In Italia decolla il sì, non la ripresa degli aerei. Si inabissano i Cinque Stelle, affondano le compagnie aeree. L’atteso decollo non è avvenuto. Il settore rischia di chiudere l’anno con una perdita di 84 miliardi. Lufthansa perde 500 milioni al mese. Invece Alitalia? Ha bruciato nel semestre 2,37 milioni al giorno, in sei mesi fa 490 milioni.

Le compagne aeree hanno tagliato 400mila posti di lavoro dall’inizio della crisi. I voli sono precipitati, giù del 92%. Inesistente ripresa del traffico aereo mondiale potrebbe causare l’annegamento in un mare di perdite le compagnie aeree. Chiesta l’altra ieri la sostituzione dell’obbligo di quarantena con il tampone rapido a tutti i passeggeri. La richiesta mira a scongiurare il crac dell’intero settore. I numeri parlano chiaro, nella loro cinica ineludibile freddezza.

Mentre i dati sui numeri dei voli sono lievemente migliorati a fronte del suddetto meno 92% (meno 45.8% quelli commerciali in agosto, dopo il 50% di luglio), il barometro ha ripreso a segnare tempo pessimo nelle scorse settimane di settembre. Secondo la società che traccia tutti i voli mondiali, il mercato è tornato a scendere dalla metà di agosto.

Situazione estremamente difficile in Europa, dove il traffico per il 2020 crollerà del 55%, calcolo Europol. I voli saranno sei milioni, uno in meno di quello che le compagnie auspicavano speranzose ad aprile, in pieno lockdown. L’orizzonte appare cupo, malgrado 120 miliardi di aiuti pubblici. Si aprirà appunto un buco dalle sembianze di un’autentica voragine. Ottantaquattro miliardi in rosso nei bilanci del settore. Alitalia sembra destinata a vivere sofferenze sempre più acute. Potrebbe rivelarsi ancora più complicato e costoso per i contribuenti il salvataggio, l’ennesimo, dell’ex compagnia di bandiera. Potrebbe rivelarsi addirittura insufficiente il taglio di 400mila posti di lavoro già varato dall’inizio della crisi. Anche in considerazione del fatto che i contagi hanno ripreso a salire. Le compagnie sono corse ai ripari.

Lufthansa ha comunicato ai sindacati che lascerà a terra da cento a centocinquanta aerei e che i 22mila esuberi previsti andranno rinegoziati al rialzo. Il dramma manifesto è scivolato al confine con la tragedia. Europa e Stati Uniti sono andati incontro ai vettori. Una ciambella di salvataggio sotto forma della sospensione fino a marzo 2021 delle regole che fanno perdere gli slot. Ovvero, i diritti di decollo in aeroporto a chi non li utilizza almeno all’ottanta per cento della loro potenzialità. In definitiva, un guaio sull’altro, un peggioramento che sembra non avere mai fine.

Negli States i numero uno delle più importanti compagnie aeree hanno incontrato Donald Trump: chiesti altri 25 miliardi di dollari per evitare la messa in atto di 30mila nuovi tagli. Messo sotto pressione, Trump ha preso tempo. Farà sapere. Ma è chiaro che le imminenti elezioni per la presidenza degli Usa potrebbero diventare ossigeno per le compagnie aeree americane. Probabile che la richiesta di denaro venga accolta. Trump non sembra il tipo disposto a farsi piovere addosso.

Anche in Europa le compagnie aeree si sono spese in ristrutturazioni. Disastrosi i risultati, visto quanto perde ogni mese Lufthansa e la montagna di euro che ha bruciato Alitalia nei primi sei mesi del 2020? Facile la deduzione, persino elementare: l’intero settore aereo andrà in pesantemente in rosso. Come fare, cosa fare? Qua e là pare che le difficoltà abbiano aguzzato un minimo d’ingegno. Molte società hanno lanciato servizi innovativi.

L’obiettivo comune è provare a recuperare soldi sul fronte delle entrate. Hanno provato "voli verso il nulla" Qantas, Eva, Singapore Airlines. Voli senza destinazione. Diversi fornitori di catering aereo hanno operato la conversione in ristoranti online a terra. Vendono sul web, e con un certo successo, i loro classici vassoietti. Il servizio abolito e lo smantellamento di molti vecchi veivoli ha mandato in tilt il settore. Conseguente il crollo del prezzo di mercato per i pezzi di seconda mano per la manutenzione. Alle stelle è schizzato il costo dei parcheggi per i jet, spesso ubicati in zone desertiche o molto secche.

Messe insieme le informazioni sulla ripresa del traffico aereo, la notizia nel suo complesso è pessima per Alitalia. Il piano salvataggio della società è palesemente in stand by: è congelata la nascita della newco data per settimane imminente. Ma questo non è il vero male, con questi chiari di luna conviene a tutti prendere tempo. Tutti d’accordo: meglio evitare la nascita della nuova realtà in un momento così difficile. Diventa infatti molto complicato pensare al decollo della newco zavorrata dal peso, nel primo semestre, del 2020 di 490 milioni di perdite. Destinate oltretutto a crescere in maniera esponenziale fino al 31 dicembre 2020. Facile la previsione.

Franco Esposito