Altro che mal di pancia. In casa 5Stelle si respira un'aria di fronda. A voler dar retta alle solite "voci di dentro", nel Movimento sarebbe "in preparazione" una votazione sulla piattaforma Rousseau sul tipo di leadership (collegiale o capo politico unico) da scegliere per il M5S. Ebbene tale consultazione, si sussurra, qualora "approvata", rischierebbe di innescare la fuoriuscita di un folto gruppo (si parla di almeno 30) di parlamentari che si sarebbero detti contrari a quello che considerano un "metodo sbagliato". Ora, che il momento sia delicato, lo certifica anche quando accaduto due giorni fa nell'Aula di Montecitorio dove, dopo che il governo aveva posto la fiducia sul decreto Covid (che proroga lo stato d’emergenza fino al 15 ottobre), è scoppiata la protesta. Ad alzare la voce, infatti, non è stata "solo" l’opposizione, ma, udite udite, anche la maggioranza. In particolare i 50 deputati pentastellati che avevano presentato un emendamento sui servizi segreti, che poi, in virtù della richiesta del voto di fiducia, è finito inevitabilmente nel dimenticatoio. E poi: sarà un caso che proprio due giorni fa, la deputata siciliana Piera Aiello abbia deciso di lasciare, in polemica, il Movimento di Grillo e Casaleggio dicendosi "non più rappresentata"? Se alla Camera c'è tensione, non è che vada molto meglio al Senato dove il fronte di chi non vuole più decisioni calate dall'alto si ingigantisce ogni giorno di più. Da settimane, in ogni caso, un gruppo nutrito di parlamentari, soprattutto di deputati, sta ragionando sulla necessità di rilanciare dal basso l'idea di una direzione collegiale che però faccia riferimento ad un capo politico. Tuttavia c'è la contrarietà ad un processo che parta da Casaleggio e da "Rousseau" e che possa decidere qualsiasi prospettiva della leadership senza ascoltare la base dei parlamentari. Lo scontro si annuncia violento, con l'ex reggente Luigi Di Maio che potrebbe intestarsi la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari per rilanciarsi. Tuttavia anche il rapporto per il post-urne tra Pd e M5S dovrà passare al vaglio dei fatti, considerato che i dem sono riusciti a "strappare" l'alleanza con i pentastellati solo in una regione (la Liguria). Intanto la base è in fermento ed invoca al più presto gli "stati generali". A conferma di questo stato di tensione, la protesta del presidente dell'Assemblea capitolina Marcello De Vito il quale, su Facebook, ha sbottato: "Basta decisioni calate dall'alto, il Movimento è divenuto verticista, questa è la strada sbagliata".