La notizia, trapelata da Bruxelles, sui tempi per il "Recovery Fund" che si allungano (i soldi, se tutto va bene, potrebbero arrivare in Italia per la seconda metà del 2021) ha dato fiato a quanti, da giorni, si stanno battendo per l'attivazione del "fondo salvastati". Tutto questo proprio mentre la relazione sulla politica economica dell'Eurozona per il 2020 - di cui il Pandemic Support del Mes è parte integrante - incassa (complice il no del Ppe) la sonora bocciatura del Parlamento europeo. A Roma, tuttavia, Pd, Iv, Fi e il resto dei partiti che si sono schierati a favore dell’attivazione del prestito Ue per la sanità (confluendo nell’intergruppo parlamentare "Mes Subito"), non si rassegnano e partono al contrattacco. Se sul Mes "il premier confermerà quanto detto domenica, dirà no a 27 miliardi per la sanità nazionale presente e futura" e questa "è una responsabilità molto grave" ammonisce Silvia Fregolent, deputata di Italia viva, puntando il dito contro il premier Conte. Ma "il Mes non è affatto un capitolo chiuso. E' stato fatto un accordo di maggioranza che prevede la presentazione di un piano nazionale per il potenziamento del sistema sanitario e poi una discussione in Aula. Il Parlamento deciderà in un senso o nell'altro" rilancia il capogruppo dem Democratico alla Camera, Graziano Delrio. "Bisogna subito rafforzare il trasporto pubblico, aumentare le corse anche utilizzando aziende private. I soldi ci sono, prendiamo le risorse del Mes" rimarca, su Facebook, Antonio Tajani vicepresidente di Forza Italia. "Bisogna subito chiedere i fondi, il Paese è in emergenza" accorre a dargli manforte la collega di partito, Vincenza Labriola deputata azzurra. "Bene Pd e Iv che vogliono il Mes... ma è ora di chiederlo o vogliamo che la drammatica, incredibile incapacità riformatrice del Conte 2 prosegua a danno del Paese?", dichiara Valerio Federico, tesoriere di Più Europa. Insomma: il solito affondo che però incassa l’ennesimo altolà dei 5Stelle che di "salvastati", all'unisono con Lega, FdI e LeU, proprio non voglio sentir parlare. "Le nostre obiezioni non sono ideologiche ma strettamente tecniche e finanziarie" è la replica del senatore del Movimento Ettore Licheri. Non possiamo "legarci mani e piedi ai meccanismi di un pericoloso relitto tecnico-intergovernativo di una Europa che non dovrà più tornare ad esistere" argomenta ancora. "Nessuno in Europa vuole il Mes: cerchiamo di essere tutti più responsabili ponderando bene tutto ciò che rischiamo di lasciare in eredità ai nostri figli" conclude l'esponente pentastellato. Il Mes? "Ai Paesi europei serve ben altro: non è certamente un caso se nessuno Stato membro lo ha finora attivato" sbotta Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare grillino e vicepresidente del Parlamento Ue. Infine Laura Castelli, storica big del M5S, viceministro dell’Economia, secondo cui il fondo è "inadeguato antistorico e non conveniente". Morale della favola: il tempo passa e il braccio di ferro continua.