Gente d'Italia

Il momento della verità

Nelle corride di una volta (sempre più rare per fortuna) c’è un momento particolare che il grande Ernest Hemingway considera come "quello della verdad". Il momento della verità è quando il torero si trova solo dinanzi al toro e lo deve abbattere. Le pagine di "Morte nel pomeriggio" sono rimaste storiche. Oggi nel nostro Paese c’è chi ritiene che anche il governo Conte si trovi ad affrontare quel momento: la scuola per l’esattezza.

Siamo a due settimane dalla ripresa delle lezioni e molti problemi sono irrisolti e rimangono sul tappeto. Sono stati elencati spesso, ma ancora una volta l’esecutivo non è riuscito a dipanarli. Eppure si è convinti che la ricostruzione dell’Italia cominci proprio dalla scuola. È un nodo che coinvolge milioni di famiglie: non solo per l’educazione e la cultura dei propri figli, ma pure e forse soprattutto per questioni logistiche e di organizzazione. Nonostante ciò, il governo pare non abbia compreso fino in fondo la delicatezza di tale questione.

È vero: le riunioni si moltiplicano, i dibattiti continuano ad accendere il pensiero degli addetti ai lavori, gli scienziati si dividono sulla sicurezza. Tutto questo induce il governo a non prendere in mano la situazione e decidere quale sarà il futuro dei nostri giovani. L’unica cosa certa oggi è che la campanella suonerà per tutti il 14 settembre.

Continuerà così per tutto l’anno? O nasceranno ostacoli che vedranno costrette le autorità a prendere ulteriori drastici provvedimenti? Lo ricordiamo perché a Verbania, un comune che si affaccia sul lago Maggiore, è accaduto proprio questo. Un istituto ha chiuso poche ore dopo aver riaperto. È un caso limite, d’accordo, ma deve far pensare a chi di dovere quali sono i pericoli a cui andiamo incontro.

Conte e la scuola e poi?

La scuola, dunque, al primo posto. E poi? Non c’è bisogno di ricordare che esiste un altro problema vitale che assilla il nostro Paese: la migrazione. Lampedusa ieri è tornata a scoppiare. Mille poveretti sono sbarcati nell’isola e ora davvero il comune non sa più a che santo appigliarsi. Il sindaco chiama Roma, gli si risponde che la situazione è sotto controllo.

A parole, la realtà è un’altra. Anche se il ministro Luciana Lamorgese continua ad affermare che tutto si risolverà presto. Come? Per stamane è previsto un primo svuotamento dei centri di assistenza perché se ne andranno dall’isola trecento migranti. Però, la soluzione è temporanea perché da domani o dopo, si riprenderà da capo.

Nel mirino dopo Conte ecco Di Maio

Ecco allora le opposizioni gridare allo scandalo e puntare il dito contro Conte e i suoi ministri. In primis il responsabile degli Esteri, Luigi Di Maio per una "latitanza della politica estera" che sta dando i risultati che sono sotto di occhi di tutti. Chi tuona di più è naturalmente il leader della Lega che il problema dei migranti lo aveva risolto (a suo dire) chiudendo i nostri porti. Era questa la vera soluzione?

Non si può ancora rispondere a tale interrogativo. Però è un fatto che è necessario coinvolgere l’Europa se si vuole davvero evitare che la nostra isola situata più a sud possa continuare a vivere in modo così precario. "Ieri a Lampedusa c’erano più profughi che turisti", titolava ieri un quotidiano che non si può dire governativo. Se il dato è sacrosanto non c’è da stare allegri.

Roma tace? No, ma ha anche altri importantissimi impegni da risolvere. Fra meno di un mese si aprono le urne in sette regioni e il voto potrebbe essere determinante per Palazzo Chigi. Si pensa più a stringere accordi, a trovare patti, a innaffiare il proprio orto per evitare spiacevoli conseguenze. La gente vuole altro, se no a giorni saprà come comportarsi.

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