Domenica, alle 19,30, nell’ora precisa del meridiano del Po, i giocatori della Juventus arrivano all’Allianz Stadium per la partita col Napoli che non c’è. La consegna di Pirlo è giocare comunque perché non è la prima volta che la Juve gioca contro un avversario che non c’è. Molte squadre che vanno a giocare all’Allianz Stadium preferiscono fare da comparse per non urtare la suscettibilità dalla Real Casa che non ammette avversari che le diano fastidio, escludendo Real Madrid, Ajax e Lione che sono stati autorizzati a farlo in serate di accidentale permissivismo bianconero. Nella tarda serata torinese, tutti i giocatori della Juventus si allenano sul rettangolo di gioco, dove raramente gli arbitri hanno un bidone al posto del cuore, e ognuno palleggia col protocollo anti-Covid 19 della Federcalcio ad eccezione di Cristiano Ronaldo che non deve essere gravato da protocolli e impegni eccessivi.

Alle ore 20, sul medesimo meridiano del Po, entrano in campo il presidente Andrea Agnelli (che ha lasciato la moglie inglese Emma Winter per una moglie turca, Deniz Akalin di ovvie sembianze ottomane) e il vicepresidente Pavel Nedved (che ha lasciato la moglie Ivana per gli occhi azzurri di Lucie Anovinova), ma questi sono affari loro e di Alfonso Signorini esperto in affari di cuore e di corna. Del resto, anche il maestro Andrea Pirlo ha lasciato dopo tredici anni la moglie Deborah Roversi per accasarsi con Valentina Baldini che, nel giro Juve, ha avuto una relazione con Riccardo Grande Stevens. È il brand bianconero. Mogli e buoi non sono affari tuoi. Ed ecco che appare il chief football officier Fabio Paratici, piacentino di Borgonovo Val Tidone, che, avendo stabilmente una unica moglie, sfugge alle curiosità di Alfonso Signorini, e Fabio Paratici porta sul campo un tavolino.

Mentre Cristiano Ronaldo raggiunge in volo la copertura dello stadio, elevandosi ben oltre i 2,56 metri del gol di testa alla Sampdoria, uccello portoghese senza pari, Agnelli, Nedved e Paratici si siedono attorno al tavolino in attesa della regina Vittoria appositamente invitata alla partita Juventus-Napoli per deciderla con la sua sola presenza al tavolino. Con la regina Vittoria al tavolino, tutti i giocatori della Juventus in segno di trionfo alzano le braccia al cielo, da dove ridiscende Cristiano Ronaldo dopo l’ultimo colpo di testa. Dall’eremo dei 92 anni, Giampiero Boniperti, il geometra novarese di Barengo, ricorda che i tamponi non sono importanti e l’unica cosa che conta è vincere anche col Covid. Alle 17,15, prima che la Juve alzi le braccia al cielo per la vittoria "come da protocollo Figc", plana su Torino e la nazione intera il comunicato della Lega Calcio che, sventolando regole certe non derogabili, annuncia nel burocratese calcistico che Juventus-Napoli si deve giocare perché non ravvisa provvedimenti di autorità statali o locali che impediscano lo svolgimento della partita.

Eppure, il Protocollo stabilisce che si giochi anche se qualche giocatore è risultato positivo "fatti salvi i provvedimenti delle autorità statali o locali". È il caso delle Asl di Napoli che hanno impedito la partenza del Napoli per Torino dopo i casi positivi di Zielinski ed Elmas. Tra i più acculturati di regolamenti del pallone si afferma che se il Napoli, non presentandosi all’Allianz Stadium, avrà partita persa 0-3 a tavolino. A questo punto, il giallo-scrittore Maurizio de Giovanni di anni 62 e 26 romanzi, napoletano di fede azzurra, sentenzia, con l’approvazione di tutti i bastardi di Pizzofalcone, che il campionato deve essere cancellato. Rifacendosi al titolo di un suo fortunato romanzo, De Giovanni aggiunge che il comunicato della Lega segue "il metodo del coccodrillo". Allo stesso tempo, il ministro della salute Roberto Speranza, oltretutto paladino del partito Liberi e Uguali, fa sapere che Juventus-Napoli non si giocherà e il campionato può andare avanti. Come si sa, le Asl 1 e 2 di Napoli, dopo i casi positivi di Zielinski ed Elmas, hanno imposto l’isolamento fiduciario a tutta la squadra del Napoli che, così, "non può andare a Torino".

Si vuole evitare un secondo "caso" Genoa. Si apre uno storico contenzioso fra le Asl napoletane e la Lega calcio. Le Asl confermano l’isolamento del Napoli puntualizzando piccate: "Non dobbiamo chiedere permesso a nessuno per tutelare la salute dei nostri cittadini". Aurelio De Laurentiis, appellandosi al filosofo di casa nostra Giambattista Vico e rigettando lo 0-3 a tavolino, preannuncia corsi e ricorsi al Tar, all’Oms, all’Onu, a nessuno e centomila. La Juventus vorrebbe gridare al complotto. Il Napoli non sarebbe salito a Torino per motivi abbietti. Teme la Juve e ha voluto evitare l’incontro. In realtà, non giocandosi la partita, il danno è tutto del Napoli che, di questi tempi, avrebbe affrontato, con grande vantaggio, la Juve indecifrabile di Pirlo, mentre se la gara verrà rinviata, come suggerisce il buonsenso e sentenziano le eccezioni previste dallo stesso Protocollo Figc, troverà una Juve meglio organizzata. Cala la notte a Torino e i giocatori della Juventus sono tutti all’Allianz Stadium, ma il Napoli non c’è e domani è un altro giorno, si vedrà. Il calcio è nel caos. Come si risolverà il "caso" Juventus-Napoli?

BENEVENTO

Ma Pippo-Pippo lo sa che per lui canta tutta una città? Queste sono le partite da vincere. Non è stato facile, al Vigorito, contro il Bologna (1-0) per il Benevento di Pippo Inzaghi che ora ha sei punti in classifica, uno meno dell’Inter. Allegria. Lorenzo Montipò di Novara, 24 anni, 1,91, è stato il primo eroe di un pomeriggio di sole, sofferenza e vittoria. Di mano, di piede, di tutto ha impedito al Bologna di segnare. Sulla straordinaria prestazione del portiere, il Benevento ha costruito la preziosissima vittoria. Presentissimo anche a pochi minuti dalla fine negando a Sansone il gol del pareggio bolognese (e muoia Sansone con tutti i filistei). Il secondo eroe è stato Gianluca Lapadula, di padre pugliese e mamma peruviana, trent’anni passati a giocare in tredici squadre prima di approdare a Benevento. Suo il gol della vittoria (66’), alla Pippo Inzaghi, di rapina, sotto porta, nel mucchio, segnando in scivolata sul corner di Sau. Lapadula quattro anni fa rifiutò il Napoli. Era il bomber del Pescara e De Laurentiis aveva raggiunto l’accordo col club abruzzese per nove milioni di euro. Lapadula disse no al trasferimento perché nel Napoli c’era Higuain e non avrebbe giocato da titolare come pretendeva. Se ne andò al Milan che pagò al Pescara la stessa cifra del Napoli.

INTER

Antonio Conte, il forsennato, aveva appena finito di cantare gloria al gol di Lautaro (Lautaro sii, mio signore) quando l’Inter, che sembrava volesse stracciare la Lazio all’Olimpico, ha perso il filo del gioco beccando il pareggio (1-1) di Milinkovic-Savic, il torrione serbo di 1,91. E pareggio è stato sino alla fine anche dopo l’espulsione di Immobile con la Lazio costretta a giocare in dieci 17 degli ultimi venticinque minuti del match (espulso anche Sensi all’87’). Sembrava spacciata la Lazio di Simone Inzaghi, sfiancata dagli infortuni, contro un’Inter aggressiva, asfissiante, pressing alto, la forza di Lukaku, le cavalcate a destra di Achraf Hakimi, 22 anni, freccia marocchina, e il gol di Lautaro (30’). Ma, nel secondo tempo di tante occasioni fallite da Lazio e Inter, la squadra romana è rinata, ha preso coraggio e ha preso in mano la partita come l’Inter non le aveva consentito nella prima parte della gara. Sul palo di Brozovic all’86’ Conte prima è saltato con le braccia rivolte al cielo, poi si è accasciato, autentico Conte di Montecristo.

SCUDETTO

L’Atalanta vincerà lo scudetto? Va avanti a suon di gol (tredici in tre partite) e ormai deve venire allo scoperto. Fra gli sbalzi d’umore dell’Inter e lo smarrimento della Juventus, può farcela. Le quote Snai per lo scudetto 2021 danno la Juventus a 2,25, l’Inter a 2,75, l’Atalanta a 5, il Napoli a 10. La squadra bergamasca ha polverizzato il Cagliari (5-2) che l’anno scorso aveva sorprendentemente vinto a Bergamo 2-0. Sono andati a segno Muriel, il Papu Gomez, Pasalic, Zapata e l’ultimo arrivato, Sam Lammers, 23 anni, olandese, preso per nove milioni dal Psv Eindhoven.

MIMMO CARRATELLI