Tasse, la fredda cronaca dei numeri. Dichiarazioni dei redditi 2018 di 60.359.546 cittadini italiani che diventano 41.372.851 contribuenti. Tasse. Dunque i paganti almeno un euro sono 31.155.144 e circa 29 milioni di italiani dichiarano di non aver alcun reddito e sono quindi in una forma pubblica o privata a carico dei 31 milioni di paganti una qualche tassa. Tasse, la fredda cronaca dei numeri offre due cifre improbabili, anzi bugiarde: quella dei contribuenti che dichiarano redditi sotto i 15 mila euro annui e quella dei contribuenti che dichiarano reddito sopra i 150 mila euro annui.

Più di diciotto milioni i primi (per l’esattezza 18.156.997). Diciotto milioni di contribuenti che, sulla base dei loro redditi dichiarati, paga in media di Irpef 156 euro annui, 13 euro al mese. Diciotto milioni di italiani questi che, sommati ai 29 milioni di italiani che dichiarano di non aver reddito, fanno circa 47 milioni di italiani( su 60 milioni di cittadini) che di tasse pagano nulla o quasi nulla. Fanno soprattutto un improbabile bugiardo panorama di miseria diffusa, sarebbero tre su quattro gli italiani che sopravvivono a stento con mille euro al mese. Sarebbero, ma non sono. Improbabile e bugiarda è anche la cifra dei contribuenti che dichiarano redditi sopra i 150 mila euro: circa 100 mila. Solo centomila italiani con redditi reali da ottomila circa netti al mese? La realtà dei consumi smentisce clamorosamente.

TRA I 15 E I 20MILA EURO

Con redditi dichiarati tra i 15 e i 20 mila euro annui si collocano altri 5,7 milioni di contribuenti, questi pagano in media di Irpef 1966 euro l’anno. Tanto, poco, giusto? La spesa sanitaria pro capite è in Italia di 1.886 euro, tanto per dare le dimensioni.

TASSE: TARTASSATI A 35 MILA EURO

A 35 mila euro di reddito annuo dichiarato comincia la zona tartassati, qui comincia il legno storto del fisco che porta il 42 per cento dei contribuenti a pagare il 91 per cento dell’Irpef mentre il 58 per cento dei contribuenti ne paga solo il 9 per cento.

TASSE: PAGANTI E PUNITI

La parte minoritaria di popolazione di contribuenti che paga il più dell’Irpef e sostiene per gli altri (la maggioranza) i costi del welfare e dei pubblici servizi viene poi punita. Punita per la sua fedeltà fiscale (obbligata nel caso lavoratori dipendenti e pensionati dalla ritenuta alla fonte). Punita per aver dichiarato e pagato. Punita per dover pagare salato. Infatti chi più paga tasse più viene sistematicamente escluso dalla fruizione di bonus, agevolazioni e sconti fiscali. Al contrario e simmetricamente chi paga meno tasse viene inondato di agevolazioni, sconti e ha accesso diretto ai bonus. Giusto? Redistribuzione della ricchezza? Lo sarebbe, in teoria, se lo Stato effettuasse reali controlli sulla condizione reddituale dichiarata. Ma questo non avviene e quindi il premio in bonus, sconti, agevolazioni non va solo a chi ha meno reddito, va anche, se non soprattutto, a chi occulta, nasconde reddito.

MAPPA SBAGLIATA RICCHEZZA, CIOÈ INGIUSTIZIA FISCALE

La mappa della ricchezza è due volte sbagliata, anzi due volte falsa. Falsa perché scritta e tracciata con la bussola manomessa di dichiarazioni dei redditi da decenni palesemente inattendibili. Ma falsa e sbagliata anche perché tracciata con l’inchiostro dell’ideologia e della pigrizia amministrativa e di governo. Collocare a 35 mila euro annui l’accesso all’agiatezza forse poteva avere un senso quando erano 70 milioni di lire annui. Neanche allora era giustificabile una tale pressione fiscale solo e soltanto sul 13 per cento dei contribuenti, ma 70 milioni di lire un quarto di secolo fa non sono 35 mila euro oggi. L’indicibile verità della mappa vera della ricchezza tassata è ( volerla guardare la mappa) che per via fiscale non c’è ricchezza da redistribuire verso i redditi bassi. Per l’ottima e conclamata ragione che i redditi bassi (quelli vetri e quelli falsi) sono già o esentasse o dalle tasse iper protetti o dal fisco graziati o dal fisco rimborsati per via di welfare e dal fisco premiati in forma di bonus e agevolazioni. Favorire i reddito bassi? Già fatto, anche troppo. E’ la fredda cronaca dei numeri.