Ingressi e uscite scaglionati, mai in piedi, senza bandiere e senza tifo… Dopo il via libera ai primi mille tifosi sugli spalti di serie A, sono queste le regole per tornare allo stadio. E fare degli stadi aperti le discoteche d’autunno, con delle regole scritte da chi allo stadio sembra non essere stato mai. Con la prima giornata, eccezion fatta per gli anticipi del sabato, sono potuti tornare allo stadio mille tifosi a partita. Tifosi su invito, i mille posti consentiti da alcune Regioni prima e poi, a rimorchio, dal governo e dal ministro Spadafora, sono infatti tifosi non paganti ma invitati dalle società o dagli sponsor.

OBIETTIVO 15MILA TIFOSI

Ma, è la speranza del mondo del calcio, questo dovrebbe essere il primo passo per arrivare prima dell’inverno a una soluzione almeno come quella tedesca, che consente ingressi pari al 20% della capienza degli stadi. Per fare un esempio a San Siro, che di posti ne ha circa 80mila, potrebbero in quel caso entrare poco più di 15mila tifosi. Tifosi che dovranno andare a seguire la loro squadra del cuore avendo prenotato prima il posto, che dovranno indossare la mascherina sempre o quasi e che dovranno stare seduti senza mai alzarsi in piedi. E poi bandiere, striscioni e qualsiasi altro materiale ‘da tifo’ vietato, distanza interpersonale di 2 metri e uscite guidate dall’altoparlante.

LE REGOLE SIMILI A QUELLE DELLE DISCOTECHE

Per chi allo stadio è stato, per chi ha anche solo sfiorato il mondo del tifo sono queste regole che suonano sinistramente simili a quel ‘ballate distanziati’ nelle discoteche che ha contribuito alla crescita dei contagi di quest’estate. Non c’è infatti bisogno di essere un sociologo e nemmeno un ultras per sapere come funzione la vita allo stadio, per sapere che al gol ci si alza, che al tiro sbagliato s’impreca e si urla (con annessa emissione di particelle potenzialmente cariche di virus) e che al bagno, dove l’accesso sarebbe scandito da contapersone, si va tutti nell’intervallo. Immaginare uno stadio con simili regole è come immaginare la discoteca col distanziamento, il bancone del bar con i posti distanziati, la pista da ballo dove mantenere le distanze… È un esercizio di immaginazione che nelle vita reale appare impossibile da realizzare. E la cronaca di quest’estate ne è la conferma.

QUELLA VOGLIA DI VITA NORMALE

Tornare alla vita normale è un desiderio di tutti. E anche tornare allo stadio è un desiderio non di tutti ma di molti, calciatori compresi perché giocare in uno stadio vuoto non è certo la stessa cosa. È un desiderio e un bisogno poi per le società che senza stadio hanno visto e vedono ridursi le entrate, mancano quelle dei biglietti e si raffredda anche il tifo da casa. Tutto vero e tutto comprensibile. Ma è anche vero e noto come la sfida tra Atalanta e Valencia sia stata un volano di contagi ad inizio pandemia. Forse – complice l’andamento dei contagi in Europa e nel mondo – porterà a più miti consigli e la riapertura sarà rimandata ancora. Ma sarebbe stato bello vedere le stesse pressioni avute per aprire discoteche e stadi, fatte per riaprire le scuole.

Riccardo Galli