A nuoto da Capri a Napoli, una donna davanti a tutti. Arianna Bridi, ventiquattro anni. Napoletana, ligure, pugliese, sicula, sarda, romagnola, una splendida figliola nata in riva al mare? Assolutamente, viene da Trento, pensa te. Lei davanti a tutti, proprio a tutti, anche ai maschietti, ai signori uomini divoratori del mare? Sì, certo e provato.

E nuotando a tempo di record assoluto, anche di quello degli uomini, e del nuotatore kazako Kudinov, presente anche alle olimpiadi. Faticatori immensi, uomini e donne, nuotatori e nuotatrici di gran fondo. Quando la maratona di nuoto l’organizzava il Mattino, il quotidiano di Napoli, il giornale dei napoletani, la festa in via Caracciolo, il lungomare affollato da un pubblico stadio, anche trentamila persone, emozione e fascino sapevano anche di romanticismo e leggenda. Moderna eroina del mare, Arianna li ha battuti tutti, la sua mano ha toccato la piastrella metallica oscillante prima di chiunque. Lei legge di tutto, anche i giornali, vivaddio. Quindici chilometri di nuoto al giorno, cinque ore in acqua, una nuotatrice con l’istinto del fachiro, per allenarsi alla conquista del quasi impossibile. Una donna prima al traguardo di una maratona, davanti a un manipolo di nuotatori uomini, italiani e stranieri, affamati di gloria spicciola.

Quasi a braccetto, praticamente insieme, separate da pochi decimi, con la brasiliana Ana Marcela Cunha, campionessa del mondo, e gli specialisti rappresentanti del cosiddetto sesso forte arrancanti e sbavanti rabbia e fatica. Sei ore e ventisei secondi per coprire a nuoto la distanza infinita sul piano dello sforzo che separa Capri e Napoli. Ma si può? Arianna ha spiegato al mondo che una donna può. Mai nessuno era riuscito a nuotarla così veloce, la Maratona del Golfo da Capri a Napoli.

Il precedente record migliorato di sette minuti. "Mio padre mi ha insegnato come si fa, come si realizza un’impresa. Elettricista e contadino, grande lavoratore, mi ripeteva: se vuoi arrivare a qualcosa nella vita, ti devi impegnare al massimo. E devi amare quello che fai". Lei, Arianna Bridi, la trentina tenace e resistente, è fidanzata con la fatica. E il nuoto di fondo lo ama davvero, da quando aveva tredici anni. "Quella volta a Caldonazzo, quattro chilometri, sbagliai rotta, mi persi. Ma mi piacque da morire, ho capito che quello era il mio sport. Lo sport da amare".

Da Capri a Napoli a nuoto, la maratona ha scavallato i cinquant’anni di vita. Oltre mezzo secolo di storia, la carica di fascino non può essere più quella di un tempo. Allora la organizzava il Mattino, il quotidiano di Napoli, il giornale dei napoletani, con dovizia di mezzi, una capillare attività di promozione e l’appassionato magistero del giornalista Lello Barbuto. L’incomparabile motore della sfida al mare, da un’idea del giornale inglese Daily Mail, meritorio inventore della traversata della Manica, decisamente tremenda, con l’argentina Coranda-Santa frequentata anche da pericolosissimi piranha, la gara lacustre in Siria e la traversata del Lago Ontario, in Canada.

Oggi tutto è modernizzato, ed è un miracolo che riesca a tenerla in vita, la Capri-Napoli, e a proporla ogni anno un giovane organizzatore figlio di un boxeur di Mergellina che fu campione d’Europa dei pesi piuma. Elio Cotena il padre, Luciano il figlio e l’ultimo genito nati praticamente in mare. Allora la più bella e affascinante delle gare in mare sulla distanza consegnava al vincitore e alla vincitrice primi al traguardo il titolo di campione e di campionessa del mondo. Oggi è prova di coppa del mondo, una tappa nel tour della fatica e dello sfinimento.

Quante bracciate occorrono per nuotare da Capri a Napoli? Nessuno l’ha mai saputo con precisione, nessuno lo sa, e non riesco ad immaginare se un giorno ci sarà mai qualcuno in grado di contar le. La Maratona del Golfo, a nuoto. Ci ho scritto un libro, vincitore del Premio Coni e del Premio Selezione Bancarella Sport. "I giganti del mare", a quattro mani, col collega e amico Marco Lobasso. All’inizio, 1954 e anni a seguire, vincevano i famosi "Coccodrilli del Nilo", egiziani resistenti, non veloci, uomini forti di taglia poderosa, in grado di domare le bizze del moto ondoso e le insidie delle correnti. Poi, nell’epoca romantica e affascinante della faticosa improba maratona che calamitò l’attenzione, la curiosità, il tifo anche di letterati e letterate francesi e di principi e reali d’Africa, a toccare per primi il legno della banchina furono Alfredo Camarero, Tonaiuth Gutierrez, venuti dall’Argentina e dal Messico. Leggendari e leggende, o moderni dittatori come il flegreo Giulio Travaglio, mitico vincitore cinque volte, e poi gli slavi e gli statunitensi. E donne anch’esse divenuti miti, la Mazzola e la De Vries.

Imprese, allora, che profumavano appunto di pionerismo e romanticismo. A Capri approdarono poi l’argentino Claudio Plit e Veljko Rogosic, lui il croato, per vincere, s’inventò la rotta dritto per dritto. Da Capri a Napoli seguendo la rotta degli aliscafi, appunto la linea dritta. Arianna no, si è riappropriata della rotta antica, ha puntato sull’isolotto di Nisida, per sfruttare il maestrale del primo pomeriggio che l’ha spinta verso il traguardo al Molosiglio. "Una decisione del mio allenatore, Fabrizio Antonelli".

Lo stesso di Gregorio Paltrinieri, campione del mondo in piscina ora anche nuotatore di gran fondo. "Devo ringraziare il mio coach per la scelta e anche perché mi ha spinto a non mollare, a trovare quelle energie che non avevo". Energie per il record e per toccare all’arrivo davanti anche agli uomini. "Mi piace la musica, ma non l’ascolto mai quando nuoto. Preferisco concentrarmi sul ritmo, semmai conto le bracciate". Quante da Capri a Napoli per realizzare l’impresa da prima pagina? Stavolta non le ha contate, non poteva, tutta presa da quello di meraviglioso che stava per combinare.

di FRANCO ESPOSITO