Caro Direttore, galera a… i nigeriani ribelli all’ospedale Celio di Roma, i picchiatori parcheggiatori abusivi davanti all’ospedale San Giovanni Bosco a Napoli e quelli che in molte città si sono fatti vivi per "diffidare", in realtà minacciare i Presidi delle scuole. Nigeriani, tre raccolti in mare, forse tre di quelli che abbiamo visto in tv implorare soccorso e aiuto e soprattutto sbarco. Soccorsi, aiutati, sbarcati, anche curati. Infatti positivi al coronavirus vengono portati in ospedale. Ma lì si ribellano, vogliono uscire anche se contagiosi, sfasciano, aggrediscono, letteralmente mordono le mani di chi li ha soccorsi, aiutati, curati, salvati, sbarcati. Non una volta, al mattino dopo si fanno ancora violenti, tentano il ricatto: fateci uscire altrimenti vi impediamo di distribuire medicinali. Esercitano sopraffazione e violenza. Cronaca informa sono stati denunciati?

Denunciati? Denunciati è parola e misura molto piccola a fronte di questo sfregio non solo alle leggi ma anche a ogni forma di giustizia. Quei tre nigeriani hanno avuto dalla comunità e dallo Stato ogni forma di solidarietà e accoglienza e hanno deciso di ricambiare con la violenza. Il loro posto è secondo giustizia la galera, qui e subito. E almeno fino a che non li si potrà rispedire in Nigeria. E, se non li si potesse rispedire in fretta, il loro posto secondo ogni giustizia sarebbe restare lì in galera. Una legge che disponga altrimenti è certamente legale ma profondamente ingiusta.

Posteggiatori abusivi davanti un ospedale a Napoli, considerano il territorio cosa loro e se ne fanno vigilantes. Vigilano e intervengono con pesanti "azioni di polizia" contro estranei e contro chiunque dia intralcio al loro affari. Quindi picchiano, pesantemente picchiano un esponente napoletano dei Verdi che era lì a documentare il loro racket. Picchiano, lo fanno con piacere e nel picchiare si mostrano certi di esercitare un loro diritto. In effetti nessuno glielo contesta davvero. Infatti sono stati denunciati. Denunciati? Denunciati in attesa di cosa? Di improbabile processo e pena detentiva? Nel frattempo sono ancora lì a presidiare il territorio che hanno con la violenza sottratto alla comunità, allo Stato, agli altri cittadini. La denuncia gli fa un baffo. E anche per loro c’è, secondo giustizia ma non legge, una galera che manca.

Diffide e minacce ai Presidi perché non facciano indossare mascherine in classe, perché non impongano sanificazione delle mani, perché non facciano valere dentro la scuola la legge dello Stato ma accettino e subiscano solo la legge dei vari club dei genitori. Diffide e minacce non sporadiche e neanche casuali. Al contrario, organizzate e promosse. Con apposito modulo e con la partecipazione attiva di organizzazioni sedicenti di cittadini e con la consulenza di avvocati. Non è reato, pare. A norma di vari Codici non si configura tale. Ma reato contro la convivenza pare proprio l’intimidire, il sollevare il proprio umore a canone obbligatorio per gli altri, il farsi portavoce a genti e guardiani della disobbedienza incivile, il farsi milizia del danno alla salute altrui in nome della propria libertà (di nuocere al prossimo)?

Non è reato ignorare che la propria libertà finisce quando reca danno alla libertà altrui, non è reato non avere altro stato e altro dio che se stessi. Ma organizzare il boicottaggio sistematico di un pubblico servizio come la scuola proprio sicuri sia un’opinione? Le opinioni non meritano galera, mai. Ma non hanno sempre diritto ad una par condicio di rispettabilità: chi organizza e promuove io boicottaggio alle misure anti Covid, a scuola o altrove, non merita tribuna o rispetto, meriterebbe una sanzione civile che una società una volta civile e ora slombata non è più in grado di impartire.

A.C.