La Cina sta costruendo una smart city per rendere più agevole il lockdown da Covid-19 in caso ce ne fosse un altro. Parte del progetto della nuova area di Xiong’an, una megalopoli vicino a Pechino,che occupa 2.000 kmq. L’estensione supera le dimensioni della Grande Londra e New York messe insieme. Le strutture ad alta tecnologia prevedono balconi più ampi, stampanti 3-D condivise e serre comuni. Ciò consentirà ai residenti di vivere più comodamente in caso di futuri lockdown.

Il complesso nella provincia di Hebei dovrebbe consistere in appartamenti realizzati in legno, fattorie sui tetti ed energia rinnovabile, secondo il capo architetto del progetto. Saranno presenti inoltre terrazze adatte ai droni e ampio spazio per soddisfare le esigenze dei residenti quando lavorano da casa. Guallart Architects, con sede a Barcellona, ha vinto il concorso per progettare la comunità di Xiong’an. Il concorso è stato vinto il mese scorso ed è stato promosso dal presidente cinese Xi Jinping che parla di "un nuovo standard nell’era post-Covid", che può essere applicato anche altrove. Secondo la società spagnola consentirà ai residenti di produrre risorse a livello locale e di fornire tutti i servizi "anche nei momenti in cui non sarà possibile uscire di casa".

"Non possiamo continuare a progettare città ed edifici come se nulla fosse accaduto", ha affermato il fondatore Vicente Guallart. "La nostra proposta nasce dalla necessità di fornire soluzioni alle varie crisi in atto, al fine di creare una nuovo modello di vita urbana basata sulla bioeconomia circolare". In un’economia circolare, le risorse vengono mantenute in uso il più a lungo possibile anziché essere gettate in discarica. Mentre le città di tutto il mondo imponevano blocchi per contenere il coronavirus, le autorità da Amsterdam a Sydney hanno svelato misure per migliorare la sostenibilità. Oltre alla sostenibilità si aumenta la sicurezza alimentare e la mobilità, con più spazi verdi, piste ciclabili e nuove tecnologie.

In Cina, il gigante della tecnologia Tencent ha annunciato dei progetti per una "smart city" che utilizza la tecnologia mettendo al primo posto le persone e l’ambiente. Le epidemie del passato hanno portato a cambiamenti significativi nella pianificazione urbana e nelle infrastrutture, dai sistemi di fognatura e trasporto pubblico alle normative sugli alloggi. Con il Covid i timori di contagio spingono a creare "città autonome elitarie in qualche modo autosufficienti". Ad affermarlo è Tony Matthews, docente di pianificazione urbana e ambientale presso la Griffith University australiana. "Le persone che possono permetterselo pagheranno per isolarsi", ha detto, indicando come esempio le gated community.

Complessi residenziali dotati di tutti i comfort e servizi necessari, ma recintati e sorvegliati 24 ore su 24. "Potrebbero emergere città autonome post-Covid con sicurezza, strutture mediche private e produzione alimentare in loco". Per Guallart, il coronavirus è un’opportunità per promuovere nuovi format urbani incentrati sull’ecologia. "Questa pandemia ha accelerato il futuro", ha osservato. "Le città hanno visto di cosa sono capaci quando affrontano una sfida e dunque dovrebbero essere prese immediatamente delle decisioni relative al cambiamento climatico e all’impatto sul modello urbano. Ed anche "sulla progettazione degli edifici, sulla mobilità".

Cristina Gallone