Chiamiamola pure TeleSalvini. Riempie lo schermo il numero 1 della Lega, che quasi monopolizza il tempo delle apparizioni televisive. Ma il risultato della straripante presenza di Salvini in tv? Schermo pieno, urne vuote. L’ultima sconfitta rimediata tra elezioni comunali e ballottaggi. Una moria di voti per il capo leghista, malgrado abbia passato undici ore di presenza televisiva tra Tg e talk show. Undici ore, alla faccia della par condicio. Stracciati i colleghi leader di partiti. La classifica dei politici in tv dice semplicemente questo: Salvini al primo posto, maglia rosa visto il colore del maggiore evento sportivo attualmente in corso in Italia, 575’ in tutto, solo per quanto attiene i talk di sette reti generaliste.

Rai, Mediaset, La7. Matteo Renzi, pensa te, al terzo posto, anche per lui video pieno e urne vuote, 277’ consumati in tv. Ai piedi del podio, Luigi Di Maio, con 276’; in quinta posizione, a sorpresa, Azzolina ministro dell’Istruzione. Sorprendente fino ad un certo punto, perché la scuola ha monopolizzato interesse e attenzione degli italiani. Ducentoventotto minuti di televisione per lei. Ma Conte e Zingaretti? Il segretario del Pc presidente della Regione Lazio è disperso nelle retrovie del gruppo. Undicesimo con 89’, scavalcato addirittura da Toninelli e dalla Santanchè, a precedere con 165’ Meloni, Sileri e Vittorio Sgarbi.

Dov’è Conte? Incalza Salvini, ma non lo supera, tenuto a debita distanza. Il premier ha coperto in tv 301’. Il capo del governo giallorosso ha preferito così, meglio zittirsi, finchè è stato possibile, visto e pesato il campo della disputa elettorale. Salvini davanti a tutti, stracciandoli ancora gli avversari politici, per quanto riguarda il totale Tg più Talk. Come punti di riferimento sette reti generaliste, Rai, Mediaset, La7. Il grande capo leghista dilagante anche in questo caso, con 676’ in televisione durante la campagna per le elezioni regionali e i ballottaggi delle comunali.

Doppiati tutti gli avversari: Conte 301’, Renzi 297’, Di Maio 276’, Azzolina 248’. Come dispersi gli altri, Calenda, Zingaretti, Meloni, Sileri, Sgarbi. I dati Agcom riguardano il periodo 6 agosto-10 settembre. Dati difficili da codificare, comunque un utilissimo elenco dei venti politici che più parlano sia nei telegiornali sia nei programmi. Tabelle che danno la possibilità di cosa funzioni o cosa no nel pluralismo in Italia. Anche se poi Agcom evita di applicare sanzioni. Le ultime rilevazioni, quelle relative alla campagna elettorale e referendaria, sono giunte parcellizzate sia cronologicamente sia nei contenuti. La par condicio resta spesso sulla carta, comunque poco applicata. E stupisce la presenza ai vertici dei capi di praticamente inesistenti, fantasmi.

Renzi e Calenda per dirne due, presenze leggere nelle urne. Calenda soprattutto, nonostante le quattro ore di video che La7 gli ha dedicato. A Salvini hanno garantito spazio i tg della Rai, dove pure primeggia Conte. Anche Mentana ha concesso largo spazio al capo leghista, dove ha primeggiato però Zingaretti. Su La7 Salvini ha battuto il premier, laddove sta dietro sia a Conte a Zingaretti e Di Maio nei tg Mediaset. Le reti del Biscione hanno dato vita a un vero e proprio inganno nei programmi informativi, tra agosto e settembre. Salvini si è rifatto con gli interessi, infischiandosene di qualsiasi par condicio, grazie alle complicità delle testate. Sulle reti di Arcore, con Meloni e Sgarbi parla quasi quanto tutti gli altri sette di una top ten in cui ci sono solo tre rappresentanti della maggioranza. Compreso Conte.

Su La7, poi, Salvini realizza un autentico exploit. Realizza circa la metà della sua presenza totale in video. I talk della rete risultano completamente al servizio della parola dell’ex ministro degli Interni. Oltre cinque ore di parlato. Dietro di lui, ancora un esponente dell’opposizione, il già citato Calenda. Quasi quattro di parlato, per lui. L’analisi dei dati mette in evidenza la falsa prospettiva dell’uomo solo a comando. Sull’altro fronte, il folto gruppo di leader e leaderini che parlano voci diverse, divise. Nella pletora di numeri e di nomi di questo pluralismo all’italiana sbucano altre gustose, significative curiosità.

Il tempo che il Tg4 concede a Rizzo o alla Moretti, più di Salvini, Conte e Di Maio; il silenzio che il tg de La7 impone al presidente Mattarella; il passionale interesse di Rete4 per Salvini e Sgarbi, e mai una volta che toccasse a un altro, Meloni a parte. Il singolare pluralismo della tv in Italia. Invadenza salviniana in televisione ha dato in definitiva questo risultato. Chiaro, netto, preciso: dimezzati i voti delle Europee, Salvini battuto ovunque, dalla Lombardia alla Sicilia. Solo sconfitte, la Lega bastonata nella patria di Alberto da Giussano. Il Carroccio scricchiolante, al Sud mai riesce a sfondare.

Franco Esposito