La vittoria del "Sì" al Referendum sul taglio delle poltrone dei parlamentari significa principalmente una cosa: la fine degli italiani all'estero. O meglio: la fine della loro rappresentanza. Già prima era difficile farsi ascoltare per parlare delle necessità di cui si aveva bisogno. Ora diventa praticamente impossibile perché è impensabile sperare che un solo deputato o un solo senatore possano farsi, per esempio, portavoce delle richieste di chi vive oltre confine, magari in territori vasti come quelli esistenti in Sud-America tanto per capirci. Giá prima li vedevi poco, a parte qualche stakanovista del tipo Fabio Porta...

Cosa succederà quindi per i residenti all’estero? Ci saranno meno interlocutori e le magagne saranno più facili da nascondere, ci saranno meno fondi per la cultura, per le scuole all’estero. Ci sarà una politica ‘carbonara’, dove il potere sarà nelle mani di pochi, dove saranno le ambasciate a menar le danze. Senza contraddittorio... Perché i vari Comites conteranno di meno, e il Cgie quasi nulla... perché la politica, i referenti saranno per forza di cose lontani e latitanti...

Li vedete voi i futuri rappresentanti del SudAmerica, per esempio, a girare in aereo almeno ogni settimana per raccogliere i bisogni, le proteste o le denunce della collettivitá di un Paese? In poche parole, si tratta della fine della democrazia e la piccola soddisfazione di un partito, il MoVimento 5 Stelle, che non essendo in grado di governare (e i risultati delle Regionali sono lì a dimostrarlo) prova ad andare avanti con idee populiste.

I pentastellati parlano di economia, eppure dovrebbero sapere che sulle regole fondamentali della democrazia non si può fare una questione di prezzo: sui diritti di tutti non si fa economia, cari grillini. Anche perché nella realtà si risparmiano cifre risibili che, di fatto, non giovano in alcun modo al Paese. Infatti, col fatidico taglio, andremo a risparmiare circa 57 milioni di euro all'anno.

Certo, una gran bella cifra messa così (averceli 57 milioni! verrebbe da dire). Ma che in un debito pubblico che supera i 2.500 miliardi di euro, non sono praticamente nulla (parliamo dello 0,007% della spesa pubblica complessiva). Di certo col ridimensionamento della rappresentanza delle due Camere, si andrà a cambiare la Costituzione, le istituzioni e l'equilibrio dei poteri con un taglio a casaccio, per ragioni di mera propaganda.

Come quella dei pentastellati che hanno deciso per il taglio di deputati e senatori per risparmiare un caffè l’anno. Magari, chissà, domani i grillini decideranno di abbattere anche i gradi di giudizio perché il sentiment populista del momento così suggerisce. Il Parlamento, la Costituzione, le istituzioni, la politica sono cose nobili e serie, non si cambiano per un capriccio dei demagoghi.

Inoltre la visione che sorregge il cosiddetto "taglio delle poltrone" assomiglia, più che a un genuino pensiero liberal-popolar-democratico, a un tendenziale oligarchismo illuminato, generato da una sostanziale sfiducia verso i concittadini, e in cui in pochi sanno cosa sia il bene comune e sono in grado di realizzarlo, mentre tutti gli altri devono cercare, più o meno volontariamente, di adeguarsi.

La democrazia ha un costo finanziario, sociale, culturale; scommette sulla parte migliore dell’essere umano e va di pari passo con la capacità di una società di consentire agli individui di essere liberi e altruisti. Tagliare questo costo e assicurarsi il più possibile dal rischio che non tutti siano responsabili e onesti, tuttavia, espone a un’evenienza molto più grave: l'allontanamento dei cittadini dall’attività legislativa.

Ma oramai è andata: speriamo almeno di non vedere un’altra foto dell’esultanza grillina come quando Di Maio e compagni gridarono di avere abolito la povertà dal balcone di Palazzo Chigi. E ora una domanda: abbiamo visto i frutti di decenni di populismo anti-casta e di risentimento anti-politico. Davvero non ne abbiamo ancora abbastanza?

Ultima postilla: siamo curiosi di vedere in che direzione hanno votato gli italiani all’estero. Se dovessero aver preferito il no al sì, allora sarebbe confermata la frattura tra chi vive appunto al di fuori del BelPaese e l’Italia stessa. E, vedrete, qualcuno metterá anche in discussione il voto all'estero... (costa troppo, é foriero di brogli...): Mirko Tremaglia si stará rivoltando nella tomba...

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