Finora hanno dato un aiuto prezioso nell’esplorazione spaziale e nell’astronomia, analizzando dai pc di casa innumerevoli immagini e dati che descrivevano pianeti, stelle o particelle elementari: i cosiddetti "citizen scientist", i cittadini scienziati, sono ormai un aiuto indispensabile ai grandi progetti di ricerca, ma per la prima volta il loro comportamento fa discutere. Sono loro che, unendo le forze in un passaparola on-line, hanno cominciato a progettare vaccini fai-da-te contro la pandemia di Covid-19 e sperimentarli su loro stessi. A denunciare il fenomeno è il gruppo di bioeticisti guidato da Christi Guerrini, del Baylor College of Medicine di Houston.

Oltre a essere ottenuti al di fuori delle regole canoniche della sperimentazione scientifica, i vaccini fai-da-te vengono infatti sperimentati dagli stessi cittadini-scienziati che li hanno ideati e realizzati, ponendo in questo modo questioni legali, etiche e di sanità pubblica. Rapid Deployment Vaccine Collaborative (RaDVaC) è il nome di uno dei gruppi di scienziati improvvisati che si stanno dedicando allo sviluppo e all’auto-somministrazione di vaccini fatti in casa. È un fenomeno, osserva Guerrini, che potrebbe ottenere l’effetto opposto a quello che ha animato finora questi ricercatori fai-da-te, finendo per erodere la fiducia del pubblico nello sviluppo e nella sicurezza del vaccino anti-pandemico.

La loro attività, osserva l’esperto, è resa possibile da un vuoto normativo che è più che mai urgente colmare. Ci sono solo ipotesi, per il momento, sull’origine del fenomeno. Potrebbe, per esempio, essere nato dalla convinzione che l’auto-sperimentazione sia più veloce rispetto all’iter necessario per sviluppare e approvare un vaccino e che la rapidità sia decisiva davanti alla pandemia. Una convinzione, però, che secondo Guerrini è errata: se vaccini nati in questo modo dovessero essere regolamentati, rileva lo studioso, "consentirebbe a vaccini di dubbia sicurezza ed efficacia di mettere in pericolo la salute pubblica e segnalerebbe un abbassamento degli standard che, in un’età segnata dallo scetticismo sui vaccini e durante una pandemia altamente politicizzata, potrebbe minare la fiducia del pubblico nei confronti di tutti i vaccini".

Secondo il bioeticista. "anche quando la revisione etica non è richiesta, i cittadini scienziati devono prendere sul serio le loro responsabilità etiche quando promuovono interventi fai-da-te, specialmente se questi potrebbero avere effetti potenzialmente gravi sulla salute pubblica e sulla società".