A risultati acquisiti, vince l’antipolitica ed inizia un periodo di confusione che non lascia prevedere nulla di buono. Resta il fatto che i risultati in Italia offrono sicuramente motivi di riflessione, ma il risultato del voto degli italiani all’estero apre una serie di interrogativi ai quali occorre rispondere. Com'è possibile, ad esempio, non sentono la necessità di difendere la loro rappresentanza in Parlamento? A questa domanda si possono dare diverse risposte: - La parata martellante di Merlo non ha convinto nessuno; - Gli emigrati non si sentono rappresentati dai loro eletti; - Non sentono propria la scelta e sentono lontani gli eletti. Mi pare che siamo davanti a delle risposte che compongono una miscela esplosiva che deve fare riflettere prima di tutti i partiti partendo dal PD che tra gli italiani nel mondo ha sempre avuto la maggioranza. In un articolo che abbiamo letto ieri, su Gente d’Italia, l’On. Fabio Porta interrogandosi sui risultati dice: "inizio della fine o nuovo inizio?" Per che ha sempre visto gli italiani all’estero come una zavorra politica e per di più di sinistra, gradirebbe fosse l’inizio della fine. Per noi che crediamo fermamente che gli italiani all’estero, oltre ad essere portatori di diritti siano anche depositari di un ruolo ancora importante per l’Italia, vorremmo davvero che fosse un nuovo inizio. Due sono le possibilità che a nostro avviso vanno esplorate: - L’attacco agli organi di rappresentanza degli italiani all’estero mette in discussione oltre che la rappresentanza parlamentare, anche i COMITES da tempo sistematicamente svuotati del loro ruolo previsto dalla legge e dalla possibilità di intervento per via del progressivo taglio delle risorse economiche. Anche lo stesso CGIE, viene ad essere messo in discussione, ritenendolo un organismo scomodo. - Utilizzare la opportunità offerta dalla modifica della costituzione per fare entrare nella nuova legge elettorale e nella ridisegnazione delle circoscrizioni e dei collegi, la circoscrizione estero venga ricalcolata e tenuta presente con pari dignità di quelle nazionali dando la giusta rappresentanza ai circa sei milioni di iscritti all’AIRE che eguagliano una regione quanto a Sicilia. Questo correggerebbe anche la errata impostazione della legge Tremaglia che ha fissato numericamente i parlamentari da eleggere all’estero non trattando la materia come una circoscrizione aggiuntiva come abbiamo da tempo sostenuto. Resta da risolvere il problema di come si scelgono i candidati. Spesso a causa di trattative a volte estenuanti, si arriva a nominare un candidato proprio a ridosso della campagna elettorale, tirando fuori dal cappello nomi del tutto sconosciuti agli elettori chiamati a votare per fede. Non sempre le scelte sono state felici. Alle ultime elezioni non ha certo aiutato il fatto che la sinistra si è presentata divisa con almeno tre sigle diverse non avendo né cercato né tantomeno raggiunto un accordo. Cosa potrà avvenire in futuro, quando si voterà per leggere un numero ridotto di parlamentari? Si candideranno o auto-candideranno persone che abbiano enorme risorse economiche per potere affrontare una campagna elettorale su un’area così vasta? Si continuerà a scegliere all’ultimo minuto magari scartando dirigenti capaci e ben voluti dalla comunità? Si continuerà ad avere un parlamento di nominati che rende inutile il rapporto tra eletto ed elettore? Sono tutti interrogativi questi, che la sinistra ha il dovere di porsi se vuole ridare dignità alla politica, se vuole che le comunità siano protagoniste nella scelta dei propri rappresentanti. Non seguire la strada della democrazia e del coinvolgimento, aiuterà solo gruppi di potere ad intraprendere la scalata alla conquista ed al controllo della cosa pubblica. Aumenterà il potere discrezionale dei quattro segretari di partito che potranno nominare i propri amici o i propri sodali a loro piacimento, scambiando l’avvicinarsi ad una nuova forma di potere assoluto per democrazia. Altro che democrazia diretta, ci troveremmo di fronte ad una dittatura mascherata che allontanerà le grandi masse dalla politica. Questa è una chiave di lettura della vittoria del SI, che ci dice che l’elettore vuole contare e vuole tornare ad essere protagonista nella gestione della democrazia e nella scelta di chi deve rappresentarlo in parlamento, di chi deve governarlo. Proprio come usava una volta, prima che il termine democrazia abusato e svuotato cambiasse significato.

SALVATORE AUGELLO, SEGRETARIO GENERALE USEF E PRESIDENTE CARSE