Eroi precari italiani richiesti all’estero. È caccia all’infermiere italiano, in Germania e in Inghilterra. Una frenetica campagna acquisti è in atto, per i nostri veri eroi dell’era Covid si è aperto un grande mercato. Cinquanta neo laureati over 50 vanno all’estero per uno stipendio triplo e contratti veri. Un’agenzia specializzata funziona da concreto, apprezzato, serio intermediario. In Germania, sul sito dell’ospedale Maria Hilf di Moenchengladbach scorrono le immagini e le parole di Andrea e Marco. Mostrano e raccontano cosa i due infermieri? Andrea è di Niscemi, Caltanisetta; Corrado di Palermo. Dice questo Corrado, affrancato dall’incubo Italia: "Ero stanco di passare da un contratto a tempo all’altro". Andrea e Marco lavorano da alcuni anni all’ospedale Maria Hilf, mezzora in auto da Dusseldorf. L’ospedale conta 754 posti letto e 2.500 dipendenti. Molto vasto il complesso sanitario, semplicemente uno dei tanti ospedali tedeschi pubblici e privati a caccia di infermieri italiani.

È lì, proprio lì, che il Maria Hilf ha creato "un’agenzia che in Italia, già quest’anno, ha selezionato una ventina di candidati", afferma il consulente Valerio Gruessner. Il cinquanta per cento dell’agenzia è formato da neolaureati in scienze infermieristiche. L’altro cinquanta per cento è di competenza del governo e degli over 50. Spiega il consulente Gruessner: "In Italia le opportunità di un lavoro stabile sono poche. Quindi vengono da noi. Scappano tutti da anni di contratti di lavoro con partita Iva, senza tutele né diritti". La busta paga, di conseguenza, è l’ultima cosa che viene presa in considerazione. Avviata dalla Germania nel corso degli anni, la campagna di reclutamento si è intensificata con l’emergenza sanitaria. Si cercano infermieri italiani, e la ricerca assume di giorno l’aspetto di un’autentica caccia.

Infermieri cercansi, un po’ dappertutto. A Berlino, Amburgo, Francoforte, Monaco di Baviera. Un po’ in tutti i reparti ospedalieri, in particolare per la terapia intensiva e la geriatria. L’infermiere italiano è diventato il più ricercato, in Germania. Passata la moda di portoghesi e rumeni, gli ospedali tedeschi puntano forte sugli italiani. E un motivo c’è, a detta dei professori alla guida delle strutture nelle principali città della Germania: "Gli italiani riescono a integrarsi meglio", secondo l’unanime giudizio germanico. Ma la chiave di volta è un’altra, precisa, netta, visibile a occhio nudo, palpabile. La Germania riesce a offrire tutto quello che l’Italia non è in grado di garantire". Contratto di lavoro a tempo indeterminato, spesso vitto e alloggio gratuiti, uno stipendio base di 2.800 euro lordi; straordinari, indennità e specializzazione consentono di arrivare a 4.500 euro, ovvero dai 2.500 ai 3.000 netti. Senza contare i corsi di lingua tedesca, retribuiti pure quelli.

Ma in Italia un infermiere come se la passa? Bene no, campicchia, sopravvive, deve tirare la cinghia e stare attento a tutto, mettersi a stecchetto con quello che mediamente trova in busta paga: 1.410 euro. La differenza è palese, si vede, soprattutto si sente. La precarietà, poi, fa la differenza. Una questione annosa, in Italia mai risolta. Nel Paese, appesi a un filo, vivono in sedicimila, tra contratti a tempo determinato, quando va bene, e collaborazioni libero-professionali. Le aziende sanitarie, anche in piena emergenza, per rinforzare gli organici hanno utilizzato varie forme contrattuali, volendo percorrere la strada della non assunzione stabile. "Li abbiamo chiamati angeli ed eroi", fa notare il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma. "E adesso li accompagniamo al confine, i nostri infermieri. Se vanno prima di tutto in Germania, ma la richiesta arriva anche dal Regno Unito". E dal Lussemburgo, in pratica da metà Europa occidentale. In ragione del fatto che la formazione infermieristica italiana è considerata molto qualificata all’estero.

La Germania ha carenza di personale sanitario. Una fondazione tedesca stima che entro dieci anni mancheranno all’appello 350mila infermieri. Laddove anche l’Italia non è che sia messa granchè bene: avrebbe bisogno di almeno 53mila infermieri in più. Ma la Germania, nel tempo, sta diventando un polo di straordinaria attrattiva. La soluzione del problema del precariato. In Italia ci sono infermieri vincitori di concorso con ventuno anni di precariato. "È tutto fermo, ho dovuto accettare anche un contratto interinale. Ora ne ho uno a tempo determinato in scadenza", l’infermiera di Lanciano è tenuta ad affidarsi all’anonimato, nel timore di andare incontro a ritorsioni. "La mia retribuzione mensile è tra i 1.300 e 1.500 euro, dipende dagli straordinari". Dite un po’ voi se anche questa è vita. È una condanna agli stenti, per l’infermiera vincitrice di concorso impossibilitata a trasferirsi in Germania per motivi familiari.

L’ultima cattiveria l’hanno commessa le Regioni: trovato l’accordo di una sanatoria con un concorso che destina il cinquanta per cento dei posti ai precari. Ma si tratta di facoltà, non di obbligo. Un’assurda riserva, questa. Monta perciò la protesta sindacale. "Suona anormale che sia stata scelta la strada del concorso per migliaia di precari da tanto tempo in corsia, spesso privi di tutele, reduci dall’aver dovuto affrontare anche l’emergenza Coronavirus". Non va bene, proprio no. Ma la Sanità in Italia è anche questa. Bere o affogare? Gli infermieri precari affogano.

Franco Esposito