Questo Paese non ha pace. Come può averla se nel giorno in cui si deve prorogare l’emergenza in aula mancano 91 deputati? Certo, 40 sono in quarantena, hanno una giustificazione, ma gli altri 41? Lo sconcerto regna sovrano e mentre la maggioranza si interroga, a destra si applaude. Si può andare avanti così in un periodo in cui la pandemia non arretra in Italia? La Camera topperà il buco con una pezza, il decreto ci sarà. Ma che cosa può pensare la gente dinanzi ad uno sfascio del genere? Si cercano scuse, si dice che molti erano impegnati in altri problemi assai delicati. Ma non c’è ragione che tenga. In Italia c’è una gran paura del virus. E mentre si aspettano le misure che possano combattere il male, la Camera dei deputati diventa la Camera degli assenti. Divisioni e polemiche non si placano.

Nel Pd, qualcuno storce ancora la bocca e vorrebbe un rimescolamento delle carte. Nicola Zingaretti si confessa ai giornalisti. "Il doppio incarico è gravoso", dice. Che sta a significare? Accetta di diventare ministro? In tal caso dovrebbe mollare la poltrona di governatore del Lazio. Oppure dare ad altri l’incarico di segretario del partito. I suoi fedelissimi non ci stanno e ricordano i precedenti di Giovanni Spadolini e Ciriaco De Mita, entrambi numeri uno del Partito Repubblicano e della Democrazia Cristiana. In più presidenti del Consiglio. "È sufficiente questo particolare?" incalzano.

Per non parlare dei 5Stelle dove la guerra è ancora aperta senza esclusione di colpi. Una decisione la si è presa. Gli stati generali si terranno a novembre. E allora si saprà chi comanda e chi deve rimanere a guardare. Le fazioni sono due. Con Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista l’uno contro l’altro armati. I governisti e gli antigovernisti. I primi sottolineano gli ultimi risultati delle elezioni amministrative in Italia (vale molto il patto con il Pd). Gli altri ritengono che il Movimento ha perso la sua identità. Scissione? Forse, può darsi, chissà? Con il presidente della Camera Roberto Fico a far da paciere. "Quando io ero all’opposizione non abbandonai la nave!", tuona contro i suoi compagni di cordata.

Il mal di pancia non risparmia il centro destra con Salvini nell’occhio del ciclone per aver perso due importanti appuntamenti il 20 e il 21 settembre. Sia pure nel silenzio lo si accusa di non aver più in mano la situazione. Lo vogliono far dimettere? Per il momento no, perché vorrebbe dire riconoscere la pesante sconfitta. Subita anche con la cancellazione dei decreti di sicurezza che avevano la sua firma quasi esclusiva.

Pure tra i berlusconiani non spira un’aria tranquilla. Il Cavaliere è ancora a casa, non entra nella buriana e assiste a quel che sta avvenendo nel suo partito. Con Toti e la Carfagna che chiamano a raccolta i moderati per dar vita ad una formazione che sia più centrista. Si danno appuntamento a tavola e fra un piatto di spaghetti e un pesce arrosto decideranno il da farsi. Infine, c’è chi organizza a Roma per sabato prossimo una "marcia della liberazione". Quali sono gli scopi? Due: via il governo giallorosso ed elezioni subito. Ripetiamo: che Paese è mai questo?

BRUNO TUCCI