Sono passati sei mesi dall’arrivo del coronavirus in Uruguay, uno "tsunami" come lo ha definito il segretario di presidenza Alvaro Delgado. Era il 13 marzo -meno di due settimane dopo l’assunzione del nuovo governo- quando il ministero della Salute confermava i primi 4 casi in quello che è stato l’ultimo paese del Sud America colpito dalla pandemia e che, a differenza dei suoi vicini, è riuscito tutto sommato a limitare i danni di questa emergenza che preoccupa di più per le conseguenze sullo stato di salute dell’economia.

Il numero di casi si mantiene basso anche se analizzando la cronologia dei numeri, si nota che a partire dalla metà di luglio (dopo un periodo di lungo ottimismo) c’è stato un aumento significativo e la curva dei contagi non si è riuscita ancora ad abbassare come sperato. Gli ultimi dati del Sistema Nacional de Emergencias (Sinae) parlano di 45 morti e 239 attualmente positivi con un solo caso grave in terapia intensiva. Su un totale di quasi 4.400 test realizzati, il numero di casi positivi accumulati è di 1.812. 276 sono stati i casi riscontrati all’interno del personale sanitario di cui 257 guariti, 18 ancora positivi e una vittima.

La maggior parte dei contagi si concentrano a Montevideo che ha visto crescere significativamente i suoi numeri e oggi registra 182 casi, vale a dire oltre il 75% del totale. Seguono i dipartimenti di Canelones e Rivera e poi più staccati: Rocha, San José, Florida, Treinta y Tres, Maldonado e Artigas. Un rapporto pubblicato dal ministero della Salute con dati fino al 28 agosto offre diverse chiavi di lettura per comprendere meglio la situazione: la circolazione comunitaria del virus si mantiene bassa perché i casi vengono rilevati prima di un possibile focolaio, le catene di trasmissione sono arrivate fino a 6 generazioni a partire da un paziente, i minori di 15 anni sono i meno colpiti e -con una certa sorpresa- le malattie respiratorie sono diminuite rispetto agli scorsi anni.

Tra le altre cose, il rapporto del ministero segnala che solo nel 9,9% dei casi c’è stato bisogno di un ricovero ospedaliero e che il tasso di letalità è del 2,7%; il tasso di mortalità è di 1,22 per ogni 100mila abitanti. Le donne sono lievemente più colpite (52%) ma gli uomini hanno una maggiore incidenza nei casi più gravi. Stesso discorso nelle fasce di età della popolazione positiva: la maggior parte rientra nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni anche se i ricoveri sono molto bassi (3,5%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il dipartimento più colpito è stato Treinta y Tres con 204 casi per ogni 100mila persone. A Montevideo l’incidenza è di 67 casi su 100mila persone.