Il Cartier-Bresson italiano compie novant’anni: Gianni Berengo Gardin ha alle spalle oltre 250 pubblicazioni di libri e 300 mostre individuali. Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentato le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award con la mostra "Come in uno specchio" con i testi di 24 autori tra i quali Mimmo Paladino, Carlo Verdone, Marco Bellocchio, Alina Marrazzi. La casa editrice Contrasto ha pubblicato nel 2014 "Il libro dei libri" che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia. I suoi principali lavori sono "Manicomi" del 2015, "Venezia e le grandi navi" sempre nello stesso anno, "Vera fotografia" nel 2016 e "La più gioconda veduta del mondo" nel 2019.

Già nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell'Elysée a Losanna e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all'Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York. Nel febbraio 2005 la Fondazione Forma per la Fotografia ha presentato una sua grande retrospettiva alla Maison Européenne de la photographie di Parigi e nel luglio dello stesso anno ha iniziato la sua attività espositiva con una sua personale a Milano. Nell'autunno del 2008 è stata allestita una personale a Palazzo Pichi Sforza di Sansepolcro. Il 17 agosto 2009 è stata inaugurata a Porretta Terme la mostra fotografica "La Porrettana in cinque amici". Le immagini ritraggono la prima strada ferrata che attraversò l'Appennino collegando Bologna con Pistoia com'è oggi, soffermandosi lungamente sui luoghi che la linea attraversa e sulle persone che vivono in quei territori.

La sua retrospettiva "Storie di un fotografo" tra 2013 e 2014 ha toccato le città di Venezia, Milano, Verona e Genova. Nel 2016 la mostra "Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri", al PalaExpo di Roma, ne ha ripercorso la lunga carriera attraverso i principali reportage con oltre 250 fotografie. Nel 2017 a Pistoia per il festival "Dialoghi sull'uomo" è stata inaugurata la mostra fotografica "In festa: viaggio nella cultura popolare italiana". L’esposizione ha riunito per la prima volta 60 fotografie in bianco e nero realizzate tra il 1957 e il 2009, molte delle quali inedite, dedicate alla cultura popolare italiana. Una mostra che diviene il racconto di un’Italia "in festa", dove ognuno celebra la propria cultura e la propria storia con riti vecchi e nuovi: un affascinante mondo popolato di bambini, di zingari, di anziane o giovani signore vestite per la festa e di danzatori di ogni età.

"Caro Gianni, come in uno specchio… Quanto lontana sembra questa tua fotografia dall'enigma di Bergman": inizia così il commento di Mimmo Paladino all'immagine probabilmente più iconica del maestro della fotografia intitolata "In Vaporetto", scattata a Venezia nel 1960. E specifica che "è una fotografia che nella nebbia, con un sapiente gioco di specchi, cerca di catturare un raggio di sole". Attraverso un gioco di luci e ombre, di riflessi e rimandi continui tra l'occhio del fotografo e la realtà immortalata dalla sua Leica, le fotografie di Gianni Berengo Gardin hanno raccontato tutto il Novecento e l’inizio nel nuovo secolo. Si deve a lui la visione che abbiamo di luoghi e città conosciuti. Non è mai stato un fotografo esotico, ha preferito esplorare l’intimità delle città e dei luoghi e i volti di chi li popolano.

La sua è stata una vita non certo avventurosa, come racconta in "In parole povere", l’autobiografia raccolta dalla figlia Susanna Berengo Gardin e pubblicata da Contrasto. Anche se è nato in Liguria, la sua città è stata principalmente Venezia, nonostante una parte importante della sua vita l’ha trascorsa a Milano. Il libro racconta l’inizio da fotografo nei circoli locali di quegli anni, le amicizie con Bepi Bruno e Paolo Monti, il passaggio dal dilettantismo del fotografo amatoriale al professionismo. Ci sono le immagini dei suoi amici e colleghi, i punti salienti della sua carriera, gli anni Sessanta e l’attualità. Esiste anche una biografia fotografica realizzata da Silvana Turzio, "Gianni Berengo Gardin" pubblicata da Bruno Mondadori che ripercorre la sua carriera. E ciò che conta è che Berengo Gardin continua a scattare immagini.

Marco Ferrari