Matteo Renzi fa le carte ai 5Stelle. Galeotta fu la partita del Mes, con i pentastellati rimasti ancorati sulle posizioni del no, dem e Iv propensi, invece, all'utilizzo del "salvastati". E in mezzo il premier Conte che prova a fare da pontiere ammettendo che "se ne avremo bisogno, lo proporrò alle Camere". Una posizione, quella espressa dal presidente del Consiglio, che sa tanto di sdoganamento del fondo, ma che ha però acceso di "sacro furore" la pattuglie grillina. "La linea M5S è definita ed è no e proprio per questo abbiamo ottenuto in Ue il Recovery fund che va usato al meglio e il prima possibile. Con i ministeri stiamo definendo la programmazione e lo porteremo in Ue a partire dal 15 ottobre. M5s non dirà sì al Mes, i maligni possono malignare da un'altra parte" ha sbottato il ministro pentastellato per i rapporti con il parlamento Federico d'Incà a Sky. "I meccanismi di stabilità sono uno strumento superato, soprattutto dopo il Covid e l'enorme debito che tutti gli Stati sono stati costretti a fare. Se servono soldi per la sanità nell'Unione europea si può pensare a nuovi strumenti" gli ha dato manforte la viceministra (e collega di schieramento) all'Economia Laura Castelli. A dir poco laconico il commento di Renzi che, intervistato da SkyTg24, ieri mattina, ha rilanciato: "Il sì del M5s al Mes è scontato. Stanno aspettando le Regionali per mantenere una parvenza di coerenza". Poi l'affondo dell'ex sindaco di Firenze: "i grillini? Hanno cambiato idea su tutto. Sulla Tav, sulla Tap, sui gilet gialli, su Mattarella, sulle Olimpiadi, sull'Europa, sulla Cina e sull'America. Cambieranno idea anche sul Mes". Per il leader di Iv: "non c'è fretta. Se i cinquestelle dicono di sì fra un mese va bene lo stesso. Devono solo arrivare al 21 settembre. Non c'è una persona normale che dica di no al Mes".

STEFANO GHIONNI