Nicola Di Bari vive e lotta insieme a noi. Da tempo scomparso dalle grandi platee televisive, il cantante compie 80 anni nella più assoluta normalità e tranquillità. Nicola Di Bari, pseudonimo di Michele Scommegna, nato a Zapponeta, frazione di Manfredonia, il 29 settembre 1940, giorno in cui si festeggia il patrono del paese, San Michele, appunto, è un emigrante vecchio stile, di quelli partiti dal sud con la valigia di cartone per trovare fortuna a Milano, città rivelatasi determinante per la sua eccezionale carriera di crooner dalla voce cavernosa. Nonostante il peso dell’età, Nicola continua a lavorare poiché è una delle voci storiche della canzone italiana.

Così gira il mondo con le sue canzoni, diventate ambasciatrici della nostra migliore tradizione canora. Per la storia lui è il quarto cantante che ha vinto il Festival di Sanremo per due edizioni consecutive, nel 1971 con "Il cuore è uno zingaro" e nel 1972 con "I giorni dell'arcobaleno". Ha vinto anche Canzonissima nel 1971. Alcuni suoi brani sono diventati degli evergreen della musica italiana, al punto di essere stati reincisi in anni successivi da altri artisti: ad esempio "Chitarra suona più piano", incisa da Mina nell'album "Uiallalla" o "La prima cosa bella", interpretata da Malika Ayane per la colonna sonora dell'omonimo film. Temi assai attuali dei suoi brani sono quelli dell'emigrazione e dell’attaccamento alla terra natia e alla vita rurale, persa per sempre. Tra questi ricordiamo "Zapponeta", dedicato al suo borgo natale e "Paese".

Per il suo compleanno confessa: "Ancora oggi sono un uomo del Sud che a 18 anni ha lasciato la famiglia nella speranza di trovare successo altrove. Ottenni una scrittura privata con una casa discografica e quando registrai il mio primo 45 giri quella voce piena di sale e di sabbia piacque al pubblico. I primi a dover partire, per lavori molto più duri del cantante e per terre molto più lontane di Milano, siamo stati noi italiani. Per questo, quando si parla di immigrazione, bisogna sempre ricordarsi delle peripezie, dei dolori e delle sofferenze degli italiani di 50 anni fa. Gli immigrati vanno aiutati, l’Italia e l’Europa tutta devono aiutarli".

Un anniversario speciale perché Checco Zalone, campione d’incassi nelle sale italiane, lo ha voluto nel cast del suo ultimo film, "Tolo Tolo", dove interpreta il ruolo dello zio cardiopatico del protagonista, ansioso di incassare il risarcimento dello Stato per la sua morte presunta. "Non conoscevo Checco Zalone - spiega Nicola - se non per aver visto i suoi precedenti film. Mi chiamò circa sei mesi fa dicendomi che avrebbe voluto incontrarmi. Venne a Milano con il produttore Pietro Valsecchi. Andammo a mangiare in un ristorante. Tanto pesce e tanta emozione: mi propose di recitare nel suo film, nella parte che mi è più consona, il parente pugliese, il suo zio cardiopatico".

Ma c’è di più perché accanto a lui recita una persona speciale: "Sì, mia figlia Arianna che fa l’attrice di teatro. Penso che Checco la conoscesse. Quanto alla canzone ‘Vagabondo’, presente nel film, l’ha scelta perché Checco è un sognatore, che come un nomade gira il mondo. Ed era quello che cantavo io negli anni Settanta. Anche se la mia canzone preferita è ‘La prima cosa bella’, che a Sanremo arrivò seconda, scritta quando nacque Ketty, prima figlia di quattro: mi cambiò la vita".

Così Nicola sta godendo di un eccezionale ritorno di popolarità, anche se aveva già lavorato nel cinema: nel 1972 ha partecipato al film poliziesco "Torino nera" per la regia di Carlo Lizzani, a fianco di attori quali Bud Spencer. Precedentemente aveva recitato con altri due cantanti, Don Backy e Caterina Caselli, nel film "L'immensità" (La ragazza del Paip's) del 1967, diretto da Oscar De Fina e nella pellicola "La ragazza del prete" del 1970 diretto da Domenico Paolella. Nel 2010 è uscito al cinema il film di Paolo Virzì dal titolo "La prima cosa bella" con il successo del cantante pugliese come colonna sonora. Nel film si ascolta sia la versione originale, sia una cover interpretata da Malika Ayane.

Ancora oggi Nicola di Bari rammenta bene i suoi esordi pugliesi: "Ero un ragazzino, durante la festa patronale del paese ero in giro con gli amici per le bancarelle. Improvvisamente notai un vecchietto triste e silenzioso accanto al suo banco di gelati. Mi avvicinai e gli chiesi: ‘Che succede, gli affari non vanno bene?’. E lui: ‘Non ho un filo di voce e non riesco ad attirare clienti. Tutti vanno a comprare gelati dagli altri, da quelli che si fanno sentire con un bel vocione. Il vecchio gelataio aveva le lacrime agli occhi. Allora presi il suo megafono e incominciai a gridare Gelati, gelati, i migliori gelati delle Puglie! Improvvisamente il chiosco si affollò di curiosi. Gli amici cominciarono a incitarmi: Michele, perché non canti una di quelle canzoni, come fai di solito durante la ricreazione a scuola? Un po' per gioco, cominciai a cantare accorgendomi che la gente si avvicinava, applaudiva e mi chiedeva il bis. Intanto i gelati del vecchietto andavano a ruba. In realtà fino ad allora non avevo mai sentito il desiderio di cantare, credevo che la mia voce fosse troppo grezza. Invece la bellezza e l'originalità stava proprio in quella specie di cupezza vocale. Ma di questo mi sarei accorto solo successivamente".

di MARCO FERRARI