Il reddito di cittadinanza "sudista" lascia fuori in effetti più di un milione di poveri delle regioni del Nord. Risiedono in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Emilia-Romagna. 1,2 milioni di persone, migliaia di famiglie con gli stessi requisiti di reddito che, se abitassero al Sud, avrebbero diritto al sussidio. L’Istat però non li considera sotto la soglia di povertà, nella condizione cioè di povertà. Questo squilibrio nei criteri d’accesso al reddito di cittadinanza è l’oggetto di un articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera. Le soglie di povertà, spiega Fubini, cambiano a seconda del costo della vita area per area del Paese. I requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza no, sono uguali per tutti da Merano a Messina. Un esempio. "Una famiglia con due figli minori in un grande centro urbano del Mezzogiorno per l’Istat è povera se non raggiunge un reddito disponibile di 1351 euro al mese. In una città del Nord si è in povertà assoluta anche a 1720 euro al mese. Centinaia di famiglie del Nord, con redditi che non garantiscono una sopravvivenza dignitosa, hanno entrate troppo alte per accedere al principale programma del Paese di contrasto alla povertà". Peraltro, non sei considerato abbastanza povero per il reddito di cittadinanza in un contesto economico dove beni e servizi costano di più. E dove è quindi più facile scivolare nell’indigenza. Un circolo vizioso, complicato da una statistica malintesa. Alla fine una discriminazione.