Contate 13 secondi. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci. Undici. Dodici. Tredici. Ecco, è questo il tempo che intercorre fra la morte di un neonato e quella di un altro. Tredici secondi, un numero così piccolo e gigantesco insieme. Sono circa 6.700 ogni giorno. Ed è ancora più spaventoso pensare che la maggior parte di queste morti siano prevenibili. La buona notizia però è che c’è speranza. Secondo le nuove stime sulla mortalità pubblicate dall’UNICEF, dall’OMS, dalla Divisione Popolazione del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite e dal Gruppo della Banca Mondiale, infatti, il numero di morti sotto i cinque anni a livello globale nel 2019 è sceso al punto più basso mai registrato, fino a 5,2 milioni rispetto ai 12,5 milioni del 1990.

In media, nel 2019 sono morti ogni giorno 14.000 bambini prima di compiere 5 anni, rispetto ai 34.000 del 1990 e ai 27.000 del 2000. Sempre meno, ma ancora troppi. Nel solo 2019, 7,4 milioni di bambini, adolescenti e giovani sono morti per lo più per cause prevenibili o curabili, il 70% dei decessi di bambini e i giovani sotto i 25 anni si è verificato tra i bambini sotto i 5 anni, pari a 5,2 milioni di morti. A sua volta, il 47% di tutti i decessi sotto i cinque anni è avvenuto nel periodo neonatale, rispetto al 40% del 1990. Con le gravi interruzioni dei servizi sanitari essenziali dovute al COVID-19, i neonati potrebbero essere esposti a rischio di morte molto più elevato. In Camerun, ad esempio, in cui nel 2019 è morto un neonato su 38, la nostra indagine ha riportato un tasso stimato del 75% di interruzioni nei servizi per l’assistenza neonatale essenziale, i controlli prenatali, l’assistenza ostetrica e l’assistenza post-parto.

A maggio, l’indagine iniziale della Johns Hopkins University ha mostrato che quasi 6.000 bambini in più potrebbero morire al giorno a causa di interruzioni dovute al Covid-19. Un’indagine dell’UNICEF condotta durante l’estate ha rilevato che quasi il 68% dei 77 Paesi presi in esame ha segnalato almeno qualche interruzione nei controlli sanitari per i bambini e nei servizi di vaccinazione. Inoltre, il 63% dei Paesi ha riportato problemi nei controlli prenatali e il 59% nelle cure post-parto. Una recente indagine dell’OMS, basata sulle risposte di 105 Paesi, ha rivelato che il 52% dei Paesi ha riportato interruzioni nei servizi sanitari per i bambini malati e il 51% nei servizi per il trattamento della malnutrizione. Interventi sanitari come questi sono fondamentali per fermare le morti prevenibili di neonati e bambini. Secondo l’OMS, le donne che ricevono cure da ostetriche professioniste, formate secondo gli standard internazionali, hanno il 16% di probabilità in meno di perdere il loro bambino e il 24% in meno di partorire prematuramente.

Non bisogna permettere a questa pandemia di bloccare il nostro cammino. Quando ai bambini viene negato l’accesso ai servizi sanitari perché il sistema è sovraccarico, e quando le donne hanno paura di partorire in ospedale per timore di contagi, anche loro possono diventare vittime del Covid-19. Questi rapporti e indagini evidenziano la necessità di agire con urgenza per ripristinare e migliorare i servizi di assistenza al parto e le cure prenatali e postparto per le madri e i neonati, compresa la presenza da parte di personale sanitario qualificato che si occupi delle cure alla nascita. È importante anche lavorare con i genitori per alleviare le loro paure e rassicurarli. Per combattere la terribile pandemia di Covid-19 abbiamo interrotto le nostre vite, non abbiamo potuto abbracciare i nostri cari per mesi e mesi, ma l’abbiamo fatto tutti insieme, scoprendo una forza collettiva che prima era inimmaginabile. È tempo di impiegare le stesse energie, lo stesso impegno, per porre fine a questa terribile piaga quotidiana.

ANDREA IACOMINI

UNICEF ITALY SPOKESMAN