Come liberata, Venezia. E come un sogno che si materializza e realtà diventa alle undici della mattina. Il Mose in funzione dopo diciassette anni di ritardi, scandali e denunce di ruberie. La gioia di Venezia, affrancata all’incubo che l’ha a lungo ossessionata. Quello dell’acqua alta. Sembra inverosimile ma accade, le onde del mare si infrangano e si spaccano contro il Muro Giallo.

La prima volta del Mose, l’acqua è alta, ma Venezia è salva. L’alta marea appare e poi scompare, e non riesce a mettere in crisi la città. Non si porta via Venezia. Sferzano le raffiche di scirocco, gonfiano i vessilli con il Leone, quando il cielo plumbeo dell’alba lascia il posto a un sole pallido che illumina discreto piazza San Marco. Venezia affrancata da venti anni di allagamenti, danni, mangiatoie, manette, promesse mancate, bestemmie, lacrime, Il Mose in funzione porta allegria, gioia. Solo piccole pozzanghere in prossimità dei tombini. Sereni gondolieri e gondole di fronte al Danieli, famoso albergo. L’aria è quella tipica da primo giorno. E Venezia non è andata sott’acqua. Vince il Mose con le bocche di porto alzate. E fa una certa impressione. È la dimostrazione che la tecnica può mettere nella condizione di affrontare i cambiamenti climatici. Una giornata storica, così la definisce Zaia, governatore della Regione Veneto. "Abbiamo avuto la certezza che l’opera funziona. Ci è costata molto dal punto di vista finanziario, giudiziario, e non solo. Adesso abbiamo l’assicurazione che il Mose serve a Venezia". Il Mose, del resto, è un acronimo, sta per Modulo sperimentale elettromeccanico. Separa il benedetto dal maledetto, presente fino a quarantott’ore prima dell’effettiva messa in opera. Centotrentacinque i centimetri di acqua annunciati con il maltempo. Costato sei miliardi di euro contro il 4,2 preventivati, una lunga storia durata diciassette anni, il Mose divide il mare incazzato e la laguna. Protegge la città dall’aggressione stagionale del suo peggiore nemico, l’alta marea. L’attesissima entrata della barriera di ferro sottomarina ha filtrato il flusso della marea impedendole di inondare Venezia. In particolare la zona più bassa, piazza San Marco, la Basilica, il Palazzo Ducale, le procuratie vecchie e nuove, i portici. Solitamente la marea era alta quaranta centimetri, nei giorni di piena. Il Centro Maree, come detto, ne aveva annunciati centotrentacinque. Un miracolo, più che un successo vero e proprio. Il risultato clamoroso che poteva essere ottenuto in tempi molto più brevi, sostiene il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. Felice il sindaco Brugnaro, traboccante orgoglio. "Perché è impossibile, oggi per un veneziano non esserlo". Ma c’è anche chi non nasconde punte di scetticismo. Mugugni che sembrano liguri, non veneziani. "Vediamo se e per quanto il Mose funzionerà, e quanto costerà la manutenzione, io ho più di un dubbio", fa sapere Marco Proietto, di una nota famiglia di ristoratori. Stupiscono, fanno sorridere, alimentano ironie le passerelle. Il Mose in funzione mette in risalto la loro inutilità. Almeno per una volta. Le hanno posate nella notte, per precauzione. Certo, poteva anche andare male, andare a buca o bene e male a metà. Invece è andata di lusso e turisti e autoctoni continuano implacabili a scattare selfie che resteranno nella storia. Emozionati negozianti e orefici di piazza San Marco. "Piango dall’emozione se penso all’acqua che ho raccolto in 25 anni", in lacrime il gioielliere Piero Bevilacqua. "Ora si volta pagina". Il filo giallo del Mose è spuntato a pelo d’acqua alle otto e mezza del mattino. Bloccato il traffico nautico nel canale. Un’ora e le paratie erano completamente sollevate. Due motovedette, una dell’arma dei Carabinieri l’altra della Capitaneria, sono rimaste nel bacino a vigilare. È filato tutto liscio. Il sindaco Brugnaro ringrazia tutti, vigili del fuoco, tecnici, impiantisti. Molti veneziani con gli occhi lucidi. "Se il Mose però l’avessero fatto partire prima del dodici novembre 2019, sarebbe stato meglio". L’ultima volta, quel giorno, che l’acqua alta ha fatto disastri a Venezia. Meno del 1966, più del 1979. Furono messe paratie alte un metro e sessantacinque centimetri, ma non bastarono. E Venezia pianse, undici mesi fa. Il passato buio veneziano. Adesso no, cambia tutto. La scena madre è quella del selciato in trachite euganea di piazza San Marco incredibilmente libero, asciutto. La gente è in fila per entrare a Palazzo Ducale.

In una giornata di alta marea, è come un vero scoop. Invece degli stivali di gomma tutti, turisti e locali, indossano le sneaker. Venezia ha vinto la sua prima battaglia contro l’acqua alta. Che le ha dato la vita, ma che ogni volta, quando si ripresentava, la faceva morire. Venezia può voltare pagina.

FRANCO ESPOSITO