Oggi il giudice sportivo emetterà la prima sentenza su Juventus-Napoli non giocata. Mi aspetto il 3-0 "a tavolino" per la Juve. In prima battuta, l’orgogliosa autonomia del calcio non può fare diversamente. Ho scritto, tempo fa, che "il 3-0 alla Juventus sarebbe un atto dovuto (del calcio) per proseguire in omaggio al Protocollo Figc. Negandolo, il campionato si consegna a ogni Asl (come nel caso del Napoli) col rischio del caos. Ma il 3-0 non danneggerebbe solo il Napoli, bensì tutte le squadre che contendono lo scudetto alla formazione bianconera".

Il presidente della Juve Andrea Agnelli nello scambio di messaggi con De Laurentiis, all’invito del presidente del Napoli di considerare il rinvio della partita, rispose seccamente: "Noi ci atteniamo ai regolamenti". Posizione sicuramente arrogante, ma evidentemente sostenuta da fonti qualificate che assicuravano il 3-0 a tavolino. Nella bagarre che seguì alla mancata partita, il presidente Figc Gravina dichiarò: "Chi sbaglia pagherà". Messaggio poco criptato indirizzato al Napoli.

È seguito il pensiero profondo di Enrico Preziosi, presidente del Genoa massimo focolaio calcistico di Covid-19: "È un brutto precedente. Qualsiasi società che interpella le Asl locali chiedendo cosa fare, magari si sentirà rispondere di non fare la trasferta. E questo metterà a rischio il campionato. De Laurentiis ha contattato l’Asl, non viceversa. Non voleva giocare, forse. Noi siamo presidenti e siamo solidali, però è evidente che noi non abbiamo interpellato l’Asl".

Preziosi insinua disinvoltamente un "accordo" fra l’Asl di Napoli e De Laurentiis che la dinamica della vigilia di Juventus-Napoli smentisce. Il silenzio di tutti gli altri presidenti, la maggioranza dei quali va verso la bancarotta come evidenziato dagli ultimi pesanti bilanci in rosso dei club maggiori, fa pensare a un fronte unico contro il Napoli. Perché il Napoli, a questo punto, è ritenuto la pecora nera del campionato italiano. Anche i media, carta e televisione, qualcuno con un ipocrita equilibrismo, appaiono favorevoli alla condanna del Napoli che avrebbe "tirato il Covid per la giacchetta".

Passa soprattutto questo messaggio: l’appoggio di De Laurentiis a De Luca nelle recenti elezioni regionali avrebbe garantito al presidente del Napoli la "combine" con le Asl napoletane per non giocare a Torino (senza Zielinski, Elmas e Insigne). Il settimanale "L’Espresso" non ha dubbi e titola: "Così De Laurentiis è stato salvato da De Luca". Però non mancano le contraddizioni nei documenti esibiti nell’articolo. Il Napoli è solo come sempre, incapace di inserirsi nei Palazzi che contano protestando e sparigliando le carte di "quelli che comandano" anziché accettare compromessi e sudditanze varie sotto forma di finte alleanze nelle quali sarà sempre il più forte a dettare le condizioni.

La giustizia sportiva farà il suo corso autonomo, poi la giustizia ordinaria (Tar) cui si rivolgerà il Napoli ribalterà tutto. Basterebbe il passaggio inserito nel Protocollo concordato da Figc e Comitato tecnico scientifico in cui si dice che si deve giocare "fatti salvi i provvedimenti delle autorità statali e locali". Il calcio italiano incapace di governarsi da solo con lealtà e buonsenso, al di là di regole spesso superate, farà la fine di sempre, sbugiardato e messo al muro delle sue prepotenze e dei suoi trucchi prima e dopo Calciopoli. Il calcio è la quinta/sesta azienda del Paese con un fatturato di 5 miliardi, un contributo fiscale di 1,2 miliardi, un debito complessivo di 4,2 miliardi.

Complice il Covid, dopo la dissennata gestione, l’azienda è a forte rischio. È per questo, per non arrivare al collasso, che c’è una sostenuta e legittima battaglia per salvare il campionato, a tutti i costi, punendo chi disturba (il Napoli). È lo stesso calcio che si è consegnato totalmente alle pay-tv che ne garantiscono la sopravvivenza col miliardo e passa di euro a stagione di diritti televisivi, un calcio che non si sa gestire e non sa vendere il suo prodotto sulla cui qualità incide zero e che ora aspetta i soldoni dei fondi di investimento (1,5 miliardi l’anno) per tenersi a galla. Questo calcio fasullo e indebitato deve andare avanti e il Napoli, accusato di averlo messo a rischio, va punito.

Mimmo Carratelli