Cristoforo Colombo finisce in tribunale. Si tratta dell'ennesimo tentativo di cercare di fermare l'assurda ondata di proteste che, ormai da tempo, ha coinvolto in tutti gli States il navigatore genovese simbolo dell'italianità. La causa federale è stata intentata da Italian American One Voice Coalition, organizzazione che ha come primo obiettivo quello di difendere l'eredità, il patrimonio, la cultura degli italo-americani negli Stati Uniti con l'aggiunta di un sostegno finanziario da parte di UNICO National, la più grande organizzazione italo-americana degli States. Il motivo di questa azione è stata la decisione presa dalla città di West Orange, nel New Jersey, e dal suo sindaco, Roberto Parisi (di chiare origini italiane) di rimuovere il monumento dedicato a Colombo. Si tratta, si legge nei documenti presentati in tribunale, di una azione che priva gli italo-americani "del diritto civile di onorare le loro origini storiche e culturali in questo modo o nella maniera ritenuta opportuna".

Robert Parisi, sindaco di West Orange,
New Jersey

Secondo i legali di Italian American One Voice Coalition togliere la statua "nega agli italo-americani il loro diritto costituzionale di una eguale protezione da parte delle leggi, trattando gli stessi in maniera differente rispetto ad altri simili o gruppi". Con questa denuncia presentata in tribunale, si richiede l'ingiunzione alla città di rimettere il monumento nella stessa posizione in cui si trovava dal 1992, all'incrocio tra Valley Street e Kingsley Street, quando venne scoperto per commemorare i 500 anni dall'arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo. "Si tratta - ha sottolineato André DiMino, portavoce dell'associazione - di un trattamento ingiusto della statua e di tutto ciò che rappresenta". L'eliminazione del monumento a West Orange (città del New Jersey di 50.000 abitanti, lì morì nel 1931 il celeberrimo inventore Thomas Edison) è avvenuta in seguito alle proteste, in tutti gli States, per l'uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia.

"La leggenda di Colombo - il discorso di Parisi per giustificarne la rimozione - non corrisponde alla storia. Oggi l'uomo, le statue che celebrano la sua vita sono divisivi e rappresentano un simbolo di odio e oppressione e non possono rimanere come parte della nostra comunità". Parole dettate dall'ondata di violenze e proteste compresa una petizione che però ha raccolto appena 1500 firme (il 3% della popolazione) che hanno colpito anche West Orange. Ma tutta la narrativa che ha portato alla decisione presa dalle autorità di West Orange è definita 'falsa' nella causa intentata dall'organizzazione italo-americana. "I monumenti dedicati a Cristoforo Colombo - si legge ancora - rappresentano la lotta contro innumerevoli atti atroci e razzisti subiti dagli emigranti italiani negli USA in quanto stranieri e cattolici".

Altre azioni legali sono state intentate negli States, ma la motivazione, per chiedere il ritorno o la non rimozione delle statue, era stata la "storia revisionista e incostituzionale'. Questa volta si entra in un campo più profondo, i diritti civili. E da West Orange le cause, con le stesse motivazioni, potrebbero allargarsi contro altre città, questa l'intenzione di Italian American One Voice Coalition. Nel frattempo però nessun commento da parte del sindaco Parisi, un suo portavoce si è limitato a sottolineare che la causa non era stata notificata e quindi non c'era nulla da dire. "Il sindaco ha fatto la cosa sbagliata - ha insistito DiMino - non avrebbe dovuto agire così rifiutandosi anche di consultare il consiglio comunale e di inserire la questione all'ordine del giorno consentendo in questo modo un dibattito pubblico".

Manny Alfano (a destra) presidente di Italian American One Voice Coalition

Nel frattempo il City Council una grande città dal profondo background italiano, Baltimore, tradendo la propria storia, ha deciso di portare all'ordine del giorno due proposte di legge: togliere il nome di Cristoforo Colombo dalla commemorazione annuale (il secondo lunedì di ottobre, Columbus Day festa federale) sostituendolo con l'Indigenous Peoples' Day, ma anche di togliere il nome a un obelisco dedicato al navigatore per riciclarlo in onore delle vittime della polizia, altra decisione che sta provocando forti polemiche. Baltimore, la 'Democratica' (con la maiuscola visto da chi è governata: non ci sono rappresentanti Repubblicani) ha anche rifiutato, come richiesto dall'ex senatore John Pica, la doppia celebrazione italo-americani e nativi. "Noi non condividiamo il giorno" la risposta autoritaria di Jennifer Foylan che rappresenta Indigenous Strong. Intanto, tornando nel New Jersey, a Trenton il 'Columbus Park' è stato ribattezzato 'Unity Square Park' e altre iniziative contro gli italo-americani sono in arrivo...

Roberto Zanni