stati a divertirvi al Billionaire vorrà dire che ve la sarete cercata".

Peccato che quei media così ligi a mettere all’indice Flavio Briatore e la sua impresa commerciale abbiano oscurato le immagini, riprese negli stessi giorni della movida sarda, delle molte Feste dell’Unità dove migliaia di persone stazionavano senza protezioni negli spazi destinati alle attività ludiche o gastronomiche infischiandosene del distanziamento obbligatorio. Poiché non è nostro costume lanciare accuse senza adeguato riscontro documentale suggeriamo di visionare la foto delle tavolate imbandite alla Festa dell’Unità di San Giovanni in Persiceto, svoltasi lo scorso 22 agosto. Ovviamente gli organizzatori hanno negato la violazione delle norme asserendo che le immagini diffuse fossero ingannevoli. Ma la prova fotografica conferma l’assunto iniziale: nello Stato autoritario la verità è una variabile dipendente dalla volontà del tiranno. La tirannide poi non ama la critica, ragione per la quale consente che venga boicottato il diritto di manifestazione degli avversari politici.

Le scene di violenza filmate nella cittadina campana di Cava de’ Tirreni non sono le uniche viste negli anni in occasione dei comizi organizzati dalla Lega, in particolare al Sud. Le bottiglie e le suppellettili lanciate dagli squadristi rossi avevano come bersaglio il diritto di Matteo Salvini a esporre il programma politico del suo partito alle prossime elezioni regionali. Giacché l’esercizio del voto costituisce il fondamento della sovranità che appartiene al popolo, ne consegue che ogni atto lesivo del libero svolgimento dei comizi elettorali sia un attentato alla forma democratica dello Stato. La politica, tutta, e le istituzioni dovrebbero reagire con assoluta fermezza. Invece, come prescritto nel manuale del perfetto tiranno, la sinistra fa spallucce. Forse perché colpire il nemico con qualsiasi mezzo, anche illegale, è eticamente giustificabile? Per il tiranno lo è.

La signora Laura Boldrini, protagonista di stomachevoli pagliacciate come l’andare in Parlamento a genuflettersi in segno di solidarietà con i parenti di un uomo di colore ucciso dalla polizia negli Stati Uniti, farebbe cosa buona se esprimesse la propria vicinanza alla Lega e a quei cittadini cavesi terrorizzati dalla violenza della teppaglia rossa, se fosse davvero la sincera democratica che asserisce di essere. Ma non lo farà. E se la Boldrini è afona, tutto il campo progressista ha perso la lingua. Eppure, sono gli stessi che ogni qualvolta un esaltato disegni una svastica su un muro salgono sulle barricate virtuali per difendere il Paese da un’imprecisata minaccia alla tenuta democratica. Com’è che funziona? Quando è Salvini a prendere le bottigliate la culla della democrazia non rischia di cascare dai supporti?

Ma un tiranno che si rispetti ha dalla sua il potere repressivo di una giustizia dotata di doppia bilancia: una per i nemici e un’altra per gli amici. Accade che si processi il capo dell’opposizione di destra per un provvedimento preso quando era al governo, ma non che si coinvolga per il medesimo presunto reato il capo del Governo che ha condiviso il provvedimento incriminato, per il solo fatto che nel frattempo quel presidente del Consiglio dei ministri si è buttato a sinistra. Anche questo è scritto nel manuale del perfetto tiranno: tutti gli atti compiuti dal soggetto che fa abiura dei propri errori nell’essersi messo contro la sinistra vengono perdonati e amnistiati col gesto riparatorio del voltabandiera.

Quelli più anziani hanno una diversa percezione della sincope della democrazia. Essi, per esperienza, la legano al ricordo dei golpe, dei carri armati nelle strade, della mobilitazione dell’esercito, della strategia della tensione, perché così erano i Colpi di Stato di una volta: manu militari. Oggi non più. Sono altri, e più sofisticati, gli strumenti attraverso i quali conculcare la libertà dei cittadini. Ci sono gli attacchi speculativi sui mercati finanziari, ci sono le campagne diffamatorie orchestrate dai media, ci sono i provvedimenti giudiziari ad orologeria, ci sono gli stati d’emergenza, c’è lo spread e le agenzie di rating, c’è l’Unione europea e ci sono gli eurocrati che muovono i fili dall’esterno. C’è la legge "Severino". E c’è, al Quirinale, la suprema carica istituzionale che può fare e disfare senza che nessuno possa chiedergliene conto.

Per il tiranno è fondamentale avere dalla propria parte l’inquilino pro-tempore del Colle. Sarà per questo che, qualsiasi cosa accada nei prossimi mesi, la sinistra si è imposta di non mollare la presa sul Governo fino al momento della nomina del prossimo presidente della Repubblica, prevista all’inizio del 2022. Perché ciò che conta più di ogni altra cosa se non si ha il consenso della maggioranza degli italiani è avere al Quirinale un proprio uomo che, quandanche la destra vincesse le elezioni, potrà armeggiare con le trame di Palazzo affinché il potere resti nelle mani di chi lo ha già: la sinistra. Appunto.

CRISTOFARO SOLA