Vi ricordate la vicenda legata alla costruzione di un edificio da adibire a Cancelleria Consolare dell’ambasciata italiana a Montevideo con la relativa gara d’appalto indetta in primavera in piena pandemia? Bene. Tanto rumore per nulla potremmo dire dato che l’ambasciata stessa ha comunicato nei giorni scorsi che non è stato individuato nessun aggiudicatario per l’affidamento dei lavori di realizzazione. Facendo un rapido riassunto, questo giornale si era dichiarato sì contrario al progetto, ma solamente per una questione temporale: il milione e piú di euro destinato all’edificazione poteva (e può) essere destinato in primis alla lotta contro il Covid-19, spiegando inoltre che comunque più che una nuova area c’era bisogno magari di più personale pronto a soddisfare le esigenze della collettività. Insomma, avevamo portato all’attenzione dell’opinione pubblica la necessità di dare la precedenza ai problemi legati al virus.

Ecco, invece, questa che possiamo catalogare come una vera e propria doccia fredda. Ma a questo punto la domanda nasce spontanea: come mai nessuna società è stata ritenuta idonea alla costruzione di questa nuova area consolare? Possibile che a Montevideo non esistano architetti e ingegneri pronti a dare manforte alla richiesta dell’ambasciata? Davvero una vicenda molto strana, anche perché sul piatto erano stati messi bei soldini, non proprio spiccioli. Ci piacerebbe conoscere, a questo punto, i motivi che hanno spinto il responsabile unico del procedimento, il primo segretario Alessandro Costa, a mettere nero su bianco che al momento il progetto in pratica è fermo....

Siamo stati spesso critici con l’ambasciata, ma questa volta pensiamo abbia lavorato al meglio e per il bene della comunità se nella sostanza non ha trovato alcuna ditta di costruzione in grado di garantire la buona riuscita del progetto. Insomma, non sono stati fatti regali o concessioni a chicchessia. Lo ripetiamo ancora una volta: ‘La Gente d’Italia’ si è detta, in tempi non sospetti, contraria all’opera solo per la tempistica e non per l’opera in sé, spiegando che saremmo stati comunque molto attenti a tutta l’evoluzione del caso. Ecco, pensiamo che forse il nostro essere ‘cani da guardia’ per il bene comune abbia potuto in qualche modo ‘scoraggiare’ chi pensava solamente a una mera operazione di business o magari di speculazione. Avere gli occhi puntati addosso forse a qualcuno non andava giù. Ecco, questa è probabilmente la funzione più importante che ha la stampa: vigilare sul territorio affinché tutto si possa fare alla luce del sole. E forse, quando per mesi abbiamo scritto che non erano questi i tempi per un’operazione del genere, non avevamo tutti i torti. O no?

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