Allarme in Campania, causa Covid cresce l’usura. "Nel periodo marzo-agosto 2020, il valore dei proventi usurari sottoposti a sequestro è più che raddoppiato", informa il comandante della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. Si diffondono e proliferano nuove tecniche criminali come il "prestito che sembra beneficenza". Complice la crisi economica provocata dal Covid, la Campania è una delle regioni record sui proventi da tassi da strozzo. Sotto l’aspetto dell’usura da Covid, la Campania è identificabile come una regione in piena emergenza.

La Prefettura di Napoli ha accolto ventisei richieste di aiuto da vittime dell’usura. Pizzerie, negozi di elettrodomestici, piccole imprese di raccolta dei rifiuti e coloniali hanno ricevuto l’aiuto previsto dalla legge. Le richieste sono aumentate a dismisura dall’inizio dell’emergenza Covid. L’ufficio dedicato della prefettura di Napoli, a sostegno delle vittime del racket dell’usura, ha liquidato pratiche per un milione e 300mila euro. Disagi palesi e lampante emergenza hanno aumentato il bisogno di denaro. In tanti, proprio in tanti, non sono riusciti ad ottenere prestiti dalle banche.

Resta quindi solo la strada dell’usura. Un fenomeno cresciuto drammaticamente del dodici per cento in Campania, da inizio anno. Il fenomeno è gestito in gran parte da organizzazioni criminali. Imprese tra virgolette con grande disponibilità di liquidità ottenuta attraverso pratiche illecite. In primis, lo spaccio di droga. In Campania l’usura ha assunto un nuovo volto. Quello del prestito simulato descritto dagli inquirenti della Guardia di Finanza. "Non la classica proposta di prestito da restituire con interessi, ma semplici elargizioni a sostegno di un’attività. Una sorta di welfare criminale, con personaggi che in alcuni contesti sociali si propongono come benefattori". E poi? Poi si presentano all’incasso chiedendo la restituzione dei soldi prestati. "In alternativa, si impadroniscono delle attività finanziarie".

La Guardia di finanza non ha smesso mai di svolgere indagine a tappeto. Si è spesa in uno sforzo costante durissimo. Effettuate indagini tra Castellamare di Stabia e Pompei sull’attività usuraia di Nicola Esposito, ritenuto affiliato al famigerato clan Cesarano. Che cosa hanno appurato gli inquirenti? "Nicola Esposito avrebbe prestito 550mila euro in contanti a un imprenditore con interessi annui anche del centoventi per cento del capitale". La riscossione del denaro è proseguita anche dopo l’arresto del criminale: provvedeva la moglie. Al Comando regionale della Guardia di Finanza sono certi di aver messo le mani nel posto giusto.

"Le vittime erano costrette a pagare 5500 euro di interessi, che si perpetuavano e sarebbero finiti quando la vittima non fosse stata più in grado di restituire tutta insieme l’intera somma ricevuta in prestito". Il rischio diventava a quel punto evidente, certo, reale. L’imprenditore vittima era costretto a cedere la direzione e la gestione della sua azienda ai suoi biechi aguzzini. "Usura contro capitale" è un altro tipo di prestito usuraio. La vittima riceveva minacce e aggressioni fisiche per convincere a rispettare i pagamenti.

Ma c’è un caso di usura che ha coinvolto quattro regioni: Campania, Toscana, Lombardia, Veneto. Un attivo giro usuraio di tre milioni prestati a più imprenditori, con interessi ricavati al 275 per cento. L’inchiesta ha portato al sequestro di beni per 400mila euro considerati frutto di interessi usurai. La somma rientra tra quei sequestri in crescita di cui parla il comandante della Guardia di finanza. Ma non è detto che gli usurai siano legati a clan camorristici. Comunque non lo sono sempre. Trentasei milioni di euro sono stati sequestrati a Antonio Morlando, imprenditore con attività in Campania e nel Lazio.

Come agiva questo chiamiamolo signore nel campo dell’usura? "Riusciva a penetrare in realtà societarie già affermate a prenderne il controllo in maniera occulta e surrerrizia". C’è pure un distributore di carburanti di Santa Maria la Carità che avrebbe arrotondato le sue entrate dal 2013 prestando 65mila euro a un commercialista della penisola sorrentina. Il prestito prevedeva interessi usurai per 300mila euro, pari a oltre il sessanta per cento. Ogni usuraio ha le sue tecniche operative. Il distributore di carburanti si faceva consegnare assegni in bianco senza indicazione del beneficiario, incassati poi da persone diverse.

Univoca e inevitabile la conclusione, a quel punto diventata ineludibile. Il commercialista, per restituire il prestito, sarebbe stato costretto a vendere anche le case del padre e della madre. All’usuraio, questa volta, sono stati sequestrati 320mila euro. "Ma l’usuraio è andato ben oltre", comunicano dal Comando regionale della Guardia di finanza. "Per prosciugare impietosamente le risorse economiche del commercialista, costringeva il commercialista anche ad assumere la moglie come collaboratrice professionale con regolare busta paga". Stipendi e oneri contributivi e previdenziali compresi.

La Campania è al terzo posto (dopo Puglia e Sicilia) per mutui assegnatari dal Comitato italiano antiusura e antiracket nel 2019. Scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua ultima relazione: "Diffusa mancanza di liquidità successiva al lockdown espone molti commercianti all’usura. Conseguente è il rischio di impossessamento da parte delle organizzazioni criminali usuraie delle attività economiche con finalità di reimpiego e riciclaggio di capitali illeciti". Amara, amarissima, drammatica verità: In Campania e dintorni il covid è il padre di tutte le usure.

di FRANCO ESPOSITO