Il reddito di cittadinanza funziona male. Non sta funzionando, e per come è strutturato non serve. Produce sono danni, sotto forma di un milione e 500mila evasori fiscali. Il grido d’allarme arriva da un esperto, una persona che in materia la sa lunga. Tito Boeri, ex presidente dell’Inps. E Tridico queste cose "deve saperle", ammonisce Boeri che ha preceduto l’attuale presidente al vertice dell’Istituto Nazionale di Previdenza. In Italia sono tre milioni i beneficiari del reddito o pensione di cittadinanza; 9.360 euro lordi i soldi che un cittadino può ricevere al massimo in anno. Il numero dei precettori è cresciuto del diciassette per cento nel 2020. Boeri, in linea di principio, non è contrario all’applicazione di "uno strumento contro la povertà".

Il parere dell’ex presidente suona a mo’ di atto di denuncia, nutrendo forti perplessità innanzitutto in considerazione di un aspetto che lui ritiene basico. "Non stiamo aiutando chi ne ha davvero bisogno, continuiamo a penalizzare le famiglie". Boeri stima come esigenza primaria l’attuazione di cambiamenti. Quella dell’ex presidente, in realtà, è una dura replica agli attacchi lanciati da Tridico, attuale numero uno dell’Inps dalle colonne del quotidiano La Stampa. Docente della Bocconi, Tito Boeri muove un attacco frontale a colui che riveste la carica di presidente dell’ente da un anno e mezzo. Sorpreso dalle invettive e dai toni usati da Tridico, che l’ha accusato di dire "castronerie e di chiacchiere da bar", per aver affermato in una trasmissione tv che "la metà dei precettori di reddito di cittadinanza sono evasori".

Boeri confessa a sua volta enorme stupore per "la reazione scomposta di Tridico, mi sono limitato a riferire che ci sono stime attendibili svolte all’Inps, secondo cui la metà di tre milioni di persone che percepiscono il sussidio sono evasori". Questi i dati ribaditi dall’ex presidente Inps, di cui è possibile rilevare tracce attraverso le indagini della Guardia di Finanza, l’individuazione di delinquenti che godono dell’appannaggio e delle denunce che riempiono le pagine dei giornali sempre più spesso. Ormai si è perso il conto. "Accade spesso – incalza Boeri – che i politici non capiscano i dati o neghino la realtà". Sembra impossibile che tutto ciò possa accadere, laddove è accaduto davvero. "Sono temi discussi all’Istituto a partire dall’incrocio fra i dati amministrativi e campionari sulla base di modelli di microsimulazione in seminari in cui forse Tridico avrebbe fatto bene a partecipare".

Un colpo basso o una botta d’incontro? Boeri si limita a un laconico "sono stime a mio giudizio plausibili". Mentre galleggiano evidenti i dati che un po’ tutti riconoscono. "Tre milioni di evasori totali fra gli autonomi e altri tre tra i dipendenti". la stima è dell’Inps, non mia. Quindi non siamo lontani dall’avere dieci milioni di potenziali interessati al reddito di cittadinanza tra gli evasori e le loro famiglie. Se il quindici per cento di questi lo percepisce il calcolo diventa persino facile: è evasore la metà dei beneficiari". In soldoni, il sussidio concederebbe poco ai nuclei familiari e troppo ai singoli, soprattutto al Sud. Quando era presidente Inps, Boeri aveva suggerito di aspettare l’Isee precompilato e l’incrocio delle banche dati "prima di varare il reddito di cittadinanza; i dati sui patrimoni sono molto efficaci nell’indentificare il sommerso".

Una vale per tante, forse per tutte. Le indagini sull’assegno preso dal padre dei fratelli Bianchi, accusati di aver pestato a morte Willy, sono scattate grazie alle foto dei lussi esibite su Facebook. Va da sé, evidentemente, che le verifiche sui dati non sono state efficaci. È questa l’opinione corrente, l’interpretazione comune dei fatti. Spontanea la domanda: ma allora l’Inps che fa, solo ornamento, tappezzeria, limitandosi al ruolo di ente puramente erogatore sordo alle sollecitazioni e completamente orbo? Boeri la vede così: "Forse gli evasori hanno cominciato a ricevere il sussidio quando i controlli preventivi sui patrimoni non venivano svolti". Un’osservazione grave e insieme logica, bisognava agire prima di concedere il sostegno. Elementare, Watson. "Un conto è bloccare un pagamento prima di erogarlo, altro è recuperare dopo quanto versato".

Secondo Boeri, in Italia il sommerso di 120 miliardi non è distribuito in maniera uniforme fra la popolazione. Ed è palese, evidente, una realtà di nero molto elevata. "Oltre a raggiungere molti falsi poveri, il reddito di cittadinanza non raggiunge molti veri poveri. Questo è il problema più serio. In più, disincentiva il lavoro". Ogni euro sottratto al sussidio è come una tassa del cento per cento. "Non ci guadagno nulla a lavorare". Le opinioni di Boeri hanno valore di una dura requisitoria su come è articolato e viene concesso il reddito di cittadinanza. "Intanto va riformato". I dati forniti dall’Istat ci dicono cosa? Semplicemente questo: la povertà nel 2019, dopo l’introduzione della riforma ha conosciuto "solo una piccola flessione". Tradotto suona così: il reddito di cittadinanza è servito a niente. O quasi.

Franco Esposito