L’illustrazione che appare - da una pubblicità degli anni ‘50 della linea aerea americana TWA - si intitola "La poltrona preferita di Papà". Raffigura il viaggio d’affari come una sorta di oasi di pace, un momento di relax. È una concettualizzazione già da tempo non più utilizzabile per scopi promozionali. Una volta, forse quando la TWA ancora esisteva - fallì all’inizio del secolo - le poltrone lasciavano lo spazio per accavallare le gambe ed era possibile almeno far finta che un viaggio in aereo potesse essere comodo e perfino piacevole. È un’illusione distrutta dalle lunghe file per i controlli di sicurezza e dal declino della qualità dei pasti in volo da "cattiva" a "tragica" - per citare solo due degli sviluppi che hanno azzerato la "romanza dell’aria".

L’immagine ha un altro neo dal punto di vista pubblicitario: l’uomo "distinto". Negli ultimi anni il numero dei viaggi d’affari in aereo compiuti da donne ha superato quello degli uomini (52% al 48%), anche se i generi spesso volano per motivi diversi: il 22% degli uomini per visitare clienti e fornitori, le donne (12%) per partecipare a riunioni interne della propria azienda. Oltre allo scopo del viaggio però, le statistiche non rivelano grandi differenze. Mostrano che le femmine sono marginalmente più inclini dei maschi ad andare all’aeroporto con un taxi piuttosto che con la macchina privata. Però, piace di più alle donne viaggiare per affari (45%) che agli uomini (39%).

Entrambi i sessi si rifanno al ristorante una volta arrivati. A sorpresa, è il mangiare la voce maggiore del budget aziendale (il 21%) per il viaggio tipo. Il volo ammonta solo al 17% e l’hotel al 13% - dati che ricordano come la maggior parte dei trasferimenti per lavoro sia a breve raggio. Non sorprende invece che il desiderio primario dei viaggiatori d’affari europei - citato dal 35% - sia quello di poter passare meno tempo negli aeroporti. Si direbbe comunque che il problema delle lunghe e noiose attese aeroportuali stia per risolversi. L’epoca d’oro dei viaggi d’affari - sempre che sia mai esistita - pare ora alla fine.

Almeno 21 linee aeree nel mondo sono già fallite quest’anno per il crollo del traffico dovuto all’epidemia Covid. All’inizio di aprile i viaggi d’affari a livello globale erano solo il 10% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono i viaggiatori corporate che "fanno i bilanci" e le linee sopravvissute dovranno tappare le falle nei conti con forti rincari sui prezzi dei biglietti. È un guaio. Secondo una stima di Oxford Economics - fatta quando la cosa pareva impossibile - almeno negli Usa si perderebbe mediamente il 28% del giro d’affari "se i viaggi d’affari dovessero improvvisamente interrompersi"...

James Hansen